Salento, Trevisi su Consorzi di bonifica

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“Ingiusto che siano i cittadini a pagare un debito accumulato negli anni”

antonio trevisiLECCE – Migliaia di cartelle con ingiunzioni di pagamento del tributo “630” stanno arrivando ai cittadini salentini da parte dell’agenzia che si occupa della riscossione dei tributi per i consorzi di bonifica “Arneo” e “Ugento-Li Foggi”. A creare ulteriori disagi la chiusura della sede distaccata dei consorzi di Bonifica sulla via per San Cataldo, con il risultato che tutti i residenti nell’area settentrionale della provincia sono costretti a recarsi a Ugento anche solo per avere semplici informazioni.

Chiede una nuova e più equa ridistribuzione tariffaria del tributo il consigliere del M5S Antonio Trevisi. “La tassa del Consorzio di Bonifica – dichiara – è iniqua, penalizzante e nemmeno giustificata dagli interventi messi in campo sul territorio. Alla luce dei fatti – continua – serve una forte revisione del Piano di classifica, senza venir meno agli interventi necessari per la messa in sicurezza idraulica. I consorzi hanno un debito milionario che si è accumulato negli anni e non è giusto che a pagare siano i cittadini che si sono anche visti ridurre all’osso i servizi erogati. L’aspettativa che il mondo politico individuasse col tempo una soluzione bonaria ha trasformato una situazione già fortemente complessa in una vicenda intricata che ad oggi rischia di degenerare da un momento all’altro”.
La Regione Puglia – continua Trevisi – si faccia carico di far fronte ad alcune spese, in quanto i commissari degli ultimi anni hanno messo mano alle tabelle millesimali, rifatto i conteggi, redistribuito le responsabilità economiche e presentato i piani di riparto. Si è ancora in tempo a correggere queste storture, serve solo la volontà di trovare soluzioni più eque e più equilibrate sul territorio dell’intero comprensorio consortile. La suddivisione dell’area vasta in un numero minore di “Unità Idrografiche Omogenee” potrebbe consentire una migliore distribuzione degli importi senza danneggiare la potenzialità degli investimenti. Così come una modifica puntuale dei “criteri regionali” potrebbe concorrere a tale finalità. Altrimenti non si comprende – conclude – come i risparmi di sistema derivanti dall’accorpamento dei Consorzi anzichè portare ad una maggiore capacità d’intervento abbiano come risultato un ulteriore salasso per i posserssori di terreni agricoli”.