Trevisi (M5S): “Ecosistema a rischio. Più controlli per risalire ai responsabili”
LECCE – “Sono sempre di più le segnalazioni della presenza di catrame sulle spiagge salentine dell’Adriatico. Il rischio di danneggiare un ecosistema già messo a dura prova è enorme, per questo è necessario attuare gli opportuni controlli per risalire ai responsabili di questo scempio”. Lo dichiara il consigliere del M5S Antonio Trevisi in seguito alle numerose denunce fatte in questi giorni dai bagnanti sulla presenza di catrame soprattutto lungo il tratto che va dalle spiagge di Casalabate sino all’area marina protetta delle Cesine.
“Il catrame – continua il pentastellato – probabilmente viene sversato in modo illegale da petroliere di ritorno che hanno scaricato il loro carico di greggio nelle raffinerie del Nord Italia. Non si può parlare di semplici incidenti ma si tratta di eventi dolosi che vanno in ogni modo contrastati. Eventi simili purtroppo si verificano ogni estate e spesso restano senza colpevoli perché non si riesce a risalire alla nave che ha causato il danno. Il mare Adriatico è un mare chiuso – spiega Trevisi – poco profondo e con un basso livello di ricambio acqua, per questo è enormemente delicato. Andrebbe salvaguardato e invece diventa sempre di più una discarica nel mare”.
Diversi i fattori di rischio secondo il consigliere pentastellato: petroliere che vanno e vengono dalle raffinerie e dalle piattaforme, navi per il trasporto del gas liquido verso i rigassificatori, navi cisterna ferme e collegate ai vari pozzi di petrolio per lo stoccaggio temporaneo, piattaforme da schivare, navi mercantili, ecc.
“Il governo negli ultimi anni ha sempre cercato di avvantaggiare petrolieri e multinazionali delle fonti fossili come con l’ultimo decreto ministeriale sulle trivelle del 9 agosto scorso in cui si escludono le regioni da ogni decisione – aggiunge il consigliere cinquestelle – e nel frattempo le nostre spiagge vengono invase dal catrame. Il lavaggio delle petroliere in mare è illegale, purtroppo però risulta più conveniente lavare le stive a mare, anziché aspettare nei porti il proprio turno per eseguire queste operazioni in condizioni di sicurezza. A questo bisogna aggiungere che anche nei porti, compresi quelli italiani, le strutture riservate alle operazioni di lavaggio delle stive e di prelievo delle acque oleose, ammesso che siano in funzione, non sempre sono adeguate al ritmo degli attracchi”.
La richiesta di Trevisi alla Giunta regionale è di mettere in atto azioni concrete per monitorare la situazione in mare e nei porti e risalire all’origine degli sversamenti. “Le regole severe esistono – conclude – e bisogna farle applicare, al contrario di quanto succede oggi”.