Lecce, al Teatro Piasiello “Amore”

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amore paolo galletta

Appuntamento al Teatro Piasiello venerdì 12 gennaio

LECCE – A Lecce, per la Stagione teatrale del Comune di Lecce-Teatro Pubblico Pugliese, al Teatro Paisiello in fuori abbonamento e in esclusiva regionale, venerdì 12 gennaio, ore 21.00 in scena “Amore”, di Spiro Scimone, Premio Ubu 2016 – “miglior novità italiana o progetto drammaturgico”, Premio Ubu 2016 – “miglior allestimento scenico”, candidatura Premio Ubu 2016 – “miglior spettacolo”. In scena due coppie – il vecchietto e la vecchietta, il comandante e il pompiere – che si muovono tra le tombe di un simbolico cimitero rappresentando le tenere e insieme crudeli attività del quotidiano, a partire dai più semplici gesti familiari. La scena di Lino Fiorito è composta da due tombe, a due piazze. Il tempo è sospeso e, forse, stanno tutti prendendo parte all’ultimo giorno della loro vita. Entrambe le coppie si abbandonano al flusso delle memorie, creando un universo parallelo abitato da frammenti di vita in comune, rimpianti, giocose affettuosità, dimenticanze e amari sorrisi. Quattro vite al tramonto alla prova del tempo e dei ricordi, che non tornano più. E l’Amore è una condizione estrema e, forse, eterna. Con Amore, la compagnia Scimone Sframeli prosegue sul percorso drammaturgico ai bordi dell’umanità, all’interno di non luoghi, dove i personaggi non hanno nome e sono “tutti vecchietti”. Un altro tassello della loro ricerca “verso l’essenza del teatro, non perdendo mai il legame fra gli attori, il testo e il pubblico”.

AMORE

di Spiro Scimone / realizzazione scena Nino Zuccaro / scena Lino Fiorito / scena Lino Fiorito / scena Lino Fiorito

con Francesco Sframeli, Spiro Scimone Gianluca Cesale, Giulia Weber

regia FRANCESCO SFRAMELI

Queste due coppie sono vicine alla morte, ma con leggerezza infantile parlano di quello che hanno provato da giovani e di ciò che forse non è ancora perduto. Alla fine di tutto, il senso della vita si può trovare solo nell’amore. Quando scrivo cerco di immaginare a quali corpi e movimenti saranno destinate quelle parole. Non inseguo le facili provocazioni ma solo il teatro, nella sua verità e semplicità, attraverso un fondamentale lavoro di squadra. (Spiro Scimone)

Cerco sempre di esaltare la leggerezza e il lavoro incessante dell’attore, nello scambio con gli altri tre interpreti, attraverso i quali si mette in scena la vita e la morte. Infatti più che un regista mi sento un ‘distillatore’. Il teatro è come fare l’amore: se doni te stesso totalmente, è un’esperienza bellissima. (Francesco Sframeli)

Il luogo è estremo : una tomba. I personaggi, « tutti vecchietti », è detto all’inizio. Un uomo anziano e la sua donna : la vitalità (in)congrua di quest’ultima cerca di ridar corpo ai resti sentimentali di una folle vita passata che il tempo ha trasformato in regressione verso un infantilismo esacerbato. Poi due uomini, un pompiere e il comandante, che si rimproverano l’un l’altro per le incomprensioni fin lì vissute. Dire questo per dire l’amore, l’amore che per forza di cose finisce col descrivere situazioni sessuali sottintese : niente è chiaro ma tutto è detto nello spessore combinato delle parole e delle risposte incessantemente ripetute e ridette, martellate come nella reiterazione di una litania angosciante. Niente è detto ma tutto è chiaro : parole dette in sordina, solo metafore, per non dire quel poco che ci sarebbe da dire, il tutto da non dire simile alla radice stessa del luogo culturale di Spiro Scimone. Un tempo defunto e uno spazio da fine di partita : il mondo è ridotto a un minimo in cui trionfa l’ovvio, inchiodato alla truculenza reiterata, come una sequela poetica visceralmente comica. Tutto ciò si iscrive perfettamente nella continuità di un antico retaggio comico in Sicilia, comicità dei poveri che attraversa tutta quanta l’area mediterranea, la comicità di Giufà, che mette assieme doppiezza, idiozia e saggezza ; una logica dell’assurdo che risuona oggi come inventario di tutti i luoghi.