Spettacolo a cura dell’Art Studio Ballet
LECCE – Grande successo per “Arte in movimento”, spettacolo a cura dell’Art Studio Ballet di Daniela Zlavog, andato in scena lunedì 18 giugno scorso sul palco del Teatro Apollo di Lecce.
Un susseguirsi di momenti di danza di alto livello, in cui si sono esibite circa cinquanta allieve della scuola di danza, dando mostra del loro talento e del duro lavoro svolto nell’arco dell’anno di attività.
Al centro dell’evento, l’arte del Novecento con tutti i suoi movimenti e i suoi protagonisti. Un vero e proprio viaggio nel passato in cui arte e danza si sono fuse perfettamente, con il sottofondo della voce narrante di Mariela Cafazzo recintante i testi di Davide Morgagni. Le ballerine, dai quattro anni in poi, hanno interpretato coreografie firmate dalla direttrice artistica Daniela Zlavog, Chiara Greco, Stefano Tacconi, Eleonora Ruocci e Mariella Rinaldi, con la partecipazione straordinaria dei ballerini professionisti Valentina Sciurti e Filippo Nestola. Balletti coinvolgenti, dai ritmi assortiti e varianti, eseguiti sulle musiche di grandi compositori, tra cui Giuseppe Verdi, Ezio Bosso e Fryderyk Chopin, e accompagnati sullo sfondo dalle scenografie suggestive realizzate dalla Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, che, sotto la guida di Dora De Siati, ha curato con grande maestria e professionalità anche i costumi dei ballerini.
“L’arte è tutto ciò che ci circonda, sulla quale sono stati scritti libri, poesie, enciclopedie. Nel suo significato più ampio essa comprende ogni aspetto dell’esistenza umana. Da queste qualità innate l’arte ha saputo coinvolge emotivamente l’uomo trasmettendogli profondi messaggi, indubbiamente però, la sua qualità più riconosciuta è la libertà. La libertà di esprimere le proprie opinioni, i propri sentimenti e i pensieri nascosti dell’artista nell’ambito sociale, culturale, etico o religioso del suo periodo storico.” Così Daniela Zaglov esprime il senso dell’evento.
“Attraverso la danza abbiamo cercato di estrapolare al meglio l’essere di ogni dipinto che abbiamo voluto omaggiare non riproducendo ciò che è visibile ma ciò che non sempre lo è, dall’astrattismo di Kandinskij all‘espressionismo di Van Gogh, dal Romanticismo di Géricault all’Impressionismo di Monet.”