Bottalico: “Un progetto unico nel suo genere per ricucire la relazione tra minore deviante e società”
BARI – Sono stati consegnati questa mattina, a Palazzo di Città, gli attestati di partecipazione del corso per Operatori della vigilanza non armata ai ragazzi ospiti della comunità educativa minorile “Chiccolino” per minori entrati nel circuito penale.
Otto di loro hanno partecipato a una formazione di 40 ore da marzo fino a fine giugno, diventando così operatori di vigilanza. Il progetto, il primo di questo genere, ha tentato di ricucire la relazione tra il minore deviante e la società attraverso il graduale passaggio dalla condizione di minore socialmente pericoloso a quello di minore controllore e tutore della sicurezza. Obiettivo della formazione è stata la ricerca di soluzioni pedagogiche concrete finalizzate a includere il minore deviante nel tessuto sociale di appartenenza, a cui in passato ha procurato un danno, integrandolo e rendendolo capace di contribuire al suo sviluppo e al suo miglioramento, attraverso i principi che trovano fondamento nella giustizia riparativa.
Il percorso formativo, nato da un’idea di Pietro Battipede, che ha curato il progetto, e promosso dal coordinatore della comunità Raffaele Diomede con la collaborazione dello psicologo della struttura Antonio Coco, ha inteso quindi rispondere alla richiesta di innovazione educativa e metodologica nell’ambito degli interventi in favore dei minori sottoposti a procedimenti penali in esecuzione e a misure di sicurezza. Il corso, infatti, è volto all’acquisizione di competenze professionali utili per entrare nel mercato del lavoro.
All’incontro con la stampa hanno partecipato l’assessora al Welfare Francesca Bottalico, gli ideatori del progetto Raffaele Diomede e Pietro Battipede, il presidente della cooperativa Occupazione e Solidarietà Giuseppe Moretti, il direttore del Centro per la Giustizia minorile di Puglia e Basilicata Giuseppe Centomani e il responsabile dell’Istituto di vigilanza privata Pelicanus Nicola Dambrosio.
“Oggi presentiamo i risultati sociali di un’azione – ha esordito Francesca Bottalico – unica nel suo genere, realizzata in rete tra assessorato al Welfare, Comunità educativa per minori coinvolti in circuiti penali, Centro giustizia minorile, privato sociale e professionisti volontari che ha visto protagonisti i ragazzi. Un intervento che si inserisce in un programma più ampio fatto di tante azioni quotidiane nell’ambito della legalità, del reinserimento e dell’inclusione sociale per la costruzione di una responsabilità diffusa. Perché non esistono ragazzi buoni o ragazzi cattivi, esistono storie, contesti sociali, e momenti di vita, spirali di violenza che necessitano di essere interrotte. In questa direzione il progetto ha investito sugli stessi ragazzi sulla loro capacità di resilienza scommettendo sulla possibilità di ricucire la relazione tra minore deviante e società. Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato al cammino formativo, sono tanti, e che hanno consentito ai ragazzi della comunità Chiccolino di intraprendere un percorso di reinserimento sociale. Intanto, nel periodo estivo, alcuni di questi ragazzi saranno impegnati nelle Unità di strada itineranti proprio nei luoghi di aggregazione giovanile, per promuovere momenti di contrasto alle dipendenze, e questo è un segnale importante”.
“Ciò che abbiamo capito in tutti questi anni di lavoro con i ragazzi è che da soli non si può andare da nessuna parte, soprattutto quando i minori partono da situazioni di svantaggio – ha continuato Giuseppe Centomani -. Ma questo vale anche per le istituzioni, perché hanno bisogno del supporto del privato sociale, dei servizi del Terzo settore, di imprenditori che abbiano voglia di mettersi in gioco. Per questo credo che questo progetto in particolare sia esemplare, in quanto vede coinvolti diversi attori e, soprattutto, ha reso protagonisti questi ragazzi di un percorso di crescita che gli ha consentito di guardare al loro territorio da una prospettiva opposta a quella che li ha portati in comunità. Hanno approfondito temi come l’attenzione, il decoro urbano, la cura nelle relazioni e, quindi, credo si siano realmente resi conto del disvalore di alcuni comportamenti. Spero venga replicato, anche in una logica risarcitoria rispetto al loro stesso contesto urbano”.
“Voglio sottolineare la nostra gratitudine agli esperti che hanno tenuto il corso di formazione perché lo hanno fatto con grande professionalità e a costo zero – ha concluso Raffaele Diomede -. Così come vorrei evidenziare l’esigenza di passare a un nuovo concetto per quanto riguarda il reinserimento di questi ragazzi, che è quello della responsabilità. Attraverso questo progetto abbiamo cercato di creare quello che lo psicologo statunitense Philip Zimbardo definiva l’eroe di tutti i giorni. Bene e male non sono due identità separate, perché una brava persona può ad un certo punto trovarsi dall’altra parte della barricata. E noi abbiamo voluto dimostrare che, nel gioco dei ruoli, questi ragazzi sarebbero stati in grado di tutelare un territorio, uno spazio. I ragazzi hanno accettato la sfida e l’hanno portata avanti con coraggio. Giorni fa il sindaco Decaro ha denunciato gli atti di vandalismo di alcuni ragazzi sul nuovo waterfront di San Girolamo. Ecco, vorrei lanciare una sfida: chiedo che l’amministrazione comunale possa chiamare i ragazzi di Chiccolino affinché si prendano cura di quegli spazi. Mi piacerebbe che, in un’ottica di giustizia ristorativa, fossero loro ad adottarlo e a dimostrare che tutti i giorni si può essere eroi, prendendosi cura del bene comune, parlando con i cittadini, sensibilizzando gli altri ad avere a cuore il nostro territorio. Oggi hanno anche il titolo per farlo. Mi auguro anche che alcuni imprenditori del territorio, come è già accaduto con alcuni ragazzi, possano offrire loro una possibilità concreta”.