Appuntamento per venerdì 20 luglio
BARLETTA – Si terrà venerdì 20 luglio, con inizio alle ore 21,00 nella Piazza d’Armi del Castello, la proiezione del film “AMARCORD”, celebre capolavoro di Federico Fellini. L’evento celebrativo è stato fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale, in collaborazione con la Cooperativa Sette Rue per festeggiare 30 anni della Rassegna “Castello Cinema”. L’ingresso è gratuito ed è possibile accedervi tramite invito da ritirare presso il Book Shop del Castello a partire da mercoledì 18 luglio (dalle ore 10:00 alle 19:15) per un massimo di due biglietti a persona.
Il film “AMARCORD” per motivi tecnici, sostituisce il “GATTOPARDO” precedentemente annunciato in conferenza stampa.
Il film “AMARCORD” celebre capolavoro di Federico Fellini.
(Italia-Francia/1974) di Federico Fellini (127′)
Regia: Federico Fellini. Sceneggiatura: Federico Fellini, Tonino Guerra. Fotografia: Giuseppe Rotunno. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Musica: Nino Rota. Scenografia e costumi: Danilo Donati. Interpreti: Bruno Zanin (Titta), Pupella Maggio (Miranda), Armando Brancia (Aurelio), Stefano Proietti (Oliva), Giuseppe Ianigro (nonno di Titta), Nandino Orfei (il “Pataca”), Ciccio Ingrassia (Teo), Carla Mora (Gina), Magali Noël (Gradisca), Luigi Rossi (l’avvocato), Maria Antonietta Beluzzi(tabaccaia), JosianeTanzilli (Volpina). Produzione: Franco Cristaldi per F.C./P.E.C.F.
Restauro realizzato da Cineteca di Bologna con il sostegno di yoox.com e il contributo del Comune di Rimini. In collaborazione con Cristaldifilm e Warner Bros.
Esattamente vent’anni dopo avere raccontato la storia di una fuga dalla provincia in I vitelloni, l’autore ritorna in quel piccolo mondo, ricostruendo gli ambienti della sua adolescenza a Cinecittà e a Ostia. La famiglia che vediamo rievocata nel film è quella dell’amico d’infanzia Titta Benzi e intorno a lui pullula un’umanità descritta con tinte sanguigne e linee grottesche (soprattutto i rappresentanti delle istituzioni, il clero e i gerarchi fascisti), con tenera sensualità (Gradisca) e un’ironia al tempo stesso affettuosa e graffiante. La vitalità delle figure che popolano il film (compresa l’emarginata ninfomane Volpina) cela una sotterranea, profonda malinconia. Il piccolo borgo romagnolo degli anni Trenta riassume una delle più penetranti immagini dell’Italia secondo Fellini: un piccolo mondo immaturo e conformista, succube di un regime becero e mistificatore, o tristemente impotente di fronte alle sue violenze.