A scuola bisogna insegnare Imprenditorialità, parola di due candidati al “Nobel”

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Da nord a sud, Armando Persico e Daniele Manni spiegano perché è importante che i giovani seguano un percorso sull’auto-imprenditorialità: sviluppa fiducia in sé, resilienza e speranza e ottimismo nel futuro

LECCE – Armando Persico insegna a Bergamo mentre Daniele Manni a Lecce, sono due docenti geograficamente molto distanti ma, sul piano didattico, è come se fossero gemelli. Entrambi rivolgono ai propri studenti le stesse lezioni e le stesse materie decisamente non convenzionali, non previste dagli ordinamenti ministeriali e, sarà un caso, oltre ad altri importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali, per la loro particolare didattica sono stati entrambi selezionati come candidati al Global Teacher Prize da un milione di dollari, meglio conosciuto come il Premio “Nobel” per l’insegnamento.

Da oltre dieci anni, i due prof, uno al nord e uno al sud, insegnano auto-imprenditorialità a giovani studenti sotto i 19 anni e, inclusi e correlati a questa disciplina, anche altri argomenti come creatività, innovazione e cambiamento. Incentivano i giovani ad ideare e realizzare concretamente micro imprese innovative, più conosciute come “startup”. Si parte dallo stimolo ad individuare in maniera partecipata e cooperativa quella che può essere l’idea “giusta” di un nuovo servizio, un nuovo prodotto o una nuova applicazione, attraverso l’attività di brainstorming, per poi, percorrendo tutti i passaggi utili, giungere alla reale realizzazione e immissione sul mercato del prodotto o servizio innovativo ideato completamente dai giovani. In questo processo empirico, vero, non una mera simulazione quindi, sono compresi anche importanti pratiche e concetti come il problem solving e l’accettazione e gestione del fallimento.

Perché lo fanno? Perché ci credono. E perché da oltre 10 anni riscontrano nei giovani che seguono la loro guida importanti e tangibili benefici formativi, a prescindere se decidono di intraprendere la carriera da imprenditore oppure no.

Quest’ultima considerazione è molto importante. Sono in molti, infatti, che ritengono, erroneamente, che l’obiettivo finale nell’insegnare “entrepreneurship” (imprenditorialità) sia quello di generare un esercito di giovanissimi imprenditori e startupper (che, tra l’altro, non sarebbe affatto male). Bene, non è così. Il fine ultimo che motiva e sprona docenti come Persico e Manni, è quello di offrire ai nostri giovani una “palestra” in cui potersi allenare, nel corso degli studi, a tutta una serie di attitudini, competenze e capacità. Sono quelle che vengono definite le “soft skills”. Parliamo, ad esempio, dell’abilità nell’affrontare e risolvere ogni genere di problema (problem solving), della capacità di adattarsi ai cambiamenti (resilienza), della resistenza allo stress e, soprattutto, della possibilità di sviluppare atteggiamenti positivi e propositivi come la fiducia in sé e nelle proprie capacità e di vedere e vivere il futuro con il fuoco della speranza sempre acceso. Peculiarità, queste, che facilitano ogni possibile impegno futuro, accademico o lavorativo, e che tutti lamentano essere manchevoli nelle nuove generazioni.

«L’Italia di oggi ha bisogno più che mai – dichiarano all’unisono Armando Persico e Daniele Manni – di giovani preparati ad affrontare le sfide attuali (che sono ben diverse da quelle del passato) e capaci di intraprendere percorsi formativi ed educativi che li porti verso un più sereno approccio alle nuove professioni all’orizzonte, alcune delle quali non siamo nemmeno in grado di immaginare. Ecco perché è importantissimo insegnare loro i concetti e le pratiche dell’imprenditorialità. Se altre nazioni europee (Paesi scandinavi, Germania, Olanda, Uk, ..) e molti Stati nel resto del mondo hanno inserito da tempo l’Educazione all’Imprenditorialità nei curricoli scolastici, un motivo ci dovrà pur essere.»

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Armando Persico è stato docente presso diversi Istituti bergamaschi ed ora lavora per Junior Achievement Italia per collaborare con tutta la Scuola italiana nell’introdurre l’Educazione all’Imprenditorialità. È un docente fiero, che si impegna a formare gli studenti in modo da avvicinarli il più possibile al mondo del lavoro e dell’imprenditorialità. Nel 2017 è risultato tra i 50 candidati al Global Teacher Prize e, nello stesso anno, tra i finalisti all’Italian Teacher Prize. Per due anni consecutivi, nel 2018 e nel 2019, è finalista agli GESS Education Awards, nella categoria “Innovation in Education”.

Daniele Manni insegna da 30 anni informatica e imprenditorialità presso l’Istituto “Galilei-Costa” di Lecce. Nel 2015 è risultato tra i 50 candidati al Global Teacher Prize, nel 2016 ha rappresentato l’innovazione didattica italiana presso il Convegno Internazionale di Utrecht promosso da Ashoka, nel 2017 è stato tra i finalisti all’Italian Teacher Prize, e nel 2018 tra i 12 finalisti al mondo agli “Innovation and Entrepreneurship Teaching Excellence Awards”.