A conclusione delle indagini preliminari, il Pm della Procura di Brindisi ha richiesto il rinvio a giudizio per i tre indagati e il Gip ha fissato l’udienza per il prossimo 11 luglio
BARI – In caso d’incidente stradale senza particolari conseguenze alle persone, tanto più se in un’arteria ad alto scorrimento e in un punto a rischio, i veicoli vanno rimossi al più presto dal centro della carreggiata, non dopo mezzora, per evitare pericoli per se stessi e per gli altri, come purtroppo è successo al povero Francesco Campanella. Sulla base di questa norma dettata dal Codice della Strada, oltre che dal buon senso, il dott. Raffaele Casto, Pubblico Ministero della Procura di Brindisi titolare del procedimento penale per omicidio stradale in concorso per la morte del 29enne di Monopoli, a conclusione delle indagini preliminari, ha chiesto il rinvio a giudizio di tutti e tre gli indagati, ossia i conducenti delle altre tre vetture convolte nel drammatico tamponamento a catena verificatosi domenica 22 luglio 2018 sulla Strada Statale 379 Egnazia e delle Terme di Torre Canne, che collega Brindisi a Bari, nel territorio di Ostuni. E il Gip, dott.ssa Stefania De Angelis, in relazione alla richiesta, ha fissato l’udienza preliminare per l’11 luglio 2019, alle 10, presso il palazzo di Giustizia di via Lanzillotti: un processo da cui si aspettano finalmente giustizia i familiari del giovane che, attraverso il consulente personale e responsabile della sede di Bari Sabino De Benedictis, si sono affidati a Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.
Il terribile schianto si verifica di primo mattino, in fasi diverse e interessando quattro veicoli che procedono tutti in direzione Bari, all’altezza del Km 22.900, presso lo svincolo per Torre Merlata. Stando alla ricostruzione della Polizia Stradale di Brindisi, dapprima una Renault Clio con a bordo due giovani di Bari, S. G., oggi 22 anni, il conducente, e un 25enne, esce di strada finendo contro il guardrail. A ruota sopraggiunge un’altra Clio condotta da S. U., 51 anni, di Taviano (con a bordo altre due persone) il quale, vedendo la macchina incidentata davanti a sé, frena, ma la sua auto viene tamponata da una Hyundai guidata da A. A. A., 22 anni, di Valenzano, che trasporta altri tre coetanei e dello stesso paese e che non si accorge in tempo del rallentamento. Purtroppo il destino vuole che Campanella, trenta minuti dopo, verso le 7.10, si trovi a passare proprio in quel punto con la sua Nissan Micra: il giovane fisioterapista, studente del corso di laurea in Fisioterapia al Polo Universitario di Brindisi, come si evince dai tabulati della scatola nera della sua utilitaria, procede rispettando il limite di velocità, che in quel tratto di strada è di 110 km/h, ma non si avvede degli ostacoli che si parano improvvisamente davanti a lui e a sua volta tampona violentemente la Hyundai riportando politraumi gravissimi: trasportato in condizioni disperate, in codice rosso, all’ospedale Perrino, dopo un giorno di agonia, il 23 luglio, spira, gettando nella disperazione i suoi cari.
La Procura di Brindisi, in seguito al decesso, ha aperto un fascicolo convalidando il sequestro dei mezzi e il Sostituto Procuratore, dott. Casto, ha iscritto nel registro degli indagati per il reato di “omicidio stradale in cooperazione” tutti e tre gli altri conducenti, per appurare se sussistessero responsabilità da parte di terzi nella causazione del drammatico incidente. Il riferimento era per l’appunto al fatto che, nonostante la posizione pericolosa nella quale le vetture erano ferme sulla strada, e non essendoci stati feriti (A.A.A. è finita all’ospedale con lesioni anche serie ma in seguito all’ultimo, fatale tamponamento), per lungo tempo i veicoli non erano stati rimossi né sarebbe stata predisposta un’adeguata segnalazione per avvisare della presenza dell’ostacolo, come avevano lamentato fin da subito i familiari della vittima che, per fare piena luce sui fatti, si sono rivolti a Studio 3A.
Ebbene, sulla scorta degli atti acquisiti, in primis il rapporto e gli accertamenti suppletivi effettuati dagli agenti della Polizia, oltre alle testimonianze raccolte, a conclusione delle indagini preliminari il Pm ha anche ritenuto di chiedere il rinvio a giudizio dei tre automobilisti, contestando loro la “colpa consistita in imprudenza, negligenza e violazione delle norme della disciplina stradale”, con particolare riferimento all’art. 189, commi 2 e 3, che recita: “le persone coinvolte in un incidente devono porre in atto ogni misura idonea a salvaguardare la sicurezza della circolazione” e “ove dall’incidente siano derivati danni alle sole cose, i conducenti e ogni altro utente della strada coinvolto devono inoltre evitare intralcio alla circolazione, secondo le disposizioni dell’art. 61”, secondo cui, primo comma, “nel caso di ingombro della carreggiata per avaria del veicolo, per caduta del carico o per qualsiasi altra causa, il conducente, al fine di evitare ogni pericolo per il traffico sopraggiungente, deve sollecitamente rendere libero per quanto possibile il transito provvedendo a rimuovere l’ingombro e a spingere il veicolo fuori dalla carreggiata o, se ciò non è possibile, a collocarlo sul margine destra della carreggiata stessa parallelamente all’asse di essa”. Invece, conclude il Pubblico Ministero, i tre indagati, “pur avendo avuto circa mezzora di tempo, non rimuovevano dal centro della corsia l’autovettura Hyundai”, contro la quale si sarebbero infranti per sempre i sogni, le speranze e la via di Francesco.