Presentato il Piano Operativo Triennale del Porto di Taranto

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TARANTO – Il “porto adattivo” è l’immagine che meglio rappresenta il futuro dello scalo ionico, un’infrastruttura resiliente, in grado di interagire con la città e con il percorso di transizione avviato dall’amministrazione Melucci.

È un quadro netto, quello scaturito dal confronto “virtuale” avvenuto attraverso il web meeting organizzato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, per presentare il Piano Operativo Triennale del Porto di Taranto 2020/2022. Il sindaco Rinaldo Melucci vi ha partecipato portando la sua esperienza di amministratore e imprenditore, ringraziando i partecipanti e soprattutto il presidente dell’Autority Sergio Prete per la qualità del lavoro e la prospettiva di riflessione aperta dai relatori.

Perché dal porto passa la straordinarietà di questi tempi, segnati da grandi cambiamenti geopolitici e mercantili a livello mondiale, ma a livello locale da un percorso di transizione che gradualmente marginalizza il modello di sviluppo industriale per favorire quello commerciale, multipurpose.

«Più volte ci siamo confrontati dicendo che il porto sarebbe stato volano di sviluppo – le parole del primo cittadino –, ma non si tratta di inaugurare infrastrutture o riposizionare il porto sul mercato. Oggi è utile che attraverso il piano operativo triennale venga mantenuta quella versatilità necessaria per mettere a fattor comune gli sforzi fatti, con la pianificazione e la visione che la comunità ionica si sta dando».

Il primo, fondamentale passo è stata la firma della convenzione quadro lo scorso maggio tra Comune e Autority, un riferimento documentale per promuovere sinergicamente lo scalo, arricchito da una convenzione tecnica che, tra l’altro, coordina le potenzialità progettuali dei due soggetti per ripensare i waterfront della città. «La crescita della città è la crescita del porto – ha aggiunto il sindaco –, quando abbiamo pensato di lavorare sulla transizione abbiamo anche elaborato un brand, “Taranto, capitale di mare”, che individuasse la risorsa mare come un capitale economico, prima che come funzione della città nel contesto territoriale. Lo abbiamo fatto anche per accompagnare le trasformazioni che il nostro porto sta vivendo».

In questi mesi, oltre alle convenzioni, l’amministrazione Melucci ha lavorato sulla tensione ad attrarre innovazione, start up con l’innovation hub, perché nell’ottica del green deal Taranto può essere un vero e proprio benchmark. Ma anche le interlocuzioni informali con la Cina, per rafforzare i legami commerciali, o iniziative di valenza sociale come “Il porto dei piccoli”, sono segni di un’attenzione, di un ruolo proattivo che la comunità sta esercitando.

«Abbiamo in mente altri target – ha aggiunto il sindaco Melucci –, come la ZES, l’infrastruttura LNG, i laboratori di analisi, tutti necessari per accrescere la competitività dello scalo. Se abbiamo realizzato grandi infrastrutture materiali, ora dobbiamo lavorare a quelle immateriali».

Che significa anche lavorare sui costi, sulla cultura marittima, sul sistema delle concessioni, tema sul quale il primo cittadino è ritornato. «Spero che il piano operativo triennale possa fare questo – ha spiegato –, non possiamo sbagliare ancora dedicando spazi sovradimensionati rispetto al ruolo dei concessionari. Dobbiamo utilizzare le concessioni come leva negoziale, perché determinati player non finiscano per godere solo degli aspetti positivi dell’infrastruttura, senza coinvolgere il tessuto produttivo locale».

Un pezzo della transizione passa anche da questa necessità, in un momento storico nel quale il rapporto con la grande industria è destinato a ridimensionarsi, perché il porto dovrà accogliere anche quel flusso occupazionale che non troverà più sbocco in quel settore. «L’efficacia del piano dovrà essere misurabile anche in termini di impatto occupazionale – ha concluso il sindaco –, per rinsaldare un legame con la città che già sente il porto come asset strategico. Se le linee guida resteranno innovazione e sostenibilità, intese nel senso più ampio, se cambieremo il rapporto con l’infrastruttura da un punto di vista urbanistico e sociale, allora costruiremo un sistema davvero resiliente e performante».