La mostra dell’artista verrà inaugurata sabato 23 luglio, alle ore 20, a Palazzo Vernazza
LECCE – Sabato 23 luglio, alle ore 20, a Palazzo Vernazza, a Lecce, sarà presentata la mostra dal titolo Luigi Quarta. Opere recenti.
All’inaugurazione parteciperanno – oltre all’artista – l’assessore al Turismo e Marketing territoriale, Spettacoli ed Eventi del Comune di Lecce, Luigi Coclite e il critico d’arte Lorenzo Madaro.
È sulle radici dell’Informale europeo che Luigi Quarta costruisce il suo immaginario visivo, frutto di un’osservazione ravvicinata di un genere che ha caratterizzato decenni di storia dell’arte contemporanea per la sua propulsiva energia dovuta a un innovativo e rivoluzionario dialogo serrato, tra colore e materia.
Recuperando un vasto repertorio informale, Quarta agisce pertanto da archeologo di un tempo sospeso, generando sovrapposizioni di brandelli e materie recuperate, calcificate da accostamenti cromatici, solidificati su supporti che con il tempo – quello dell’esecuzione, ma anche quello dell’osservazione – raggiungono una tridimensionalità sospesa e avvolgente. Perciò le sale di Palazzo Vernazza di Lecce si adattano per accogliere un cortocircuito tra la pietra consunta e provata dalla storia e le superfici pittoriche concepite da Quarta, in una dialettica volontà di dialogo e spaesamento percettivo.
La stoffa è il punto di partenza per un’indagine dilatata sulle pieghe di una materia che viene slabbrata e poi ricucita, smagliata e poi ricomposta in un costante gioco di mediazioni, stravolgimenti, ripercussioni e riproposizioni di brandelli che si uniscono per poi allontanarsi irrimediabilmente dalle grandi superfici.
Le prove più intense difatti sono quelle ampie, dove il limite dello spazio è superato dalle superfici stesse; in questi casi gli smalti agiscono sulle stoffe ricucite, fanno emergere la loro consistenza cromatica, che irrimediabilmente si annulla e si contrae negli equilibri forzati delle pieghe stesse dei materiali di cui è composta l’opera.
Talvolta Quarta predilige la bicromia, in altre occasioni – come in Defrag del 2003 – è per l’incandescenza estrema dei colori, all’insegna di una violenza cromatica che si risolve negli accostamenti azzardati di tessuti e strati di colore accesi.
Osservando la selezione di opere scelte per questa prima articolata personale, emerge quindi una continuità di fondo e un costante alternarsi di sviluppi e recessi, di scelte che sembrano contraddirsi ma poi, all’improvviso, appare una coerenza di fondo, che è quella della radice stessa di tutto il suo lessico, ovvero le declinazioni informali della pittura.