BARI – Tre attori e un regista raccontano la «Vita di Dante», come recita il titolo dello spettacolo coprodotto da Compagnia Diaghilev e Astragali Teatro, scritto e diretto da Paolo Panaro e interpretato da Alta Chionna, Alessandro Epifani e Francesco Lamacchia, al debutto martedì 7 dicembre (ore 21) nell’auditorium Vallisa di Bari, dove sarà in scena consecutivamente sino al 16 dicembre, tranne domenica 12 (ore 21, festivi ore 19) per la rassegna «Lo spazio dell’immaginazione». Attraverso il racconto intimo e devoto del mondo rissoso e gentile, brutale e appassionato che ha nutrito l’arte e il battagliero sogno politico di un uomo dal genio immenso, la pièce si propone di gettare luce sui conflitti dell’Italia di allora e su alcune contraddizioni dell’Italia dei nostri giorni.
Realizzato con il patrocinio del Comitato per le celebrazioni di Dante, istituito dal Ministero della Cultura nel settecentesimo anniversario della morte, lo spettacolo si presenta come un appassionante racconto della vita del sommo poeta, un momento di condivisione con il pubblico della potenza espressiva delle opere del grande letterato, anche attraverso le parole di Giovanni Boccaccio e altri autori. La fama di Dante, considerato il padre della lingua italiana, è dovuta alla Divina Commedia, universalmente ritenuta la più grande opera scritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale. Dante racconta i Guelfi e i Ghibellini, i magnati e i popolani, Firenze e Roma, Brunetto Latini, Forese Donati, Guido Cavalcanti e Beatrice. E affronta lo studio della filosofia, il priorato e Bonifacio VIII, i Bianchi e i Neri, i Cerchi e i Donati, la condanna a morte e l’esilio. Espressione della cultura medievale, filtrata attraverso la lirica del Dolce stil novo, la Commedia diventa veicolo allegorico della salvezza umana, che si concreta nel toccare i drammi dei dannati, le pene purgatoriali e le glorie celesti, permettendo a Dante di offrire al lettore uno spaccato di morale ed etica.
Importante linguista, teorico politico e filosofo, Dante spaziò all’interno dello scibile umano, segnando profondamente la letteratura italiana dei secoli successivi e la stessa cultura occidentale. E in quest’ottica «Vita di Dante» cerca di inquadrare l’esistenza di Alighieri e la sua formazione in quel determinato contesto storico, nella Firenze del XIII secolo, centro dell’economia europea, nella Bologna che all’epoca era il più importante «studium» del mondo occidentale, domandandosi cosa potesse spingere un talentuoso poeta a elaborare una lingua che permetterà di dare unità e identità a un popolo dai mille dialetti, dai tanti regni e dai numerosi comuni.