SAN SEVERO (FG) – ISAIAH è il nuovo progetto di Sesto Carnera & Pkay Prozak, ep composto da due tracce, Isaiah e III Battista, riproposte anche nella versione strumentale, che si affacciano a San Severo, alla Capitanata e al mondo, portando il punto di vista dell’autore sui tempi attuali, carichi di angoscia e decadenza.
Nella prima traccia il rapporto con la “Città dei Campanili”, la sofferenza, la strada, la complessità della provincia di Foggia, nella seconda l’apocalisse di Giovanni sullo sfondo: teatro spirituale della condizione umana mondiale, critica e oscura, di struggimento e fine.
Un viaggio musicale in un’umanità che sembra disfarsi sotto i morsi della pandemia, veleno che amplifica e forse toglie le maschere ai problemi taciuti e irrisolti dell’uomo e di una cittadina, San Severo, all’ombra di un capoluogo e di una provincia sempre più deludenti e allo stesso tempo feriti.
Una produzione a cavallo tra rap e letteratura, filosofia e spiritualità, che conferma i colori misterici della scrittura di Carnera, affiancato ancora una volta dai beat di Pkay Prozak: insieme nella ricerca di senso e di identità che attraversa da sempre la giovinezza e che si fa più stringente in realtà come la nostra, dove anche se fai cose buone non sei mai nel posto giusto. Emblematici i versi: “Mare in tempesta, rotte invertite/ tra le vite interrotte e le persone partite/ Qui la Madonna perde del sangue da una narice…/ Non esiste il momento giusto/ se non vivi nel posto esatto”.
Un grido di rabbia e dolore ISAIAH, che utilizza la chiave messianica del profeta e della profezia, per una tensione che sa di dannazione e presagio: una caduta agli inferi, tenebre che non resta che attraversare per ritornare alla luce migliori di prima.
Un immaginario apocalittico, in cui l’essere umano è smarrito: “Ora che, la morale è morta in qualsiasi volto” ma mai perduto, come testimonia la rabbia che regge i versi e la voce dell’MC, carica di tensione e voglia di rinascita – ultimo barlume di umanità in un mondo devastato dall’individualismo della società post-moderna, senza più volto, senza orizzonti. Una denuncia esistenziale e sociale, che punta il dito verso il sistema e insieme verso la cecità chi fa finta o non vuol vedere.
Centrali per la scenografia sonora i tappeti musicali cupi ed in chiave minore di Pkay Prozak, con bpm più lenti e massicci rispetto al passato, che si fondono alle immagini rovinose, futuriste e distopiche del suggestivo videoclip.
Un sodalizio che nasce sin dagli esordi dell’MC sanseverese e comprende anche la realizzazione dei beat del precedente album SCRIPTA MANENT.
Una produzione, ISAIAH, frutto di sperimentazione e confronto tra i due artisti, per una ricerca sonora calibrata, che punta a rispettare fino in fondo le esigenze strumentali e musicali del progetto.
Lontano dalle mode e dalle logiche del main stream, è un rap che disegna il sentire profondo dell’autore, che ne mette a nudo il pensiero, senza risparmiarsi o strizzare l’occhio a scorciatoie commerciali. Ne deriva una letteratura sonora ricca di contenuti, che spinge alla riflessione e alla crescita personale, planando sul facile intrattenimento e sul pensiero sbrigativo tipico dei nostri tempi.