BARI – Si è tenuta questa mattina la cerimonia di intitolazione del giardino situato in via monsignor Jolando Nuzzi, a Loseto, alla memoria di Giuseppe Mizzi, vittima innocente di mafia uccisa il 16 marzo 2011. Come noto, Giuseppe Mizzi, padre premuroso e marito esemplare, dedito alla famiglia e al lavoro, fu brutalmente assassinato, all’età di 39 anni, davanti alla sua abitazione. Dalle indagini giudiziarie è emerso che fu ucciso per un tragico scambio di persona avvenuto durante un agguato mafioso.
Alla cerimonia, accanto ai familiari di Mizzi, sono intervenuti il presidente di Libera nazionale don Luigi Ciotti, il sindaco di Bari Antonio Decaro, la presidente del Municipio IV Grazia Albergo, i familiari di Michele Fazio e Gaetano Marchitelli, giovanissime vittime innocenti di mafia della città di Bari, e diverse scolaresche di Bari.
“Giuseppe non è morto – ha esordito don Luigi Ciotti –. Oggi l’abbiamo reso ancora una volta vivo. Noi tutti dobbiamo essere più vivi, più attenti, più responsabili. La nostra memoria deve essere sempre viva, tradursi, tutti i giorni e non qualche volta, in una memoria di responsabilità e impegno. La memoria ha bisogno di cura e di manutenzione ma vorrei che non dimenticaste che qui, grazie al lavoro degli organi investigativi, della magistratura e di un bravo avvocato, si è conosciuta la verità.
Purtroppo in Italia l’80% dei familiari delle vittime innocenti della violenza criminale mafiosa non conosce la verità, eppure le verità passeggiano per le vie delle nostre città perché c’è chi sa, chi ha visto. Per questo dobbiamo combattere l’omertà che uccide verità e speranza. Non è possibile che, di tutte le stragi avvenute in Italia, solo in un caso si conosca la verità, quella di piazza della Loggia a Brescia. Allora tocca anche a noi cittadini assumerci la nostra parte di responsabilità: sono ancora troppi i cittadini a intermittenza, e invece abbiamo bisogno di persone più attente e responsabili.
Ci vuole più coraggio, termine che in latino significa “ho cuore”: avere coraggio vuol dire avere cuore. Questo è l’augurio che faccio a tutti, abbiate più cuore e più coraggio, che si mostra a cominciare dalle piccole cose e dai piccoli gesti“.
“Mi rivolgo soprattutto ai bambini che oggi ci osservano mentre ci commuoviamo – ha proseguito Antonio Decaro –. Nella vita si può piangere per due motivi: perché si è tristi o perché si è felici. Oggi le nostre lacrime rappresentano la felicità che proviamo nel vederci qui tutti insieme per ricordare una persona per bene, Giuseppe Mizzi, cui stiamo intitolando questo giardino. Dieci anni fa le nostre lacrime erano diverse: eravamo tristi perché la città fu colpita da quell’omicidio. Giuseppe Mizzi era un brav’uomo, un lavoratore, un padre dedito alla sua famiglia che ha perso la vita mentre tornava a casa, come faceva tutti i giorni. Per questo gli abbiamo voluto dedicare questo giardino, cosicché il suo nome resti impresso nella memoria della nostra comunità.
Però oggi siamo qui anche perché, chi passerà chiedendosi chi fosse Giuseppe Mizzi, potrà conoscerne la storia. Una storia che chiede a tutti noi un impegno costante, quotidiano, improntato alla legalità, al rispetto delle regole, alla pratica della lotta alla criminalità organizzata. Qui oggi, tutti insieme, abbiamo scelto da che parte stare.
Voglio ringraziare don Luigi Ciotti, grande amico di questa terra per essere con noi oggi. La sua presenza ci dà coraggio in questo percorso per niente facile. Non è facile per noi rappresentanti istituzionali e non è facile per i cittadini. E non è sempre facile soprattutto se abiti in un quartiere come questo. Dove spesso non ci si conosce, dove la comunità fa fatica a ritrovarsi in un luogo e in un’abitudine. Qui, dove ci si può sentire soli, spesso è più difficile dire di no.
Dedicare un giardino, un luogo della comunità, alla memoria di una vittima innocente di mafia, serve anche a far comprendere quale sia la strada giusta da percorrere, a far capire quanto sia importante non girarsi dalla parte opposta rispetto a un crimine che si sta consumando o che è sbagliato accettare la prepotenza dei malviventi, pensando così di evitare problemi. Questo è possibile solo se stiamo insieme, come oggi in questo giardino“.
“Questo giardino diventa oggi il luogo fisico della memoria e della legalità – ha concluso Grazia Albergo –. Sono particolarmente commossa perché conoscevo molto bene Giuseppe Mizzi, conosco sua moglie Katia, i loro figli e tutta la famiglia. Ed è bello vedere questo giardino intitolato a lui pieno di bambini e scolaresche, perché sono le giovani generazioni la nostra vera speranza di un futuro di pace e convivenza civile. Le persone sono le uniche armi per poter combattere le mafie: dobbiamo farlo stando uniti, attraverso azioni di antimafia sociale, un forte spirito di comunità e gesti quotidiani amorevoli e solidali“.