BARI – Ancora una volta la procedura di affidamento dei Programmi Latte e Frutta nelle scuole ha un ritardo che non trova giustificazione. farlo rilevare. “Si tratta di Programmi di educazione alimentare di interesse sia per gli alunni delle scuole elementari italiane e le lore famiglie, sia per le imprese dei settori coinvolti. Sono Programmi di un discreto valore, la Frutta infatti vale per l’Italia 17 milioni di euro, il latte ne vale circa 8. Gli stanziamenti europei, ogni anno, vengono definiti prima della fine del periodo primaverile, normalmente entro il mese di marzo di ogni anno.
Ciò nonostante le procedure di affidamento o non vengono attivate, come nel caso del Programma della frutta, oppure vengono attivate con grandissimo ritardo”, ha dichiarato Giannicola D’Amico, vicepresidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia.
Latte nelle scuole è stato attivato alla fine del mese di novembre, le buste amministrative sono state esaminate il 10 gennaio e incredibilmente, nonostante il ritardo accumulato in partenza, le successive fasi della procedura di gara NON vengono attuate. Sono infatti trascorse 3 settimane e la procedura, che dovrebbe essere gestita con massima urgenza tenuto conto del grande ritardo accumulato e soprattutto del fatto che l’anno scolastico termina a fine maggio, langue e non se ne capisce il motivo.
“Per quanto riguarda il Programma della Frutta la situazione appare ancora più paradossale“, ha aggiunto Gennaro Sicolo, presidente di CIA Levante. “Ci si trova infatti in una procedura di gara assegnata con accordo quadro e con le singole annualità (sei anni) che devono essere affidate con un confronto competitivo che è attivato con semplice determina del dirigente responsabile. Siamo ormai a metà marzo e il Programma Frutta nelle scuole NON è ancora stato attivato. Oltre a rischiare di perdere i fondi europei, è ormai conclamato il danno provocato ad alcune produzioni italiane, quelle dei prodotti autunnali, che per l’ennesimo anno non potranno essere consegnati. E tutto ciò, ripetiamo, solo per l’assenza di volontà da parte del Ministero delle Politiche Agricole“.