BARI – Questa mattina, presso il Sacrario militare dei Caduti d’Oltremare, la Città di Bari e l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia hanno celebrato il 77° anniversario della Liberazione nazionale con una cerimonia commemorativa alla quale hanno partecipato il sindaco Antonio Decaro, la vice Prefetta e il presidente del comitato provinciale dell’Anpi Pasquale Martino.
Di seguito il discorso del sindaco Decaro:
“Cittadine e cittadini, autorità, compagni e amici dell’Anpi, rappresentanti delle Forze armate, sono contento e onorato di essere tornato qui con voi per celebrare questo importante anniversario della storia del nostro Paese.
Il 25 aprile, la festa dell’Italia libera, la festa del popolo italiano, la festa che proietta il nostro Paese nel futuro come lo fu 77 anni fa.
Ieri come oggi ricordiamo in questa giornata il martirio e il sacrificio della lotta di Liberazione e la conquista della democrazia.
Permettetemi di ringraziare l’Anpi e tutte le associazioni che in questi due anni di restrizioni, seppur nel rispetto di tutte le regole, hanno tenuto vive le celebrazioni di questa giornata.
Abbiamo cantato sui balconi, abbiamo sventolato chi una bandiera chi un fiore, abbiamo ricordato tutti coloro che hanno contribuito a consegnare al nostro Paese un orizzonte di libertà.
A voi va il nostro Grazie, come istituzioni, come cittadini e come padri e madri di famiglia. È grazie al vostro esempio e alla vostra militanza civile se oggi siamo nuovamente qua. In questo luogo sacro per la nostra comunità, un tempio costruito per onorare il sacrificio di oltre 70mila militari caduti sui fronti di guerra.
Guerra. Una parola che pensavamo di aver cancellato dal nostro vocabolario quotidiano e che invece nelle ultime settimane è tornata preponderante nei nostri discorsi, nei notiziari, nelle immagini che si susseguono davanti ai nostri occhi.
“Arriverà mai il mondo a cambiare la mentalità particolaristica e bellicosa, che finora ha tessuto tanta parte della sua storia? È difficile prevedere; ma è facile affermare che alla nuova storia, quella pacifica, quella veramente e pienamente umana, quella che Dio ha promesso agli uomini di buona volontà, bisogna risolutamente incamminarsi”, questo è quello che Paolo VI vent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale chiedeva e indicava all’assemblea generale delle Nazioni Unite il 4 ottobre del 1965. Purtroppo, quella riflessione oggi ha un sapore amaro, anzi, drammatico per le tante guerre che ancora attraversano il mondo e che oggi riviviamo in Europa con modalità simili a quelle che pensavamo di aver relegato ai libri di storia.
Oggi come allora non ci sarà la sconfitta di un popolo o di uno Stato, non ci saranno vincitori o vinti ma l’umanità intera ne uscirà sconfitta.
Siamo già tutti sconfitti di fronte alle migliaia di vittime civili ai tantissimi giovani militari mandati al fronte come carne da macello, agli 11 milioni di sfollati interni, ai 5 milioni di profughi oltre a un numero indefinito di deportati!
A loro vogliamo dedicare questa giornata, alle vittime di tutte le guerre, ai popoli in fuga, a chi sta piangendo i propri cari, a chi sopravvive tra le macerie dei bombardamenti.
La giornata che celebra la Resistenza del popolo italiano che ha combattuto contro gli orrori del nazifascismo. Quella resistenza spontanea che attraversò la nostra Italia, da nord a sud, dalle campagne alle città, dagli oratori alle fabbriche, dai rifugi di montagna alle piazze, alle aule universitarie. Un grande movimento popolare che vide lottare fianco a fianco uomini e donne diversi per provenienza, estrazione sociale e ideologia, uniti per fare l’Italia libera.
Basta leggere gli atti del Congresso di Bari, che si svolse nel gennaio del 1944 nel nostro Teatro Piccinni, per ricordare ancora oggi la tensione morale e la passione civile dei protagonisti di quella straordinaria impresa. Quella tensione che ritroviamo nel lavoro dei Padri Costituenti che seppero interpretare e trasformare in norme costituzionali i valori a fondamento dell’Italia libera e democratica.
Tra questi, voglio ricordare qui, l’articolo 11, che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Questo è il nostro Paese.
Questa è stata la Resistenza italiana. Questi sono i valori in cui noi italiani ci riconosciamo e in cui crediamo.
A questo processo di ricostruzione democratica e di riconquista delle libertà ha partecipato la nostra Città, onorata dalla medaglia d’oro al merito civile consegnata alla città di Bari nel 2007 dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Un impegno di cui oggi le giovani generazioni possono vedere traccia nelle pietre d’inciampo che ricordano i caduti della strage di via Nicolò dell’Arca del 28 luglio 1943 o in quelle sulla muraglia che ricordano il generale Bellomo, Michele Romito e i ragazzi della città vecchia che, opponendosi all’avanzata di una colonna di carri armati tedeschi, difesero il porto dalla distruzione certa il 9 settembre dello stesso anno. Storie che ricordiamo ogni anno, grazie all’impegno dell’ANPI, dell’IPSAIC e delle tante associazioni e dei sindacati del Coordinamento Antifascista, che hanno fatto della militanza culturale e civile una missione di resistenza. Quella memoria collettiva che significa essere qui, oggi, a difendere questa giornata, il suo significato, con l’auspicio di ritrovarci presto per celebrare la ritrovata pace, la libertà di un popolo e una nuova storia di resistenza, quella europea, capace ancora una volta di prevalere sulle logiche del sopruso, della violenza e dell’orrore.
Agli eroi della resistenza di allora, a loro esempio dobbiamo dedicare il nostro impegno di oggi.
Viva la libertà, viva la democrazia, viva la pace!”