LECCE – Nella serata di ieri giungeva sul 113 una richiesta di intervento da parte di uno straniero che riferiva di aver bloccato un italiano in circostanze un po’ strane.
Giunti sul posto, gli agenti identificavano un 50enne senegalese, residente a Lecce e titolare di un permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Lecce, che asseriva di essere gestore, insieme alla propria moglie connazionale, di un internet point a Lecce, oggetto di due episodi di furti nei giorni passati.
L’uomo spiegava che in occasione dell’ultimo furto erano state rubate, tra le altre cose, anche 50 ricariche telefoniche “Lyca mobile” del valore di 5 euro cadauna.
L’uomo era stato contattato da un connazionale, peraltro rivenditore di queste schede telefoniche, il quale lo avvertiva che nei pressi della stazione, dove lui si trovava, alcuni individui stavano cercando di rivendere delle ricariche telefoniche “Lyca” a un prezzo diverso da quello imposto, in particolare tre ricariche da 5 euro cadauno a un prezzo di 10 euro.ì
Insospettiti dalla segnalazione e ritenendo possibile che tale vendita riguardasse ricariche oggetto del furto subito, i due senegalesi osservavano i movimenti degli individui, risalendo così a un italiano (con indosso una giacca di colore rosso) e a un marocchino.
I due senegalesi decidevano pertanto di avvicinarsi al marocchino e così facendo, fingendo di essere interessati all’acquisto fraudolento, si rendevano conto che la serie numerica riportata sulle schede telefoniche coincideva perfettamente con quella rubata nei giorni precedenti.
Dopo alcuni momenti di concitazione, i senegalesi chiedevano l’intervento della volante che, giunta sul posto, riscontrava solo la presenza del cittadino italiano, un 35enne di San Cesario, già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio, che, nonostante i primi tentativi di dichiararsi estraneo ai fatti, successivamente ammetteva di essere in possesso di tutto il materiale trovato dagli agenti all’interna della giacca di colore rosso e nei pressi di una siepe, senza però saper giustificare la provenienza dello stesso materiale.
Dai riscontri cartacei emergeva chiaramente la responsabilità penale del leccese che, pertanto, veniva denunciato per ricettazione.