«Lighten Our Darkness» è il titolo dei Concerti diretti da James Potter, che si terranno lunedì 3 aprile a Bari nella chiesa di San Ferdinando e martedì 4 aprile a Mola di Bari nella parrocchia Sacro Cuore
BARI – L’Ensemble strumentale Orfeo Futuro incontra il Magdalene College Choir di Cambridge per una serie di «Concerti per la Pasqua» diretti dall’inglese James Potter intitolati «Lighten Our Darkness». I prossimi (entrambi a ingresso libero) sono in programma lunedì 3 aprile (ore 20) a Bari, nella chiesa di San Ferdinando, e martedì 4 aprile (ore 20) a Mola di Bari, nella parrocchia Sacro Cuore, dove si ascolterà «Membra Jesu Nostri», riconosciuto generalmente come il primo oratorio luterano. Si tratta di un ciclo di sette cantate composto da Dietrich Buxtehude nel 1680 quando era organista a Lubecca nella Chiesa di St. Marien. Questo ciclo fa parte della cosiddetta «Düben Collection», una raccolta di circa cento Cantate, la maggior parte in intavolatura tedesca per l’organo. Il testo è basato su estratti dal poema Salve mundi salutare dello scrittore medioevale Arnulf von Löwen, morto nel 1250.
Ognuna delle sette parti dell’oratorio corrisponde a una parte del corpo crocifisso di Gesù: i piedi, le ginocchia, le mani, il costato, il petto, il cuore e il volto. Ed offre uno sguardo armonico che, partendo dai piedi, arriva al capo suggerendo un percorso di spirituale elevazione verso Dio. Ognuna delle sette cantate mantiene una struttura formalmente ciclica con una introduzione strumentale affidata al trio (due violini e basso), formazione di base degli interventi strumentali, cui segue o un coro a cinque voci o un brano a tre voci. Ciascuna sezione è affidata a un timbro vocale diverso, ma è sempre basata sullo stesso basso anche se con sviluppo melodico differente. Il brano che chiude ogni cantata è sempre la riproposizione del coro iniziale (a cinque o a tre voci). Le eccezioni a questo impianto formale sono rappresentate dalla prima cantata, che è chiusa da due episodi corali di cui il secondo nuovo, e dall’ultima, che non ripresenta il coro iniziale ma propone invece un nuovo finale corale sulla parola «Amen».
Inoltre, dal punto di vista dell’organico strumentale, va sottolineata la particolarità della Cantata sesta che richiede, unica nel ciclo, un quintetto di viole da gamba (anche se le due parti superiori possono essere affidate senza difficoltà a due violini, come nel nostro caso). Buxtehude ha scelto per i «Tutti» alcuni versetti biblici provenienti prevalentemente dall’«Antico Testamento», mentre per le arie ha selezionato tre strofe per ogni parte, tratte dal poema di Arnulf von Löwen. Questo ciclo rappresenta una contemplazione sonora del corpo di Cristo durante la Passione.
Anche se all’epoca il quadro delle tonalità e dei modi moderni non era ancora ben delineato, dal punto di vista musicale questo sguardo dal basso all’alto del corpo di Cristo, questa ascesa figurativa dai piedi fino al volto di Cristo, si traduce in una incredibile assunzione armonica.