San Cesario di Lecce, il 5 aprile “Decameron” di e con Paolo Panaro

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Mercoledì prossimo nella Distilleria De Giorgi nuovo appuntamento di “Teatri a Sud”, ideato e promosso da Astràgali Teatro

SAN CESARIO DI LECCE – Nella Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce proseguono gli appuntamenti del progetto “Teatri a Sud”, ideato e promosso da Astràgali Teatro con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Puglia e Comune di San Cesario di Lecce. Mercoledì 5 aprile (ore 20:30 – ingresso 5 euro) la compagnia barese Diaghilev proporrà “Decameron” di Giovanni Boccaccio diretto e interpretato da Paolo Panaro. Il Decamerone o Decameron, dal greco antico déka, “dieci” e hēméra, “giorno”, con il significato di “dieci giorni”, raccolta di cento novelle, è uno dei grandi capolavori letterari del XIV secolo. Siamo nell’anno 1348. A Firenze, la più ricca e potente città d’Europa, infuria la peste nera. Per sfuggire al morbo, sette donne e tre uomini si rifugiano in una villa lontano dalla città e, per distrarsi dai luttuosi eventi, ognuno di loro, per dieci giorni, racconterà una storia al giorno. Una convivenza scandita dalla narrazione di novelle, con argomenti sia morali che dilettevoli. All’interno di una molteplicità di argomenti, ambienti, personaggi e toni, in un eccellente gioco di simmetrie, si possono individuare, come centrali, alcune tematiche preferite del Boccaccio, quali la fortuna, l’ingegno, la cortesia, l’amore, ma anche la beffa, le peripezie. Fortuna e Natura, vere ministre del mondo, sono alla base della concezione morale del Decameron. L’amore per Boccaccio è una forza insopprimibile, motivo di diletto ma anche di dolore, che agisce nei più diversi strati sociali e per questo spesso si scontra con pregiudizi culturali e di costume. La virtù in questo contesto non è mortificazione dell’istinto, bensì capacità di appagare e dominare gli impulsi naturali. Varietà e compostezza, assicurano un’equilibrata compattezza a un’opera dominata da un’intelligenza complessa e coltissima, capace di fondere il nuovo e la tradizione. Raccontare storie in tempo di epidemia è sicuramente un modo efficace per esorcizzare il pericolo del flagello e per rilanciare la speranza nei confronti della vita. Giovanni Boccaccio con il Decameron, ci fa capire quanto la parola e l’ascolto siano gli unici rimedi per ridare luce dopo il buio della catastrofe. La segregazione forzata a cui i giovani si sottopongono per evitare l’orrore della pestilenza, li esorta a una frenetica attività inventiva come antidoto alla paura, all’uso della fantasia e della creatività comerito catartico e liberatorio. Immerso nell’orrendo scenario dell’apocalisse, Boccaccio concepisce un capolavoro sublime che diventa un esempio e un monito: fino a quando qualcuno continuerà a ‘raccontare’ il mondo sarà salvo.

Info e prenotazioni 3892105991 – teatro@astragali.org.