All’Auditorium Vallisa un trittico di spettacoli di Astràgali Teatro: «Medea, Desír» mercoledì 31 maggio; «Il cantico dei cantici per lingua madre» giovedì 1° giugno, «Fimmene!» venerdì 2 giugno
BARI – La rassegna «Incroci» della Compagnia Diaghilev prosegue dal 31 maggio al 2 giugno con un trittico di spettacoli di Astràgali Teatro in programma all’auditorium Vallisa di Bari con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Puglia e Comune di Bari. In scena, con la regia di Fabio Tolledi, direttore artistico della compagnia salentina, nonché vice presidente per l’Europa del network mondiale e presidente del Centro Italiano dell’International Theatre Institute – Unesco, «Medea, Desír» (mercoledì 31 maggio, ore 21), «Il cantico dei cantici per lingua madre» (giovedì 1° giugno, ore 21) e «Fimmene!» (venerdì 2 giugno, ore 19). Biglietti 10 euro disponibili nel circuito Vivaticket (info e prenotazioni 333.1260425).
Dunque, si parte mercoledì 31 maggio (ore 21) con «Medea, Desír», testo scritto e diretto da Fabio Tolledi con Roberta Quarta, Simonetta Rotundo, Matteo Mele, Giovanna Kapodistria. Il mito non è semplicemente una storia, semmai è un infinito intreccio di storie. Per questo il mito è poesia. Questa molteplicità di storie rende il mito qualche cosa di vivo, da scoprire, da interrogare, da svelare e rivelare. Medea è una storia che si moltiplica nei secoli. Christa Wolf, Ovidio, Apollonio Rodio, Euripide, Jean Anouilh, Franz Grillparzer, Corrado Alvaro, Corneille, Seneca e Quinto Ennio, assieme a molti altri scrittori, musicisti, pittori, hanno alimentato questo mito molteplice di una donna straniera. La scrittura teatrale di Fabio Tolledi si muove su alcuni piani: Medea è donna, straniera e selvaggia, creatura altra che resiste e ama. Ama aldilà di ogni valore, aldilà di ogni morale. Resiste e sfugge al potere, regina adolescente a cui tutto si può chiedere, depositaria di un sapere profondo e antico. La radice del suo nome, med, richiama la parola medicina, il pharmakon che cura e avvelena, che può salvare e uccidere, radice del venenum, di qualcosa che trasforma e muta. Medea, scacciata e bandita dal potere, stigma della donna selvaggia, rivendica il solo orizzonte che incrina e mette in crisi il potere: il desiderio. Perché Medea ama. Ama l’amore. E vive nel desiderio che prende e dona forma alla vita.
Si prosegue giovedì 1° giugno (ore 21) con «Il cantico dei cantici per lingua madre», spettacolo scritto e diretto da Fabio Tolledi con le attrici della compagnia salentina, Roberta Quarta e Simonetta Rotundo, accompagnate dalle musiche eseguite da Luca Tarantino alla tiorba. Tra i testi più misteriosi e segreti della tradizione sapienziale, presente nella Bibbia ebraica e cristiana, «canto assoluto d’amore e di conoscenza», il Cantico (in ebraico Shir hashirim, in latino Canticum canticorum), già nel nome dice il suo essere il più sublime di tutti i canti, il suo adagiarsi tra le nuvole. Fabio Tolledi traduce e reinterpreta il testo poetico, attribuito al Re Salomone, in una lingua madre neo-salentina. «Ogni anno scompaiono nel mondo oltre venti lingue madri, una ogni due settimane. Di questo passo nell’arco di un secolo la metà delle cinquemila lingue che si parlano oggi sulla terra saranno estinte», sottolinea il regista di Astràgali Teatro. «Le parole vivono e muoiono come gli esseri naturali e quando una lingua sparisce non si perdono solo i testi ma muore un modo di comprendere la natura, di ragionare, di percepire il mondo, di metterlo in parole, di dire l’amore. La traduzione del più grande poema d’amore mai scritto, il Cantico dei Cantici, in una lingua madre che abbiamo chiamato neo-salentino va esattamente nel senso opposto: ritrovare una lingua e, insieme, il mondo che in questa lingua dimorava. Diciamo l’amore, la morte, il desiderio, l’illusione, lo smarrimento, tutte figure presentissime nel Cantico, in una lingua arcaica e potente. Una lingua dove il suono è più forte e avvolgente del senso».
Lo spettacolo è anche un libro/cd prodotto da Astràgali Edizioni – Eufonia Multimedia con il sostegno della Regione Puglia (Art 8, LR 12.2005 – Iniziative per la pace e per lo sviluppo delle relazioni tra i popoli del Mediterraneo) nel quale le musiche sono eseguite dall’Ensemble Montesardo, coordinato da Luca Tarantino alla tiorba e composto dal soprano Ludovica Casilli, dal mezzosoprano Kairi Kosk e dall’altro specialista di tiorba dell’ensemble, Livio Grasso.
Infine, venerdì 2 giugno (ore 19) Astràgali presenta a Bari il fortunato spettacolo «Fimmene!» con Anna Cinzia Villani, Fabio Tolledi, Simonetta Rotundo e Roberta Quarta, uno spettacolo sui canti di lavoro e d’amore, di nostalgia, lotta e desiderio. Da questi canti, nascono i testi poetici scritti da Fabio Tolledi, direttore artistico di Astràgali Teatro, che si intrecciano sonoramente alle melodie che parlano di noi, di antichi gesti, della voce che forte trascorre sulla terra e va verso il cielo, verso il mare. Canti polivocali, canti per più voci e per diversi modi di cantarli. Ma non solo. Come dall’antica tradizione della trasmissione dei saperi attraverso il corpo, questi canti portano con sé racconti, aneddoti, ricette di cucina, visioni di un mondo certamente più umano, per un affresco sulle donne raccontate dai canti della tradizione e sul modo in cui esse stesse si rappresentano attraverso il canto. Voci di donne che cantano la parola con grazia, coraggio e ironia e attraversano, cambiando, i tempi.
Fondata a Lecce nel 1981, la compagnia Astràgali Teatro nasce per fare teatro, formare attori e dare vita ad uno spazio di circolazione dei discorsi e delle pratiche. Riconosciuta dal 1985 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali come compagnia teatrale d’innovazione, dal 2012 è sede del Centro Italiano dell’International Theatre Institute dell’Unesco ed è membro dell’Anna Lindh Euro-Mediterranean Foundation for the Dialogue between Cultures. Ha realizzato progetti artistici, spettacoli, attività in circa trenta Paesi in tutto il mondo. Nel corso di questi anni numerosi spettacoli hanno trovato casa in molti luoghi di grande interesse culturale in Italia e all’estero, anche in siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco.