Venerdì 7 giugno, al Convento di Sant’Antonio, l’ultimo lavoro editoriale di Violante, dedicato a chi muore migrando, a chi sceglie la morte come fuga da una vita insoddisfacente, a chi muore nelle guerre del mondo, ma anche e proprio per questo al valore della vita
TARANTO – E’ “Ma io ti ho sempre salvato – la maschera della morte e il nomos della vita”, il lavoro editoriale di Luciano Violante, magistrato, politico italiano, che il prossimo venerdì 7 giugno alle ore 18.45, il terzo appuntamento con la rassegna “Archeologia…un mare di emozioni”, organizzata dalla Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo con sede a Taranto.
Il Chiostro del Convento di Sant’Antonio farà da scenario per una discussione e un insegnamento che secondo lo stesso Violante la società moderna ha quasi rimosso: il nostro rapporto con la morte e il nomos (νόμος -regola, legge) della vita.
Il libro edito da Bollati Boringhieri, appena presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino, come dichiarato dallo stesso Luciano Violante in un’anticipazione di stampa, trae ispirazione da una frase pronunciata da sua madre in punto di morte: “Ma io ti ho sempre salvato”.
“Ma io ti ho sempre salvato», mi torna in mente ogni volta che leggo di madri che fuggite dai lager libici o tunisini, dalle strade dell’Ucraina, di Gaza o di Israele, disperatamente avvinghiate ai figli, non sono poi riuscite a proteggerli– dice Luciano Violante – Io ti ho sempre salvato» dovrebbero poterlo dire tutte le madri. Ma solo poche possono farlo; è la nostra tragedia. Le madri che salvano i figli vivono una forma di immortalità, perché fanno vivere la vita che hanno trasmesso”.
Nei momenti di crisi, come quello che stiamo attraversando, è necessario porsi le domande cruciali del convivere civile, imporci di tornare ai fondamentali. Quando la tenuta stessa della società civile sembra essere messa in discussione conviene fermarsi e domandarci quale sia il collante che ci tiene uniti, quale il criterio che sopra ogni altro può farci restare umani.
Luciano Violante, che ha dedicato molti anni al rapporto complesso tra politica, legge e società, identifica nella morte il tema più profondo – e il più rimosso – che induce l’umanità al necessario compromesso della convivenza. In queste pagine non si guarda alla morte come si guarda a un problema filosofico astratto, ma si identifica nel nostro rapporto con la morte – e, per simmetria evidente, con la vita – quel punto di svolta che rende umano il nostro agire, nel modo più intimo, universale e necessario.
Se la vita ha un senso, il nostro rapporto con la morte ne è la spia. Dai pensieri che ci provengono dalla tradizione classica e da quelli che leggiamo nella Bibbia, si traggono insegnamenti importanti, «religiosi» anche se non necessariamente confessionali. Il mondo contemporaneo sembra invece avere interrotto, tecnologizzato e nascosto il tema dell’inevitabile conclusione della nostra vita, finendo per sminuirne la «sacralità». E così oggi si muore in guerra, si muore migrando, si muore perché non si può o non si vuole più vivere; ma l’indifferenza crescente verso la morte ha reso più fragile il nostro rapporto con la vita, unico bene che dovrebbe costantemente informare il nostro agire.
L’appuntamento del prossimo 7 giugno alle ore 18.45 è a ingresso gratuito e fino ad esaurimento posti. Dopo i saluti della nuova Soprintendente Nazionale al Patrimonio Culturale Subacqueo, Francesca Romana Paolillo e del direttore della sede dell’ex Convento di Sant’Antonio, Angelo Michele Raguso, dialogheranno con l’autore Annalisa Adamo, già Assessore del Comune di Taranto e Antonio Scialpi, già docente di storia e filosofia al Liceo Classico “Tito Livio” di Martina Franca e assessore alla Cultura del Comune di Martina Franca.
La serata si concluderà con un momento musicale a cura dell’Associazione “Guitar Artium” con Annarosa Amodio al violino e Francesco Avellis alla chitarra.
Durante la serata sarà, inoltre, godere della visita alla Mostra “Recuperati dagli Abissi”, interamente dedicata ai reperti del relitto alto-arcaico del Canale d’Otranto.