La leggenda del grande inquisitore è uno dei capitoli più famosi del grande romanzo di Fëdor Dostoevskij “I fratelli Karamazov” pubblicato in Russia nel 1880. Lo spettacolo dura settanta minuti ed è consigliato a un pubblico di età superiore ai quindici anni.
𝗜𝗹 𝗚𝗿𝗮𝗻𝗱𝗲 𝗜𝗻𝗾𝘂𝗶𝘀𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲
𝗗𝗮 𝗜 𝗳𝗿𝗮𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗞𝗮𝗿𝗮𝗺𝗮𝘇𝗼𝘃 𝗱𝗶 𝗙. 𝗠. 𝗗𝗼𝘀𝘁𝗼𝗲𝘃𝘀𝗸𝗶𝗷
…𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝘀𝗲𝗶 𝘁𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗼? 𝗡𝗼, 𝗻𝗼𝗻 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲! 𝗡𝗼𝗻 𝗵𝗮𝗶 𝗶𝗹 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗴𝗴𝗶𝘂𝗻𝗴𝗲𝗿𝗲 𝗻𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗮 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗮𝗶 𝗴𝗶𝗮̀ 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗼!
Dostoevskij apre “I fratelli Karamazov” presentando il romanzo come la storia di Aleksej, il più piccolo dei fratelli. È lui il vero protagonista ed il personaggio alle cui imprese, nelle intenzioni dello scrittore, avrebbe dedicato il suo romanzo successivo se la morte non fosse arrivata prematura. Da lui comincia e con lui termina questo dialogo che è racconto e visione di un passato lontano e lucidissima narrazione del presente. Due fratelli, un aspirante scrittore e un aspirante monaco, due posizioni opposte nel vivere la vita, stessa tragedia familiare. Si confrontano, forse per la prima volta, in una trattoria. Vogliono “salvarsi “a vicenda…ciascuno vuol portare l’altro alla sua visione della vita. Chi vincerà? Il maggiore, Ivàn, ricorre ad un racconto che è una delle analisi più lucide sul rapporto fra l’essere umano e il clero di tutte le religioni. L’essere umano ha sempre avuto bisogno di un intermediario per relazionarsi al divino e su questo bisogno si fondano e si distruggono tutte le “Chiese”. Si tratta di un apologo, un racconto che Ivàn Karamazov fa a suo fratello Aleksej alla vigilia dell’assassinio del padre e dell’esplosione della sua malattia mentale che lo porterà a vedere e dialogare con un originalissimo Diavolo. Il suo Satàn…l’Altro in sé. Nella Spagna dell’inquisizione, tra i roghi degli eretici, appare un personaggio misterioso, forse proprio Gesù. La folla lo riconosce e comincia a chiedergli miracoli, lui resuscita una bambina, dona la vista ad un cieco ma il vecchio inquisitore lo fa arrestare e portare in prigione. L’inquisitore, nella notte va a trovare il prigioniero, forse in preda ad un delirio o forse no, gli spiega il motivo per cui lo condannerà nuovamente a morte. Con estrema lucidità gli dice che la chiesa ha reso gli uomini felici, non lui con il suo dono di libertà. La chiesa e il clero hanno compiuto, migliorandola, la sua opera rispondendo al bisogno primario di ogni uomo: qualcuno a cui inchinarsi che si assuma per loro tutte le responsabilità. Ed è proprio la capacità di assumersi tutte le responsabilità del vivere, in sostanza, il terreno su cui si giocherà la partita fra i due fratelli. Dostoevskij in questo capitolo esprime la contrapposizione tra libertà e costrizione, tra fede nella vita e negazione di essa. Nella leggenda del grande inquisitore si manifesta un forte pessimismo per la condizione umana ma anche l’esigenza di una spietata sincerità. Quando Nietzsche lesse Dostoevskij l’impressione che ne ricavò fu fortissima. Arrivò a parlare dell’autore russo come di un ‘fratello di sangue’. Come se avesse riconosciuto in lui le sue stesse ossessioni. E forse addirittura qualcosa di più: ossia un certo stile di pensiero, per cui l’idea non è mai un’astrazione ma sempre e soltanto una realtà incarnata, realtà vivente, realtà fatta persona. Ed è proprio la scultura di questi personaggi-idee che abbiamo provato a realizzare.
(di Marinella Anaclerio)
INFORMAZIONI UTILI
I biglietti di questo spettacolo sono acquistabili online al seguente link bit.ly/INQUISITORE e sono disponibili per l’acquisto anche al botteghino del teatro Luciani. Il botteghino del Teatro Luciani è aperto dalle ore 16.00 nei giorni in cui è programmato un evento.
Info Sms/WhatsApp 329 64 99 552
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