Le indagini patrimoniali hanno avuto inizio dopo che il 18 marzo 2015 lo stesso Di Bari, in seguito ad un’attività investigativa condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bari, è stato tratto in arresto, unitamente ad altre 17 persone, proprio per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso.
Nel corso della predetta attività investigativa i Carabinieri sgominarono una banda di narcotrafficanti, di cui il 42enne faceva parte, attiva nel nord barese che, armati di kalashnikov rapinavano droga all’occorrenza. Nella circostanza, i militari eseguirono 17 arresti nei confronti di quest’organizzazione capace di gestire autonomamente il mercato della droga, principalmente nei Comuni di Andria e Bisceglie (BT), forte anche di un arsenale di armi da guerra, usate per imporre il dominio sul territorio e spaventare eventuali concorrenti sul mercato.
Il clan era organizzato in stile mafioso, con riti di affiliazione, gerarchia, incarichi precisi e paghe settimanali per i “soldati”. Veniva trattato ogni genere di stupefacente, in particolare cocaina, eroina e hashish per un volume d’affari di decine di migliaia di euro. Parole in codice per sviare le intercettazioni: le dosi diventavano “bambini” da portare al parco.
Coloro che non si piegavano alla regole del mercato della droga locale, subivano assalti e venivano depredati. In una circostanza, infatti, fu rapinato, kalashnikov alla mano, persino un corriere della droga concorrente che, senza autorizzazione della banda, stava portando 1 kg di cocaina da spacciare sulla piazza di Bisceglie.
Gli accertamenti patrimoniali avviati nei confronti del 42enne eseguiti dai Carabinieri di Andria, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, utilizzando la norma prevista dagli artt. 20 e 24 del d.lgs. nr.159/2011, hanno evidenziato come l’uomo, nel tempo, abbia mantenuto un tenore di vita notevolmente superiore alla proprie reali possibilità economico – finanziarie e capacità reddituali, che sulla carta si assestavano al limite della soglia di sopravvivenza, facendo ritenere che le stesse siano il frutto di attività illecite.
Il nucleo familiare del proposto infatti, a fronte di una capacità reddituale pari a circa 345,00 euro al mese calcolata negli ultimi 15 anni, ha accumulato un patrimonio considerato assolutamente sproporzionato rispetto agli stessi redditi, acquistando, in pochi anni, beni immobili per un valore di circa 145.000,00 euro ed acquistando e rivendendo, sempre in pochi anni, numerosi auto/motoveicoli per un valore di circa 167.000,00 euro.
Il provvedimento, eseguito nella giornata di oggi, riguarda una villa di lusso – completa di piscina, arredi, impianti tecnologici, videosorveglianza e suppellettili di pregio -, con annesso appezzamento di terreno nonché due auto/motoveicoli.
L’intero patrimonio, del valore di circa 1 milione di euro, è stato sottoposto a sequestro ed affidato al custode giudiziario nominato dal Tribunale di Trani, non essendo prevista la facoltà d’uso sia per i familiari che per il proposto
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