Domani, negli spazi di Santa Scolastica, a Bari e domenica nell’Auditorio San Luigi a Trani l’esperto violinista Enrico Gatti dirige l’Orchestra Orfeo Futuro
BARI – Per il doppio concerto di chiusura del festival Anima Mea è di scena uno tra i massimi esperti del repertorio barocco, Enrico Gatti, che suona il violino e dirige l’Orchestra Orfeo Futuro impreziosita dalle presenze del violoncellista Gaetano Nasillo, del virtuoso di flauto dolce e fagotto Alessandro Nasello e dell’oboista tirolese Priska Comploi. Il primo è in programma venerdì 1° dicembre (ore 20) a Bari, negli spazi di Santa Scolastica, il secondo domenica 3 dicembre (ore 20) a Trani, nell’Auditorio San Luigi. Saranno introdotti dall’attrice Nunzia Antonino con una lettura dalla raccolta «La Patria» della poetessa Patrizia Cavalli. Entrambi gli appuntamenti sono prodotti in collaborazione con il Millico Festival, che a sua volta ospiterà il concerto sabato 2 dicembre (ore 20) nella chiesa Santa Maria di Costantinopoli a Terlizzi.
Il programma, intitolato «La meraviglia», prevede un’esplorazione sonora del concerto solistico così com’era alle origini, dunque tra Sei e Settecento, ai tempi in cui operavano Giuseppe Torelli, Alessandro Marcello, Antonio Vivaldi, Francesco Bonporti e Giovanni Mossi, quando il termine «concerto» rappresentava uno dei tanti sinonimi della parola «musica», accanto agli altrettanto diffusi sinfonia, concento, conserto e armonia. Forse per questo, spiega la musicologa Beatrice Birardi nelle note di sala, il concerto barocco, inteso come creazione strumentale, si può considerare l’esperienza musicale più emblematica di un’epoca che richiede all’arte la capacità di stupire saziando nello stesso tempo diletto e intelletto.
La «meraviglia» non scaturisce soltanto dall’ornamentazione e dal virtuosismo, ma anche dalla possibilità che ha la musica di suscitare emozioni sempre nuove e contrastanti, agendo sullo scorrere del tempo come a nessun’altra arte è concesso. La prassi «dell’alternanza», che si realizza nel concerto barocco con l’opposizione fra gruppi strumentali, dinamiche, tempi metronomici e così via, evidenzia il principio estetico che è alla base del contrasto tipico del concertare del periodo. E nell’accostare elementi differenti si alternano anche i sentimenti, le passioni, gli affetti che ai vari modi musicali sono legati, senza però mai far seguire due emozioni dello stesso tipo, nel rispetto di quella «mischianza degli affetti» già stabilita da Metastasio per l’opera in musica.
Seguendo lo sviluppo del concerto a partire da Giuseppe Torelli, compositore chiave per la definizione del genere, fino al cuore del Settecento, si nota come non sia possibile individuare un unico modello astratto di riferimento, ma una grande varietà di soluzioni adottate, risultato di tutte le esperienze musicali confluite.
All’immaginazione e all’ingegno del compositore era attribuito il compito di disegnare un’architettura in cui la varietà e il contrasto fossero percepiti in un tutto unitario e organico, capace sempre di sorprendere. E per Antonio Vivaldi il concerto era il luogo adatto alla sperimentazione, non solo per poter liberare la sua straordinaria invenzione musicale, ma anche per testare nuovi timbri e nuove combinazioni strumentali, ricorrendo a una vasta gamma di strumenti musicali fino ad allora non troppo considerati, come il fagotto, per il quale egli scrisse quasi quaranta concerti, istituendo, così, il primo repertorio concertistico della storia.
Per ulteriori dettagli sul programma, info su biglietti e prenotazioni www.lamoroso.it/animamea.