“Il contributo alle PMI solo in caso di rispetto delle norme sull’accessibilità dei disabili”
BARI – Il bando Open del Comune prevede l’erogazione di un somma a fondo perduto fino a 1.500 euro a favore dei negozi di vicinato rimasti chiusi a causa dell’emergenza Covid-19
“Il bando Open, l’iniziativa del Comune di Bari a sostegno delle piccole e medie imprese della città penalizzate dall’emergenza Covid-19, ha un limite: non prevede tra i requisiti per ottenere i contributi a fondo perduto il rispetto dell’accessibilità dei disabili, come peraltro previsto dalla legge. Sarebbe paradossale che contributi pubblici, derivanti da tasse pagate da TUTTI i cittadini, siano stanziati senza che sia garantita ai disabili la possibilità di usufruire degli spazi. L’effettivo adempimento delle disposizioni legislative andrebbe poi verificata con controlli diffusi, pena, in caso di inadempienze, la restituzione dell’apporto economico“.
È quanto afferma Michele Caradonna, presidente ANMIC Bari a proposito della delibera approvata dalla Giunta comunale e finalizzata all’erogazione, grazie alla riprogrammazione di stanziamenti europei, di un somma fino a 1.500 euro per i negozi di vicinato la cui attività è stata sospesa a far data dal 12 marzo scorso a causa della pandemia.
I REQUISITI Il contributo a fondo perduto è di 1.500,00 per le attività economiche operanti nei settori del commercio, dell’artigianato, della somministrazione di alimenti e bevande; e di 500 euro per gli esercenti del commercio ambulante titolari di concessione del Comune di Bari a svolgere la propria attività presso i mercati rionali cittadini, per non meno di 3 giorni alla settimana, a condizione che dette concessioni siano state sottoposte a sospensione.
LE BARRIERE L’ANMIC da sempre insiste sulla necessità che tutti gli esercenti rispettino la normativa sull’accessibilità dei disabili. “Per l’eliminazione delle barriere architettoniche – afferma Michele Caradonna, presidente della sezione ANMIC di Bari – ci sono specifiche leggi, come la 13/89, che trova la sua attuazione nel decreto ministeriale 236/89, e che sostanzialmente prevede che ogni luogo sia fruibile da chi ha ridotte capacità motorie o sensoriali. Qualsiasi spazio pubblico e privato deve essere fruibile da tutti in condizioni di sicurezza e con attrezzature adeguate. In quanto al pubblico, con i piani di eliminazione delle barriere architettoniche, i Comuni sin dalla fine degli anni 80 avrebbero dovuto adeguarsi, ma purtroppo in moltissimi casi non è avvenuto. Il cambiamento, in realtà, oltre che dal rispetto della legge, passa anche ma anche dalla consapevolezza, da una rinascita culturale”.