Progetto artistico di Michele Placido per il Teatro Pubblico Pugliese
Così Michele Placido, coordinatore artistico della stagione teatrale per il Tpp:
<<Ringrazio Carmelo Grassi e Giulia Delli Santi per avermi dato l’occasione di entrare nella comunità teatrale pugliese. Mi sento onorato di essere qui, il prestigio di questo teatro è straordinario. Un’artista sente l’odore del teatro in cui si trova bene. Qui a Barletta mi trovo bene, mi trovo a mio agio. Vorrei fare del Teatro Curci, con l’aiuto del Comune e del Tpp, un laboratorio di teatro e di cinema e vorrei poter vedere la Puglia e Barletta in prima linea nella produzione teatrale. Se i numeri ci hanno premiato è perché siamo stati leali col pubblico e con il mondo teatrale.Stasera leggero dei brani stupefacenti per me, incantevoli. Alcuni dei quali mi sono stati suggeriti dall’amico Giorgio Albertazzi, che non finirò mai di ringraziare>>.
Per Giulia Delli Santi, responsabile Attività teatrali del Teatro Pubblico Pugliese, <<Le scelte che abbiamo fatto non sono casuali. Sono nomi e titoli che saranno di gradimento al pubblico di Barletta che abbiamo imparato a conoscere. Con Michele si lavora benissimo, siamo in armonia noi del Tpp, riesce sempre a proporci il meglio, e questo sarà un cartellone all’altezza delle grandi città italiane, una stagione molto simile, ad esempio, a quella del Teatro Argentina di Roma, che ha due titoli in comune con la nostra, Copenaghen e Richard II. Presto annunceremo l’intera stagione, mentre sottolineiamo il ritorno di Virginia Raffaele che si esibirà in una doppia data a fine ottobre prossimo con la sua “Performance”>>.
<<Oggi – ha affermato il sindaco Pasquale Cascella – rendiamo conto della stagione teatrale conclusasi anticipando alcuni dei prossimi appuntamenti in cartellone alla presenza di Michele Placido, giunto a Barletta per omaggiarci con uno spettacolo allestito proprio dinanzi al teatro “Curci”: questo merita la gratitudine di tutta la città, del resto già testimoniata dall’incremento del numero degli abbonati per il terzo anno consecutivo, giunti quest’anno a oltre 1250, con un 178 sottoscrittori in più rispetto al 2015/2016. Le anticipazioni della stagione di prosa rappresentano un po’ il traino alla programmazione complessiva che, come di consueto, sarà eterogenea e completa di tutte le espressioni dello spettacolo dal vivo a conferma di come l’Amministrazione comunale abbia messo in campo, nonostante le difficoltà finanziarie, tutte le risorse possibili per garantire con il Teatro Pubblico Pugliese una offerta di qualità che consenta di rendere Barletta una città laboratorio, protagonista della cultura nel Mezzogiorno>>.
Cinque i titoli presentati in anteprima: con la regia di Peter Stein, Maddalena Crippa in uno Shakespeare, Richard II. Un testo che occupa un posto particolare nell’opera di Shakespeare, anche fra le sue tragedie dedicate ai Re.
Il dramma si occupa esclusivamente della deposizione di un re legittimo – un tema politico eminente che facilmente si può trasporre ai nostri tempi: è possibile deporre un sovrano legittimo? Il nuovo re non è un usurpatore? Una tale deposizione non è simile all’assassinio di ogni ordine tradizionale?
Richard, che nella sua esaltazione va oltre il proprio tempo, poiché la monarchia assoluta si sarebbe sviluppata molto più tardi, può essere intrepretato utilmente da una donna che recita la parte maschile. In questo modo diventa ancora più chiaro il carattere inconsueto di questo re e gli aspetti fondamentali della discussione politica risultano più evidenti.
Insieme nuovamente Umberto Orsini e Massimo Popolizio, con Giuliana Lojodice in Copenaghen: storia e storiografia, ipotesi e confronti tra teorie della fisica in un capolavoro classico del teatro contemporaneo. Spettacolo ripreso a grande richiesta dopo il vasto successo del 2010 nei più importanti teatri italiani.
Umberto Orsini Massimo Popolizio avevano già recitato insieme in “Il prezzo” di Miller, ora si ripropongono in “Copenaghen”, la pièce di Frayn che insieme a Giuliana Lojodice li aveva visti interpreti per la prima volta diciotto anni fa. Spettacolo nato a Udine nel 1999, riproposto con l’ERT a varie riprese di cui l’ultima otto anni fa, recensito dalla totalità della critica in maniera entusiastica, amato da un pubblico sempre numerosissimo, visto come un evento dai teatri delle maggiori città.
Rinasce uno spettacolo con l’aiuto del Teatro di Roma e del CSS di Udine che hanno deciso, data l’eccezionalità dell’evento, di co-produrre lo spettacolo ricostruendo una scenografia ormai perduta ricalcando la regia di Mauro Avogadro. In un luogo che ricorda un’aula di fisica, immersi in un’atmosfera quasi irreale, tre persone, due uomini e una donna, parlano di cose successe in un lontano passato, cose avvenute tanto tempo prima, quando tutti e tre erano ancora vivi. Sono Niels Bohr (Orsini), sua moglie Margrethe (Lojodice) e Werner Heisenberg (Popolizio). Il loro tentativo è di chiarire che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen quando improvvisamente il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Entrambi coinvolti nella ricerca scientifica, ma su fronti opposti, probabilmente vicini ad un traguardo che avrebbe portato alla bomba atomica, i due scienziati ebbero una conversazione nel giardino della casa di Bohr, il soggetto di quella conversazione ancora oggi resta un mistero e per risolverlo la Storia ha avanzato svariate ipotesi. L’asse portante attorno al quale ruota lo spettacolo è dunque il motivo per cui l’allievo andò a Copenaghen a trovare il suo maestro.
Mancava da tempo in Puglia Claudio Bisio in Father and son, ispirato a “Gli Sdraiati” e “Breviario comico” di Michele Serra e con i musicisti Laura Masotto – violino, Marco Bianchi – chitarra.
“Father and son” racconta il rapporto padre/figlio radiografato senza pudori e con un linguaggio in continua oscillazione tra l’ironico e il doloroso, tra il comico e il tragico. E’ una riflessione sul nostro tempo inceppato e sul futuro dei nostri figli, sui concetti – entrambi consumatissimi – di libertà e di autorità, che rivela in filigrana una società spaesata e in metamorfosi, ridicola e zoppa, verbosa e inadeguata.
Inventiva sfrenata, comicità, brutalità, moralità sono gli ingredienti di un irresistibile soliloquio che permettono a Claudio Bisio, al suo attesissimo ritorno sulla scena, di confrontarsi con un testo di grande forza emotiva e teatrale, comica ed etica al tempo stesso.
Neri Marcorè, Quello che non ho, canzoni di Fabrizio De Andrè, con Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini voci e chitarre. Nelle ultime stagioni Neri Marcorè ha molto frequentato il teatro musicale, esplorando tra l’altro Gaber e i Beatles e costruendo spettacoli che guardano sia al teatro civile che alla bizzarra giocosità del surreale. Con “Quello che non ho” siamo di fronte a un reinventato esempio di teatro canzone (sostenuto e arricchito in scena da tre chitarristi/cantanti dal talento virtuosistico) che, ispirandosi a due giganti del nostro recente passato prova a costruire una visione personale dell’oggi.
E’ un affresco teatrale che, utilizzando la forma del teatro canzone, cerca di interrogarsi sulla nostra epoca, in precario equilibrio tra ansia del presente e speranza del futuro.
Ispirazione principale di questo percorso sono le canzoni di De Andrè (in particolare del concept album “Le nuvole”) e le visioni lucide e beffarde di Pier Paolo Pasolini, apocalittiche, visionarie profezie (contenute nel poema filmico “La rabbia”) che raccontano di una “nuova orrenda preistoria”, che sta minando politicamente ed eticamente la società contemporanea.
Con Goldenart in produzione ecco una coppia d’assi, Michele Placido e Anna Bonaiuto, Piccoli crimini coniugali, di Eric-Emmanuel Schmitt, adattamento e regia di Michele Placido. Sull’altalena del matrimonio fra impercettibili slittamenti del cuore e tradimenti conclamati si consuma la vita dei due protagonisti. Un sottile, brillante gioco al massacro a due voci inventato dal drammaturgo più amato d’oltralpe.
Gilles e Lisa, una coppia come tante. Da ormai quindici anni si trovano a vivere un, apparentemente, tranquillo menage familiare. Lui, scrittore di gialli, in realtà non è un grande fautore della vita a due, convinto che si tratti di un’associazione a delinquere finalizzata alla distruzione del compagno/a.
Lei, moglie fedele, è invece molto innamorata e timorosa di perdere il marito, magari sedotto da una donna più giovane. Un piccolo incidente domestico, in cui Gilles, pur mantenendo intatte le proprie facoltà intellettuali, perde completamente la memoria, diventa la causa scatenante di un sottile e distruttivo gioco al massacro. Il confronto incessante, il dire apertamente quello che era percepito da tempo, la consapevolezza chiara ed intelligibile di alcune realtà e verità prima solo intuite sono momenti necessari alla vita di coppia, per permettere a due persone di crescere insieme, di rispettarsi, di convivere.
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