Architettura lancia un ponte verso la Cina

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loredana ficarelli

Amare l’architettura al Politecnico di Bari, 150 posti disponibili per l’anno accademico 2020/2021. Le domande per partecipare al concorso d’accesso, TEST-ARCHED, sino al 2 settembre

BARI – Il Corso di Studi in Architettura del Politecnico di Bari abbraccia, da trent’anni, il Mediterraneo. La solida tradizione di studi, condotta in seno al Dipartimento DICAR, assume sia le tematiche specifiche del territorio di appartenenza, sia quelle di tutti i Paesi bagnati dal Mare Nostrum, ricoprendo, in questo ambito geografico, un ruolo di assoluta protagonista. Le linee di ricerca, a cui corrispondono altrettante aree di apprendimento, affermano la centralità del progetto nel processo di formazione e riguardano tre focus tematici: Architettura e Patrimonio, Architettura e Città, Architettura e Costruzione.

Negli ultimi anni, la Scuola si è aperta, in maniera sempre più incisiva, alla dimensione internazionale, con uno sguardo costantemente più lungo, che si spinge sino al mondo asiatico, riconoscendo nel “Grande Drago” uno dei più “agguerriti” attori mondiali, nel campo dell’alta formazione, della ricerca scientifica e del trasferimento tecnologico. Frequenti sono gli appuntamenti annuali che vedono protagoniste la Cina e l’Italia in un dialogo interdisciplinare teso al consolidamento di una cooperazione per l’innovazione scientifica. Ne costituiscono due esempi recenti e contestuali, a cui l’ateneo barese ha preso parte come interlocutore attivo, confrontandosi con la domanda del mondo produttivo ed economico cinese, la X edizione della settimana Cina-Italia della scienza, della tecnologia e dell’innovazione – svoltasi a Pechino dal 25 al 29 novembre 2019 – e il XIII Sino-Italian exchange event. Occasioni che si sommano ai numerosi incontri con differenti delegazioni cinesi giunte in visita, in questi ultimi anni, presso il Politecnico di Bari, durante le quali è apparso evidente il desiderio di stringere rapporti di amicizia e collaborazione, tesi a valorizzare i sistemi di impresa e ricerca, ad acquisire know-how italiano nei seguenti campi: intelligenza artificiale e fabbrica Intelligente, ICT di nuova generazione, aerospazio, energia e tecnologie pulite per l’ambiente, smart city ed urbanizzazione sostenibile, biomedicina e tecnologie della salute, agricoltura di precisione ed agroalimentare, industrie creative e design, tecnologie per la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale.

In particolare, il Politecnico di Bari ha accolto i primi studenti cinesi, all’interno dei propri Corsi di Laurea, a partire dal 2018, attraverso il Progetto “POLIBA2CHINA”, selezionato dalla Regione Puglia e finanziato mediante il Fondo Sociale Europeo. Da questo momento, si è attivato un processo di costruzione di rapporti bilaterali con atenei della Repubblica cinese, con cui si iniziano a condividere – oltre che mobilità di studenti, in ingresso e in uscita – tesi di dottorato, di laurea, workshop, seminari, mobilità di docenti.

È in questa cornice che si colloca l’attività di ricerca di un gruppo di tredici studenti del Corso di Studi in Architettura che, grazie ad una borsa di studi per tesi di laurea all’estero finanziata dall’ateneo di origine, hanno scelto come tema di indagine il problema del recupero, della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio architettonico che punteggia i paesaggi rurali cinesi, nella regione del Fujian, dove hanno svolto il loro tirocinio curriculare. La loro è una storia lunga un anno, come quella di tutti i laureandi in Architettura del Poliba. Un anno, quello di tesi, intenso e appassionato, fatto di studio e di ricerca, interamente vissuto tra le mura del piccolo atelier di Dipartimento, prima; tra gli splendidi paesaggi della Cina, durante la missione; per finire, tra le mura domestiche, nei difficili mesi del lockdown che, pochi giorni prima, li aveva costretti ad un rientro anzitempo dalla Terra del Dragone, spezzando l’entusiasmo di una tanto attesa esperienza di studi all’estero. Così, di quarantena in quarantena, costantemente supportati dai loro docenti, attraverso la nuova pratica della didattica a distanza, con grande tenacia e dedizione, i laureandi hanno portato a termine il loro percorso formativo: sono stati i precursori delle tanto agognate lauree in presenza del Poliba, che hanno fatto addirittura scuola in tutta Italia.

La neo-laureata Eleonora Capobianco ci offre la sua testimonianza:
La pianificazione del nostro percorso di tesi ha presentato diverse difficoltà sin dalla scelta ambiziosa del tema di progetto, che prevedeva lo studio di alcuni villaggi del Sud della Cina, nel corso di tre mesi. I preparativi, volti ad intraprendere un viaggio di una tale durata, ad una tale distanza, avevano già richiesto, di per sé un grande impegno a partire dalla preparazione della documentazione, fino all’organizzazione di tutto il materiale per l’attività in loco. Non avevamo idea che una serie di eventi al di fuori del nostro controllo, avrebbero annientato i nostri sforzi: raggiunto finalmente il lontano Oriente, dopo poche settimane di permanenza, siamo stati costretti ad un affrettato e angosciante rientro in patria, causa emergenza Covid. Nonostante tutto questo abbia, senza dubbio, generato notevole sconforto e frustrazione, abbiamo portato avanti il lavoro di tesi con forza e determinazione grazie al sostegno dei nostri relatori e docenti. Con gli strumenti informatici fornitici dal Poliba non è stato difficile adattarsi allo studio in via telematica: progettare, confrontarsi con i professori durante le revisioni settimanali e organizzare il lavoro tra di noi è stata un’esperienza del tutto nuova e particolare, che si è rivelata ugualmente efficace a dispetto della distanza. Non abbiamo mai smesso di sperare e lottare, tuttavia, affinché la seduta di laurea si svolgesse in presenza, non soltanto perché avrebbe costituito un momento importante delle nostre vite e delle nostre carriere universitarie, ma soprattutto perché la nostra è una Scuola nella quale le idee, i pensieri e il lavoro di gruppo che viene condotto durante la tesi, trova espressione principalmente nella rappresentazione grafica e nelle tavole di progetto. Per questo, laurearci in presenza per noi significava prima di tutto dare onore al nostro lavoro e sostanza ad un’esperienza di studi indimenticabile.

Così, anche in pieno clima Covid, il Politecnico di Bari riesce a conquistare un posto di primo piano nello scenario internazionale, accogliendo le nuove istanze formative dei giovani talenti, intercettando le esigenze del mondo produttivo, favorendo una crescita fondata sull’assoluta circolarità dei saperi, in uno spazio geografico senza confini, dilatato e fluido. In particolare, quella di Architettura è una Scuola accogliente e aperta, legata al territorio e, al contempo, fortemente rivolta al Mediterraneo, alla Grecia classica, al mondo romano, al Medioriente, sino all’India e alla Cina; una Scuola in cui ricerca e didattica si nutrono l’uno dell’altra, in un rapporto di fecondo scambio tra docenti e studenti, favorito proprio dalla peculiare articolazione dei laboratori di laurea. Unici, nel loro genere, non riscontrabili in nessun ordinamento di altri Corsi di Studi, coincidono con l’intero quinto anno del percorso formativo: si presentano come strutture didattiche dedicate alla preparazione dell’esame di laurea, consistente in una tesi di ricerca, nell’elaborazione di un progetto di architettura, da essa derivato, e in un tirocinio di raccordo tra progetto e ricerca.

L’ex-studente Bartolo Pavone afferma:
Per noi studenti di Architettura la tesi non viene vista come un fatto fine a se stesso, ma come un’esperienza da vivere con degli amici, più che con dei colleghi, grazie alla supervisione costante e attenta di un collegio di docenti. Viviamo quei quattro anni canonici sognando l’auletta: il nostro piccolo atelier dedicato, all’interno della Scuola; uno spazio autogestito dai laureandi che, per un anno intero, lavorano alacremente, gomito a gomito, condividendo entusiasmi, paure, forti emozioni. E dopo diversi anni, finalmente, anch’io ho varcato la soglie della tanto bramata “auletta”: la numero 1.24, per essere precisi. Se dovessi trovare un momento che, in tutto questo difficile periodo emergenziale, mi ha fatto star male, è stato quando, dopo aver sognato l’auletta per tutti gli anni universitari, mi sono ritrovato lì, dopo la seduta di laurea, con uno scatolone in mano, pieno di libri e materiali, ma vuoto di ricordi. Il lockdown cinese e poi quello italiano, le continue quarantene, ci hanno consentito di vivere la nostra esperienza di studio e di lavoro in team solo per brevissimi periodi nel nostro spazio dedicato all’interno del Dipartimento DICAR: è questo ciò che più mi è mancato durante l’anno del Covid.

Lo studente di Architettura viene accompagnato sino al conseguimento di un titolo riconosciuto a livello europeo, attraverso un percorso che ha scelto di conservare il corso quinquennale e l’organizzazione annuale degli studi, per garantire una formazione di qualità ai propri allievi, ponendosi come rara eccezione nel panorama italiano. Un percorso capace di superare gli specialismi e i settorialismi, in nome di una formazione “generalista”, improntata alla flessibilità e alla capacità di adattamento ai continui e rapidi cambiamenti delle tecnologie e del mercato del lavoro. Un percorso che insegna agli studenti l’esercizio del progetto della forma costruita; il valore della permanenza e della conoscenza approfondita di una tradizione che guarda al futuro, come volano per promuovere innovazione tecnologica.

Chiediamo al Coordinatore del Corso di Studi, Prof.ssa Loredana Ficarelli: perché studiare Architettura al Poliba?
L’Architettura è una disciplina stimolante e variegata che traduce pensieri e desideri in spazi concreti; che sviluppa la capacità di dialogare con le forme, di comprendere il potenziale iconografico del reale e del virtuale, di risponde a bisogni dell’uomo, nel tentativo di realizzarne la felicità. Si pone in un crocevia dove soffia, da una parte, il vento della cultura umanistica, dall’altra, quello della cultura scientifica e dell’innovazione. Al Politecnico di Bari è possibile imparare ad amare l’Architettura – come direbbe Gio Ponti – anche grazie ad un’offerta didattica integrativa, ricca e dinamica, che mette al centro di un’esperienza immersiva lo studente, protagonista attivo del proprio percorso: programmi innovativi, esperienze Erasmus, laboratori di tesi, stage all’estero, missioni di scavo, scuole-cantiere, viaggi studio, mostre e workshop internazionali costituiscono alcune delle opportunità offerte dal nostro CdS, che prevede anche, per chi volesse proseguire nel proprio percorso formativo, la possibilità di un Dottorato di Ricerca in “Conoscenza e Innovazione nel progetto per il Patrimonio”; di un Dottorato di Ricerca intrateneo in “Patrimoni archeologici, storici, architettonici e paesaggistici mediterranei: sistemi integrati di conoscenza, progettazione, tutela e valorizzazione”; di una Scuola di Specializzazione in “Beni architettonici e del Paesaggio”.

Quali competenze acquisisce lo studente iscritto al CdL in Architettura?
Il Corso di Studi ha come obiettivo la formazione specifica dell’architetto quale figura professionale in grado di cogliere i rapporti tra uomo, creazioni architettoniche e ambiente, di tenere in conto gli aspetti strutturali e costruttivi, l’utilità degli edifici, le implicazioni sociali ed economiche dell’abitare e di creare progetti architettonici. Il nucleo didattico centrale è costituito dalla cultura della progettazione, basata su saperi di natura storico-scientifica come le matematiche, la storia e le tecnologie, e su procedimenti di natura tecnico-estetica, come l’attività di progettazione applicata ai campi dell’architettura, della città, del restauro, dell’urbanistica e del paesaggio che include il calcolo delle strutture, l’uso delle tecniche di rappresentazione e di analisi dei costi. In aggiunta agli obiettivi strategici generali, l’articolazione in diversi piani di studio è finalizzata a fornire competenze specifiche quali, ad esempio, quelle nel settore dei beni archeologici e monumentali del mondo antico e medievale in area mediterranea.

Ed ancora, quali sono gli sbocchi professionali previsti?
Oltre che svolgere la libera professione, i laureati in Architettura possono trovare impiego nei seguenti ambiti:
– costruzione, trasformazione, conservazione, restauro degli edifici;
– valorizzazione e nella pianificazione delle città e del territorio;
– settori produttivi (imprese di costruzione, aziende di settore, ecc.);
– istituzioni ed enti pubblici e privati (amministrazioni locali e nazionali, Soprintendenze, istituti di ricerca).
– attività di conoscenza e valorizzazione del patrimonio architettonico, ambientale e archeologico;
– attività di ricerca e attività di insegnamento.

La selezione e le immatricolazioni al Corso di Laurea magistrale a ciclo unico in Architettura del Poliba, per il prossimo anno accademico 2020-2021, è regolata da un apposito bando di concorso che ne prevede modalità, tempi e procedure (http://bit.ly/bando_arch_2020).
I posti disponibili sono 150, di cui 3 riservati agli studenti non comunitari, ivi compreso 1 posto riservato esclusivamente agli studenti della Repubblica Popolare Cinese partecipanti al Progetto “Marco Polo”.

Le iscrizioni di partecipazione si concluderanno il prossimo 2 settembre. La prova di concorso, denominata TEST-ARCHED e redatta da CISIA sulla base dei programmi dell’Allegato 1 al DM 216/2020, si svolgerà l’8 settembre, a partire dalle ore 14:00.

Sarà possibile effettuare il TEST-ARCHED in presenza, presso le aule del Politecnico, oppure presso il proprio domicilio (TEST-ARCHED@CASA).