Bottalico: “”Bari in controtendenza rispetto ad altre città italiane”
BARI – L’assessorato al Welfare lancia un progetto sperimentale e innovativo rivolto ai minori stranieri non accompagnati e neomaggiorenni. Si chiama “Famiglie senza confini” e consentirà, dopo la prima accoglienza in comunità, l’avvio di un progetto educativo di accoglienza presso famiglie, coppie o persone singole interessate ad offrirgli riferimenti affettivi ed educativi e a prendersi cura di loro.
L’iniziativa è stata presentata questa mattina, a Palazzo di Città, dall’assessora al Welfare, da Grazia Vulpis, presidente della cooperativa Gea che si occuperà del servizio, dai giudici del Tribunale per i Minorenni di Bari Roberta Savelli e Riccardo Leonetti, dalla rappresentante dell’ufficio Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Puglia Magda Terrevoli, dalla dirigente comunale dell’Osservatorio per l’inclusione sociale Cristina Di Pierro, dal responsabile POS minori e famiglie Francesco Elia e dagli altri partner di progetto, alla presenza di alcune famiglie che hanno già aderito alla progettualità.
“Vogliamo dare un segnale diverso e in controtendenza rispetto a ciò che sta accadendo in altre parti d’Italia – ha sottolineato Francesca Bottalico -. Questa è una opportunità educativa cominciata più di due anni fa con il programma Essere Comunità, nato per ampliare occasioni di inclusione sociale, confronto interculturale e sostegno reciproco. Già allora si concretizzarono delle esperienze molto positive di accoglienza di famiglie baresi nei confronti di persone migranti, il cui patrimonio sociale e culturale ha dato forza a questo progetto. Oggi presentiamo un progetto di sistema che intende strutturare quanto portiamo avanti quotidianamente, in silenzio e grazie al lavoro sociale e professionale di tante persone: vogliamo creare un patto educativo, sociale e fortemente culturale che non riguardi solo le famiglie e i ragazzi migranti ma che coinvolga anche le istituzioni e l’intera società. Tramite lo straordinario lavoro di tutti i partner e degli uffici della ripartizione Servizi alla persona, stiamo cercando di offrirgli un’opportunità in più affinché possano raggiungere più facilmente il loro benessere e guardare al futuro con maggiore ottimismo. Sono giovanissimi, non dobbiamo mai dimenticare che hanno dovuto lasciare le loro famiglie e la loro terra a 10, 11, 12 anni e come tutti i bambini e le bambine, le ragazze e i ragazzi della città, dopo essere stati protetti e tutelati, hanno il diritto di avere una famiglia e degli adulti che si prendano cura di loro e della loro crescita, cosi come previsto dalla Convenzione internazionale dei diritti. Sono già dieci le famiglie che hanno chiesto informazioni e vogliono intraprendere il percorso. Sarà un’occasione straordinaria per riscoprire la nostra città come comunità educante e capace di intraprendere passo dopo passo percorsi di costruzione di pari diritti per tutti”.
Sono 225 i minori stranieri non accompagnati ospiti delle strutture di accoglienza convenzionate con il Comune di Bari. La cooperativa Gea, che gestisce il servizio affido per conto dell’amministrazione comunale, si occuperà di far incontrare i migranti e le persone interessate ad ospitarli. Prima dell’accoglienza saranno organizzati dei momenti di accompagnamento attraverso percorsi individuali e di gruppo a cura degli assistenti sociali del Comune e degli operatori della cooperativa. Non vi sono periodi di tempo prestabiliti da dedicare al progetto: per ciascun ragazzo è previsto un percorso individualizzato che sarà modulato in base alla disponibilità offerta. A famiglie e persone interessate all’accoglienza sarà riconosciuto un contributo economico mensile pari a 100 euro che, nell’ambito delle convezioni da stipulare con le strutture residenziali in cui vivono i minori stranieri non accompagnati aderenti al progetto, saranno decurtati dalla retta mensile.
“Crediamo di poter generare un cambiamento vero – ha dichiarato Grazia Vulpis -. Abbiamo attivato una linea telefonica dedicata e un’equipe di 6 psicologi, 2 assistenti sociali e 1 educatore è pronta a partire. I ragazzi migranti cui è rivolta l’iniziativa sono quasi adulti e hanno bisogno di un supporto e, soprattutto, del calore familiare per reinventarsi completamente. Organizzeremo degli incontri pubblici per sensibilizzare i cittadini e prepareremo le persone interessate al progetto prima di creare possibili abbinamenti. Vogliamo anche rassicurarli sul fatto che non saranno lasciati soli: saremo al loro fianco in tutte le fasi dell’iniziativa che, come ovvio, può prevedere anche momenti di difficoltà per entrambe le parti. Anche perché si tratta di una progettualità flessibile e in continua evoluzione, che modificheremo ogniqualvolta se ne presenterà la necessità”.
“Noi seguiamo il procedimento relativo ad ogni minore straniero non accompagnato e nominiamo un tutore legale – ha affermato il giudice Riccardo Leonetti -. Facciamo in modo che vengano garantiti i loro diritti fondamentali, accoglienza, istruzione e salute su tutti. Nell’ultimo anno, purtroppo, quasi 100 minori hanno lasciato le strutture in cui vivevano, facendo perdere ogni traccia di sé. Anche per questo siamo particolarmente interessati agli sviluppi di questo progetto: ogni ragazzo ha il diritto di crescere con la propria famiglia e, se ciò non è possibile, è un bene che venga accolto in una dimensione più calorosa di un centro di accoglienza. Si tratta di persone che hanno attraversato momenti drammatici per arrivare in Europa, a volte durati 2 o 3 anni. Quindi, questo progetto, che prevede la figura di un tutore volontario introdotto dalle recenti normative in materia e una famiglia di riferimento, potrebbe restituire fiducia e speranza a questi ragazzi”.
Per informazioni su “Famiglie senza confini” è possibile:
· visitare il sito web [ http://www.servizioaffidocomunedibari.it/ | www.servizioaffidocomunedibari.it ]
· inviare una mail a [ mailto:famigliasenzaconfini@cooperativageabari.it | famigliasenzaconfini@cooperativageabari.it ]
· telefonare al numero di telefono327 5475515.
Sono partner del progetto il Comune di Bari-assessorato al Welfare, la cooperativa sociale Gea, il Tribunale per i Minorenni di Bari, la Regione Puglia, Save the Children, l’ufficio Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Puglia e l’Università degli studi “Aldo Moro” di Bari.
PERCORSO METODOLOGICO PER L’ATTIVAZIONE DELL’ACCOGLIENZA
Primo elemento fondamentale da cui partire è la valutazione dello stato di bisogno del minore o neomaggiorenne attraverso un processo conoscitivo e valutativo che implica una relazione di fiducia tra l’assistente sociale, lo psicologo ed il migrante non accompagnato. In questa fase vengono evidenziate le caratteristiche personali, i bisogni, le risorse.
Con lui si definirà l’opportunità di attivare un intervento d’accoglienza familiare, valutato come il più rispondente alle sue esigenze e al suo benessere psico-fisico in quel momento. È necessario dare uno spazio di ascolto al minore/neomaggiorenne in quanto coinvolto in prima persona nel progetto di accoglienza familiare, al fine di comprendere quali siano le sue aspettative, i suoi eventuali timori e di prepararlo ad affrontare l’esperienza.
Seguirà la fase dell’abbinamento tra i bisogni emersi e le disponibilità delle famiglie accoglienti, già conosciute e valutate in precedenza. A seguito dell’abbinamento, i servizi sociali, assieme alle parti coinvolte, struttureranno un piano d’intervento che preveda obiettivi, tempi e azioni da compiere per rispondere ai bisogni. In questa fase si organizzerà anche la pratica amministrativa che definisce il contributo economico in favore della famiglia accogliente e l’attivazione della polizza assicurativa.
Dopo l’attivazione dell’intervento d’accoglienza familiare è necessario definire tempi e modalità per monitorare e verificare la rispondenza dell’intervento ai bisogni del minore/neomaggiorenne: si programmano incontri periodici tra i gli operatori sociali, la famiglia e il migranti volti alla valutazione dell’intervento ma anche alla sua rimodulazione (per esempio modificando i tempi di permanenza del minore presso la famiglia, le modalità di trasporto, la frequenza settimanale dell’intervento, ecc.). Il monitoraggio permetterà anche di individuare i tempi e le modalità più opportune per la cessazione dell’accoglienza e l’attivazione eventuale di altri interventi.
Nel progetto d’accoglienza familiare è necessario, inoltre, definire le modalità di sostegno alla famiglia come, ad esempio, l’organizzazione di incontri di confronto con i servizi sociali o formativi con realtà associative presenti sul territorio.
A seguito della richiesta da parte della famiglia del minore e della valutazione del bisogno sarà individuato un percorso che prevede:
· la verifica della presenza di famiglie accoglienti già conosciute dai servizi sociali o attraverso il confronto con le realtà associative del territorio
· il colloquio con la famiglia accogliente al fine di una valutazione sull’abbinamento
· il colloquio di condivisione del progetto
· la visita domiciliare alla famiglia accogliente
· il colloquio o visita domiciliare alla presenza del minore da accogliere per condividere anche con lui/lei il progetto nei dettagli
· l’incontro di presentazione del minore e della persona o famiglia accogliente e definizione degli accordi
· gli incontri di verifica con il minore, la famiglia accogliente, con entrambi
· contatti telefonici o incontri all’occorrenza.
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