Bari

Bari, al via il corso per “Operatore della vigilanza non armata”

Il progetto pilota rivolto ai minori della comunità educativa “Chiccolino”

BARI – È stato presentato questa mattina, a Palazzo di Città, il corso per “Operatori della vigilanza non armata” rivolto ai minori entrati nel circuito penale e ospiti della comunità educativa minorile “Chiccolino” di Bari, finanziata dall’assessorato al Welfare e dalla Regione Puglia e rivolta a sei minori di sesso maschile sottoposti a provvedimenti giudiziari emessi dal Tribunale per i Minorenni in sede penale.

Il progetto formativo, nato dall’intuizione di Pietro Battipede, già vice questore aggiunto, e promosso dal coordinatore della comunità Chiccolino Raffaele Diomede con la consulenza dello psicologo della struttura Antonio Coco, in rete con l’assessorato al welfare, intende rispondere alla necessità di attivare misure innovative nell’ambito degli interventi in favore dei minori sottoposti a procedimenti penali in esecuzione e sottoposti a misure di sicurezza. L’iniziativa è volta all’acquisizione di competenze professionali spendibili nel mondo del lavoro.

Si tratta, in assoluto, del primo progetto pilota che intende ricucire la relazione tra il minore deviante e la società attraverso il graduale passaggio dalla condizione di minori socialmente pericolosi a quelli di minori controllori e tutori della sicurezza sociale.

Il progetto tende a dare soluzioni pedagogiche concrete nella direzione dell’inclusione del minore deviante nel tessuto sociale di appartenenza, cui ha procurato un danno, rendendolo capace di contribuire al suo sviluppo e al suo miglioramento, attraverso i principi che trovano ispirazione nella giustizia riparativa.

Oggi presentiamo un nuovo progetto educativo per gli adolescenti vulnerabili che promuove un’esperienza di legalità attraverso la formazione – ha esordito Francesca Bottalico -. Un’occasione per investire non solo sui ragazzi ma sull’intero tessuto sociale, perché se è vero che bisogna contrastare le logiche criminali, per farlo è necessario lavorare tanto sulla prevenzione quanto sul reinserimento dei minori entrati nel circuito penale. Crediamo in questo modo di offrire un’opportunità concreta a ragazzi che diversamente sembrano avere un futuro già segnato. Questo corso di formazione intende ribaltare questo paradigma per far sì che chi ha commesso dei reati possa diventare egli stesso un garante della sicurezza, destrutturando i ruoli e contrastando forme di stigmatizzazione sociale, in un’ottica di esperienze di giustizia generativa piuttosto che azioni repressive.

Tutto ciò è possibile grazie alla collaborazione della rete territoriale che vede ormai da tempo lavorare fianco a fianco istituzioni pubbliche e realtà del privato-sociale impegnate ad animare presidi educativi sull’intero territorio cittadino. Il nostro prossimo passo sarà siglare un protocollo tra assessorato al Welfare e Centro di giustizia minorile al fine di avviare nuovi percorsi di educazione alla legalità in maniera diffusa e capillare, a partire proprio dagli autori di reato”.

Occupazione Solidarietà che gestisce la comunità Chiccolino – ha proseguito Giuseppe Moretti – è un cooperativa nata venti anni fa a Japigia per offrire opportunità lavorative e per occuparsi di persone fragili in un territorio segnato dalla malavita. Oggi conta oltre 400 dipendenti, e non ha mai smesso di occuparsi delle fragilità, con l’idea di poterle affrontare creando possibilità concrete di riscatto per quanti vivono condizioni marginali. Questo progetto va esattamente in questa direzione, offrendo ai ragazzi ospiti della comunità un percorso professionalizzante da spendere poi nel mercato del lavoro, perché siamo tutti consapevoli che senza lavoro il rischio di ricadute è altissimo”.

Si tratta di un progetto rivoluzionario – ha sottolineato Raffaele Diomede – nella misura in cui rompe il gioco delle parti, quel muro invisibile che esiste tra la parte sana, quella giusta, e la parte sbagliata della società, e immagina che minori entrati nel circuito penale possano diventare a loro volta operatori della sicurezza sociale. E questo in coerenza con il DPR 448/1988 sul nuovo processo minorile, che non si limita a guardare a questi ragazzi come autori di reati ma tiene conto della storia e della dimensione personale di ciascuno. Si tratta un’idea di giustizia generativa, che crede nella possibilità di riscatto di ognuno, purché gli si diano delle possibilità concrete. Con il corso per operatore della vigilanza non armata offriamo finalmente un ruolo a dei minori che da autori di reato possono trasformarsi in attori della sicurezza sociale. È come se attivassimo un processo di destrutturazione delle percezione del sé affidando loro un nuovo ruolo e, con esso, un insieme di possibilità. Quello che mi preme sottolineare è che tutte le professionalità coinvolte nelle attività del corso prestano gratuitamente la propria opera, convinti della validità di questo approccio. Una cosa importante e nient’affatto scontata”.

Non avremmo potuto realizzare questo progetto se non avessimo trovato degli interlocutori sensibili e attenti, e se questa idea non avesse suscitato l’entusiasmo dei ragazzi coinvolti – ha concluso Pietro Battipede -. È un percorso di recupero, quello che proponiamo, di recupero di consapevolezza e di speranza mosso dalla voglia di riscatto che anima i minori. Vogliamo combattere la cultura del sospetto che il più delle volte continua ad accompagnare i minori anche dopo che hanno pagato il loro debito con la giustizia, e lo facciamo offrendo loro conoscenze e competenze concrete, spendibili nel mondo del lavoro. Ringrazio l’istituto di vigilanza Pelicanus e tutti i docenti del corso per aver creduto in questo progetto e avervi partecipato a titolo gratuito”.

· “Corso di operatore vigilanza non armata”: il progetto

Il modello ispiratore del corso di “Operatore della vigilanza non armata”, va nella direzione di quella che possiamo definire “giustizia generativa”, una giustizia orientata alla rigenerazione della persona, tema centrale del processo penale minorile (dpr 448/88) che intende assumere carattere di funzionalità per il minore costituendo luogo di apprendimento e di consapevolezza di se stesso e delle modalità di relazione con la società.

Gli aspetti innovativi del corso, sono rappresentati dalla possibilità di offrire la più ampia gamma di opportunità formative, capaci di ampliare quelle soft skills necessarie ai minori entrati nel circuito penale, per orientare e definire una progettualità mirata all’inclusione e all’integrazione sociale.

Il progetto è volto all’acquisizione di competenze professionali spendibili nel mondo del lavoro. La vigilanza non armata rappresenta una vera e propria azione di controllo di un luogo; la presenza di un operatore costituisce un deterrente e permette, con addestramento e pratica, di cogliere quei segnali che preludono a un problema e di porvi rimedio prima che questo degeneri.

Controllo, lucidità e presenza rappresentano le tre capacità che qualificano la professionalità di un operatore e rappresentano anche potenzialità utili nella vita di tutti i giorni.

In questa direzione si intende stimolare l’attenzione e la capacità di interrogarsi degli adolescenti entrati nel circuito penale, proprio in relazione al loro graduale passaggio dalla condizione di minori devianti a potenziali “controllori” della sicurezza e del contenimento dell’allarme sociale.

I minori devianti si trovano spesso a vivere la stigmatizzazione sociale, la forte tensione emotiva, il senso di frustrazione e di rabbia, la logica distaccata dalla vita.

Il corso di operatore della vigilanza non armata rappresenta il tentativo educativo di recuperare una coscienza integrata nella società. L’assunto di partenza è dimostrare che l’intento educativo in ambito penale dovrebbe essere quello di considerare il minore nella sua totalità, in modo che, una volta rientrato nel suo ambiente familiare

e di vita, egli possa conservare l’unità della coscienza che è la sola sorgente dell’armonia sociale e della felicità individuale e sentirsi non più estraneo nei confronti di quella società a cui ha procurato un danno, ma integrato ad essa e capace di contribuire al suo sviluppo e al suo miglioramento, attraverso i principi che trovano ispirazione dalla giustizia riparativa.

· Obiettivi e finalità

Il corso, che avrà durata di quarantotto ore, sarà strutturato e ottimizzato per incontrare le esigenze logistiche della comunità e le esigenze educative e personali degli utenti coinvolti. I vari moduli, che si svolgeranno all’interno della Comunità per la parte teorica e attraverso stage formativi per la parte pratica, saranno tenuti da docenti altamente formati in un contesto organizzato da un’azienda leader del settore nel territorio pugliese.

· La promozione della sicurezza

All’interno dell’universo giovanile, il rapporto tra territorio e rischio di devianza rappresenta uno snodo cruciale per la programmazione di interventi in contesti urbanistici, psico-pedagogici e sociali.

Se da una parte il “recupero” di adolescenti a rischio criminalità e devianza rappresenta un percorso pedagogico che vede il ragazzo impegnarsi in un percorso di crescita prettamente individuale, dall’altra parte agevolare positive occasioni di rapporti funzionali e improntati al rispetto della società è una necessità avvertita da ogni agenzia educativa. Il progetto mira anche a fornire una solida base per questo secondo aspetto.

La partnership con l’istituto di sicurezza sponsor del progetto, la presenza di formatori dall’alto profilo professionale, la struttura del corso e il costante monitoraggio da parte di psicologo ed educatori rappresentano, infatti, una sinergia di azioni volta al reinserimento dei minori all’interno della società, scontata la loro pena, con un ruolo attivo e propositivo volto alla promozione di buoni legami e del rispetto dei valori nelle proprie comunità.

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