Questa mattina l’assessora Bottalico alla presentazione
BARI – È stata presentato questa mattina, nel Centro antiviolenza comunale, in strada San Giorgio 21, l’avvio della campagna di comunicazione sociale “Don’t bully… be a friend” contro il bullismo e la violenza.
I contenuti e le immagini della campagna sono stati ideati in collaborazione con le scuole cittadine, in particolare con i ragazzi e le ragazze del liceo artistico G. De Nittis, con l’obiettivo di realizzare una campagna di sensibilizzazione rivolta ai giovani, i cui autori fossero coetanei dei destinatari.
Il percorso creativo rientra in un più ampio programma di percorsi di informazione, formazione e sensibilizzazione che il Centro antiviolenza ha promosso presso diverse scuole cittadine, coinvolgendo, oltre al liceo De Nittis Pascali, gli istituti Gorjux-Tridente-Vivante, Majorana, Euclide, Giulio Cesare e liceo Fermi.
In modo più specifico, il liceo De Nittis ha avviato un progetto di alternanza scuola lavoro con il Centro antiviolenza che ha portato alla creazione di un murales presso la sede del centro e di una serie di tavole illustrate sui temi della violenza e del bullismo.
“Ascoltare, tutelare, proteggere, favorire l’autodeterminazione delle donne e delle vittime di ogni violenza, ma prima di tutto prevenire, educare e informare, specialmente le nuove generazioni – ha dichiarato l’assessora al Welfare Francesca Bottalico -. Un impegno che abbiamo portato avanti costantemente in questi anni con l’aumento delle prestazioni del Centro antiviolenza comunale e grazie al supporto della rete cittadina “Generareculturenonviolente”, promossa dall’assessorato e dalle realtà impegnate in attività di sensibilizzazione e promozione di culture non violente e della valorizzazione delle differenze. È nostro dovere informare e dialogare con i ragazzi e le ragazze, gli insegnanti, le famiglie, le donne, gli uomini e i bambini della nostra città. In questi mesi, attraverso gruppi di parola, laboratori educativi e linguaggi artistici, abbiamo guidato un percorso che ha visto coinvolte 5 scuole superiori e circa 1800 studenti con le loro storie ed emozioni, i loro racconti e le esperienze di violenza, vissute o ascoltate. Speriamo, quindi, che le oltre 30 opere d’arte e illustrazioni possano diventare generative per tanti altri ragazzi. Un messaggio di speranza per il futuro, per le vittime e per chi non ha ancora avuto il coraggio di denunciare e prendere coscienza, affinché si possa rompere la spirale di violenza e crescere costruendo relazioni sane e autentiche“.
Il percorso promosso dal CAV ha visto il coinvolgimento di docenti, genitori e alunni che frequentano le scuole primarie e secondarie, in attività formative e informative. Tra le tematiche affrontate durante gli incontri: differenze e somiglianze tra bullismo e violenza di genere, violenza di genere e bullismo, gestione del conflitto, stili di comunicazione passiva-aggressiva-assertiva con azioni di role play e discussione sulle emozioni private.
Successivamente l’intervento è proseguito con le attività di produzione creativa e artistica a cura degli studenti e delle studentesse coinvolti, con la supervisione e collaborazione dei docenti e delle operatrici del Centro antiviolenza.
L’iniziativa è nata nell’ambito delle strategie e delle azioni messe in campo dall’assessorato al Welfare e dalla Comunità San Francesco, cooperativa sociale che gestisce il CAV, anche a seguito delle valutazioni emerse dal monitoraggio costante del fenomeno condotto dall’organizzazione. Tra i dati si rileva, a titolo esemplificativo, che il 70% delle donne vittime di violenza in carico al CAV di Bari ha figli, presumibilmente vittime di violenza assistita. A tal proposito le linee guida regionali in materia di maltrattamento e violenza nei confronti dei minori pongono particolare attenzione alla violenza assistita, soprattutto nelle raccomandazioni nei casi di violenza domestica. È anche in quest’ottica che il Centro antiviolenza comunale ha predisposto una serie di attività rivolte, in particolar modo, ai ragazzi e alle ragazze baresi, partendo dal presupposto che, per “generare culture non violente”, occorre impegnarsi a favore delle generazioni più giovani, promuovendo percorsi strutturati e continuativi di formazione, informazione e sensibilizzazione sulle tematiche dell’affettività, della violenza di genere e del bullismo.