Una rete di presidi territoriali per contrastare l’emergenza abitativa attraverso azioni di accompagnamento sociale e inclusione lavorativa
BARI – Su proposta dell’assessora al Welfare Francesca Bottalico, la scorsa settimana la giunta comunale ha approvato una delibera per la costituzione di équipe di coordinamento da impegnare nelle Case di Comunità, esperienze di cohousing di recente avviate sul territorio cittadino.
Il servizio Case di Comunità è affidato attraverso una procedura di “coprogettazione”, che, nel rispetto dei principi di trasparenza e imparzialità e previo avviso pubblico per l’individuazione dei soggetti partner della pubblica amministrazione, si traduce nella realizzazione di un’azione congiunta in cui il soggetto pubblico e l’associazione di volontariato o ente del terzo settore mettono in condivisione le rispettive risorse per la gestione, in applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale.
Tecnicamente, invece, le Case di Comunità rientrano tra le azioni di contrasto all’emergenza abitativa per le quali è richiesta la presenza di un operatore ogni 20 utenti, cui spetta il compito di garantire, tra l’altro, l’orientamento sulle regole di comportamento all’interno della struttura, il supporto nell’accompagnamento ai percorsi di inclusione sociale attivati dal servizio sociale professionale e l’informazione generale sui servizi presenti sul territorio. Al fine di favorire la presa in carico integrata degli utenti e facilitare il percorso di inclusione è stata perciò prevista la costituzione di una équipe di coordinamento pubblica al fine di garantire una supervisione e una mediazione qualificata a supporto dei tutor presenti nelle strutture cittadine.
“Da qualche tempo la città di Bari ha attivato l’esperienza delle Case di Comunità – sottolinea Francesca Bottalico – nata in collaborazione con l’assessorato al Patrimonio e finalizzata a contrastare l’emergenza abitativa con l’individuazione di alloggi a regime residenziale che accolgono in via temporanea nuclei familiari o singoli individui in condizione di povertà estrema o in grave difficoltà economica. L’obiettivo da raggiungere nel breve periodo è quello di offrire agli ospiti un’alternativa alla strada e un intervallo di tempo adeguato per ricercare soluzioni più stabili. Oltre ad offrire un alloggio in mancanza di abitazioni sufficienti nell’ambito dei comitati di emergenza e dei beni confiscati, questo ci ha consentito, inoltre, di non spezzare i legami familiari, soprattutto in presenza di figli minori, che diversamente, in caso di ricorso alle strutture sociali, avrebbero dovuto seguire la sola madre nelle strutture esistenti. La particolarità di questa esperienza è che nelle Case di Comunità gli ospiti convivono secondo un modello di autogestione provvedendo autonomamente alla preparazione dei pasti e all’acquisto dei beni primari, sebbene vi sia un sistema di supervisione affidato comunque ai responsabili delle strutture, una sorta di condominio sociale segnato dalla condivisione.
Ad oggi sono cinque le esperienze attive ma è in corso un nuovo bando che ha visto la partecipazione di tantissime nuove realtà del mondo del volontariato laico, e cattolico e del privato sociale”.
Con la delibera approvata in giunta viene modificato il regolamento per l’accesso ai servizi di accoglienza minima a bassa soglia approvato l’anno scorso, con l’obiettivo di dotare le Case di Comunità di personale competente e dedicato che garantisca da un lato il rispetto dei diritti inviolabili degli ospiti e la parità di trattamento in relazione alle specifiche condizioni personali, dall’altro la tutela della salute e dell’ordine pubblico ma, soprattutto, un sostegno valido per queste nuove esperienze di inclusione attiva, anche alla luce dei percorsi avviati dal Red/Rei dall’assessorato alle Politiche del Lavoro.
L’attività dell’equipe sarà infatti improntata non solo alla gestione della struttura ma anche all’integrazione con il territorio, favorendo il possibile coinvolgimento del tessuto associativo di riferimento e valorizzando le risorse esistenti quali i servizi di assistenza, i percorsi di inclusione lavorativa, le mense, i luoghi di distribuzione di viveri così da facilitare l’accesso agli ospiti della struttura.
L’équipe sarà responsabile della realizzazione operativa e del coordinamento per tutta la durata della permanenza del nucleo e/o del singolo in struttura, e dovrà essere composta da :
· un assistente sociale incardinato presso la ripartizione Servizi alla persona con le funzioni di coordinatore;
· un educatore professionale incardinato presso la ripartizione Servizi alla persona o presso un Municipio;
· un assistente sociale per ciascun Municipio (limitatamente ai Municipi che hanno utenti inseriti nel servizio Casa di Comunità) individuato quale “referente del servizio”.
L’equipe sarà integrata di volta in volta da:
· l’assistente sociale che ha la presa in carico del caso, che viene chiamato a partecipare ogni qualvolta vi sia una richiesta di inserimento o quando si verifichino situazioni di particolare rilevanza riferite al singolo utente;
· un mediatore culturale messo a disposizione dalla ripartizione Servizi alla persona, in presenza di ospiti migranti che necessitano di particolare intermediazione.
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