La proposta è dell’assessora al Welfare Francesca Bottalico
Il protocollo operativo, che recepisce tutte le direttive regionali in materia di prevenzione e contrasto alla violenza (L.R. 19/2006, linee guida regionali sulla gestione e funzionamento della rete dei servizi per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, L.R. 29/2014, piano operativo per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, linee guida regionali in materia di maltrattamento e violenza nei confronti dei minori, piano regionale delle Politiche sociali 2013/15), segue il protocollo d’intesa siglato dal Comune di Bari con la Asl Ba il 15 gennaio 2016 e, di fatto, regola i rapporti tra il Comune di Bari, con i servizi socio-educativi territoriali e l’ufficio Immigrazione, e la Asl Ba, con i consultori familiari cittadini.
Le azioni dell’equipe sono tese all’accompagnamento delle vittime di violenza attraverso l’ascolto e il supporto della donna e/o minore al fine di definire un progetto di sostegno individualizzato. L’equipe ha il compito, cioè, di promuovere la cultura della non violenza utilizzando procedure e strumenti atti a qualificare e sostenere il percorso di autonomia delle vittime.
“Si tratta di un importante protocollo finalizzato alla costituzione di un’equipe socio sanitaria integrata per la presa in carico delle vittime di violenza e dei minori – commenta Francesca Bottalico – un passo fondamentale cui seguiranno, a breve, la pubblicazione del primo programma sperimentale di prevenzione e tutela dei minori e l’avvio di azioni integrate sulla prevenzione dedicate agli adolescenti con la nascita di nuovi presidi educativi e l’individuazione di educatori di prossimità. Azioni e percorsi che assumono particolare rilevanza non soltanto perché dimostrano il forte impegno e la volontà di lavorare sulla pre-adolescenza e sull’adolescenza ma soprattutto alla luce dell’ultimo episodio che ha visto, ancora una volta, una ragazza e, in questo caso, i suoi violentatori, tutti minorenni, nel ruolo di vittime e autori di una violenza che parla di disagio, di contesti sociali problematici, di modelli e difficoltà relazionali. Quella consumata ieri è una drammatica storia di disagio, l’effetto di un sistema sociale, economico, mediatico, formativo e familiare che ci chiede di investire in maniera determinata e continuativa sulla prevenzione, l’educazione all’affettività, l’ascolto, il sostegno alla genitorialità e sull’educazione di genere”.
Il documento approvato in giunta delinea le modalità operative di gestione dei casi di violenza in situazioni di emergenza e di non emergenza, definendo in maniera precisa i compiti di ciascun professionista di cui si compone l’equipe multidisciplinare integrata, ovvero l’assistente sociale del Municipio, lo psicologo del consultorio familiare e il referente del Centro Antiviolenza. A queste figure, a seconda delle situazioni in esame, possono aggiungersi altri specialisti, operatori o professionisti, dei servizi pubblici e privati, come educatori, pediatri, neuropsichiatri infantili, ginecologi e medici legali, per la valutazione e il trattamento dei singoli casi di maltrattamento/abuso.
In sostanza, le procedure prevedono che l’utente si rivolga ai Servizi Socio-educativi territoriali, al Servizio Sociale dell’Ufficio Immigrazione o ai Consultori familiari d’ambito e che da questi venga accolto con un primo colloquio con l’assistente sociale e/o lo psicologo.
Se nel corso del colloquio si rileva che l’utente sia stato vittima di violenza, gli si forniscono informazioni sui servizi offerti dai Centri antiviolenza e, previo consenso dell’interessato, si segnala il caso al Centro antiviolenza.
Laddove nel corso del colloquio si riscontri invece una situazione di pericolo concreto per l’utente, previo consenso dell’interessato, sarà il Centro antiviolenza a raggiungere in loco la vittima e ad accompagnarla presso la propria sede. In questo caso il Centro antiviolenza provvederà all’accoglienza, al sostegno psicologico, alla consulenza legale, all’assistenza e all’accompagnamento della vittima nel presentare denuncia agli organi competenti, nonché all’individuazione e all’inserimento in struttura protetta.
Sia in situazioni di emergenza sia di non emergenza, il Centro antiviolenza convocherà l’equipe per definire la progettualità e nominare il case manager. Si provvederà alla stesura di un progetto condiviso, anche con il coinvolgimento della vittima, e si programmerà il monitoraggio della situazione e i tempi di verifica del progetto.
Invece, in caso di accesso al pronto soccorso di uno dei presidi ospedalieri della città con segni di violenza, alle vittime sono assicurate assistenza e presa in carico e, ove presente, l’attivazione del protocollo operativo “Binario Rosa”.
In caso di minori, essendoci una procedibilità d’ufficio, sia che il minore si rivolga direttamente al servizio sia che venga accompagnato da un adulto, la procedura è la seguente:
• se il servizio o l’equipe ravvisa situazioni di violenza conclamata o il racconto del minore è ritenuto attendibile, è tenuto a segnalare il caso sia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni sia a quella presso il tribunale ordinario;
• se il servizio o l’equipe riscontra una situazione di pericolo per il minore e reiterazione della violenza sullo stesso, si dovrà provvedere all’allontanamento e messa in protezione del minore (ex. Art. 403 C.C.) per mezzo degli operatori i Servizi Socio-educativi di competenza;
• se il servizio o l’equipe ritiene che non ci siano sufficienti elementi per procedere alla segnalazione all’autorità giudiziaria, deve mettere in atto tutte le iniziative necessarie all’approfondimento del caso (visita domiciliare, contatto con i servizi sociali comunali, etc.).
Il protocollo prevede, infine, che per l’Ambito di Bari venga costituita la cabina di regia, della quale faranno parte un referente tecnico e uno amministrativo del Comune di Bari – ripartizione Servizi alla Persona, ufficio P.O.S. Coordinamento Politiche Sociali Minori e Famiglie – e della Asl Ba, con lo scopo di verificare periodicamente le attività svolte e le criticità emerse nella fase operativa e di rete, favorire percorsi di formazione degli operatori coinvolti e promuovere percorsi di collaborazione e integrazione con altri enti coinvolti.
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