Scritta nel 1959 e andata in scena nel 1960, l’ambientazione dell’opera è, infatti, in una piccola stamberga piena di inutili cianfrusaglie, spifferi e infiltrazioni d’acqua piovana. Una stanza, caotica e asfittica, che fa contestualmente da cornice e da motore a un gioco a tre tra l’esasperato e il malato. Si tratta di una stanza-rifugio, costantemente in attesa di un ordine che forse non arriverà mai. Quello stesso ordine a cui sembrano anelare i tre improbabili protagonisti: i due giovani fratelli, per l’appunto, di cui uno psicolabile (Aston) perseguitato dal ricordo di un soggiorno in manicomio dove ha subito l’elettroshock, e un senzatetto che cerca di sistemarsi in quella loro piccola casa nella zona ovest di Londra, città nella quale l’opera debuttò, all’Arts Theatre, quando Pinter aveva trent’anni.
«Poco prima, Ronald Laing aveva pubblicato lo studio più rivoluzionario sulla schizofrenia apparso ai nostri tempi intitolato “L’Io diviso”, e ai confini della psichiatria esistenziale ho ricondotto quest’opera di Pinter, oggi non più l’autore stroncato dalla critica come eccentrico e incomprensibile, ma un classico che tollera, indenne, ogni possibile interpretazione», spiega Gazzolo, che dello spettacolo è anche autore della regia.
Il punto di partenza è la didascalia che Pinter premette al testo: «Una stanza. Un uomo solo. Silenzio. Un secchio pende dal soffitto». Finché, lontane, attutite, si odono voci nell’aria. «Sono reali? O risuonano nel cervello di quell’uomo?», si chiede Gazzolo. Nel vuoto si materializzano strani oggetti, che poi sono le ferraglie e le anticaglie presenti in quella sorta di magazzino di rifiuti nel quale il giovane Aston ha invitato a trovare rifugio il vecchio Davies. In lui si percepirà un turbamento solo quando scoprirà che esiste un terzo personaggio, un altro fratello, Mick, molto più intelligente di Aston. Infatti, Mick non tarda a capire che Davies porterà problemi. E ne trova conferma quando, passati alcuni giorni, il vecchio barbone non accenna ad andarsene. «Ma questi corpi umani sono veri, o si tratta di un’allucinazione?», si domanda ancora Gazzolo, che ha immaginato il suo spettacolo dentro la costruzione fantastica di quel mondo parallelo al reale dove, nei momenti di solitudine, ogni persona si rifugia per sopravvivere, fino a soccombere tragicamente ai propri fantasmi.
sab 25|dom 26| mar 28 febbraio
mer 1|gio 2|ven 3|sab 4|dom 5 marzo
mar 7|mer 8|gio 9|ven 10|sab 11|dom 12 marzo
orari recite:
martedì, mercoledì e giovedì ore 20
venerdì e sabato ore 21
domenica ore 19
Prenotazioni al numero 333.1260425. Biglietti online sul circuito Vivaticket.
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