Bari

Bari, in Prefettura la sigla del Patto per la sicurezza urbana e per la promozione e attuazione di un sistema di sicurezza partecipata

La sigla questa mattina

BARI – È stato sottoscritto questa mattina in Prefettura, alla presenza della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, dalla prefetta di Bari Marilisa Magno, dal sindaco di Bari Antonio Decaro e dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il Patto per la sicurezza urbana e per la promozione e attuazione di un sistema di sicurezza partecipata della città di Bari.

Il provvedimento, della durata di due anni, è disposto dall’art.5 della Legge del 18 aprile del 2017 “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza della città”, con cui si stabilisce che “con appositi patti sottoscritti tra il Prefetto e il Sindaco, possono essere individuati, in relazione alla specificità dei contesti, interventi per la sicurezza urbana” in coerenza con le linee generali delle politiche pubbliche per la promozione della sicurezza integrata.

Le quattro direttrici fondamentali, individuate nell’accordo sulle Linee generali della politiche pubbliche per la promozione della sicurezza integrata sono: lo scambio informativo tra la Polizia locale e le forze di Polizia presenti sul territorio, l’interconnessione, a livello territoriale, delle sale operative della Polizia locale con quelle delle forze di Polizia, la regolamentazione dell’utilizzo in comune dei sistemi di sicurezza tecnologica finalizzati al controllo delle aree e delle attività soggette a rischio, e l’aggiornamento professionale integrato per gli operatori di Polizia locale e delle forze di Polizia.

Desidero ringraziare il prefetto Magno per il lavoro svolto in questi anni – ha commentato il sindaco Antonio Decaro a margine della firma dell’accordo – e il protocollo che sigliamo oggi rientra in un percorso effettuato nel corso di una collaborazione proficua con la Prefettura, all’interno del Comitato per l’Ordine pubblico e la sicurezza e del tavolo tecnico costituito dal prefetto. In questa città, nel nostro territorio, come ricordato poc’anzi dal procuratore capo della Repubblica, esiste una squadra-Stato che funziona da tanti anni. Siamo una città diversa rispetto a decine di anni fa, non siamo più la Bari degli anni ’90, sfregiata dall’arroganza della criminalità organizzata e dalla pervasività della microcriminalità. Allora il palazzo della Prefettura rappresentava la linea di confine oltre la quale era sconsigliato avventurarsi, mentre oggi, proprio grazie al lavoro straordinario svolto in collaborazione con la magistratura e le forze dell’ordine, Bari vecchia è diventata meta di un flusso turistico in continua crescita e la nostra città è stata inserita tra le 5 mete europee da non perdere da Lonely Planet.

Oggi consegneremo alla città un bene confiscato ad Antonello Lazzarotto, che negli anni ’90 si era reso autonomo dai clan locali e aveva avviato rapporti con le cosche calabresi riuscendo ad accumulare un enorme patrimonio che al culmine della sua attività criminale arrivava a mezzo miliardo di lire al giorno. Il metodo utilizzato in questi anni a Bari credo possa essere esportato come buona pratica grazie alla forte sinergia istituzionale messa in campo a tutela della sicurezza dei cittadini. In questi anni abbiamo ospitato grandi eventi internazionali, come il G7 delle Finanze e l’incontro del Papa con i patriarchi, a dimostrazione della nostra capacità di fare sistema.

Il patto odierno è frutto di una legge (L. 20 febbraio 2017, n. 14) che conosco molto bene per averla costruita da presidente dell’Anci insieme ai sindaci del nostro Paese, e che parte dal presupposto che la sicurezza è un diritto da garantire, al pari della percezione della sicurezza. Quando l’8 dicembre del 2017 abbiamo tenuto il primo Comitato metropolitano, abbiamo illustrato dei dati statistici che evidenziavano come in alcuni quartieri, nonostante il numero dei reati fosse più basso che in altri, c’era una percezione di insicurezza maggiore. Un elemento da non trascurare, anche oggi che fortunatamente gli indicatori registrano un calo di tutti i reati rispetto al 2018. Perciò nel patto sottoscritto non troviamo solo azioni di contrasto alla criminalità organizzata ma anche una serie di interventi che rispondono all’idea di prendersi cura dei luoghi e delle persone: l’illuminazione, la videosorveglianza, la pulizia dei muri, le riparazioni di giostre e arredi urbani distrutti o il contrasto al fenomeno dei parcheggiatori abusivi. Temi che non hanno a che fare direttamente con la sicurezza fisica delle persone ma che influiscono sulla percezione di insicurezza. L’assenza delle regole, infatti, contribuisce ad alimentare un contesto di illegalità diffusa.

Il patto riconosce, inoltre, grande importanza alla condivisione delle informazioni tra la Polizia locale e le diverse forze dell’ordine, ai programmi di prevenzione della devianza minorile, agli interventi di riqualificazione delle periferie dove si concentra maggiormente il disagio, fisico e sociale. Anche la scelta di realizzare nuovi impianti di illuminazione sarà deciso all’interno del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico: a Bari abbiamo stanziato 5 milioni di euro per ciascun Municipio ma le risorse saranno investite sulla base delle indicazioni che perverranno dal Comitato, come già accaduto per l’installazione delle telecamere di videosorveglianza definita insieme alla magistratura e alle forze dell’ordine. L’attenzione resta alta sul rafforzamento delle reti di protezione in favore dei soggetti più fragili: il bistrot e il b&b di Villa Artemisia, che inauguriamo oggi, saranno gestiti proprio da persone fragili, ragazzi che hanno perso riferimenti familiari e affettivi e che lì avranno un’occasione di riscatto.

Il protocollo individua, infine, le aree della città in cui intensificare i controlli per contrastare la criminalità, e non parliamo solo di luoghi noti, quali piazza Cesare Battisti o piazza Umberto, ma di strade e piazze in tutti i quartieri di Bari, penso ad esempio a via Rocco di Cillo a Santa Rita o a via Candura al San Paolo.

Lavoreremo con le associazioni, le parrocchie, le scuole e le realtà associative attive sul territorio perché non possono essere solo il procuratore capo della Repubblica, il questore, il prefetto o nemmeno il sindaco a cambiare le cose, ma una città cresce solo se ci si stringe e si sta insieme“.

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