Sabato 25 e domenica 26 marzo apertura straordinaria di palazzo San Michele
BARI – Questa mattina, a Palazzo di Città, il capo delegazione FAI di Bari Rossella Ressa ha presentato il programma delle iniziative previste a Bari sabato 25 e domenica 26 marzo in occasione XXV edizione delle “Giornate Fai di Primavera”.
Alla conferenza stampa sono intervenuti l’assessore alle Culture Silvio Maselli, la presidente del Municipio I Micaela Paparella e il sovrintendente della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari Massimo Biscardi.
Quest’anno la delegazione FAI di Bari propone un straordinario percorso nel tempo con la visita a Palazzo San Michele, in via degli Orefici nella città vecchia, dopo l’impegnativa attività di recupero dell’immobile. Come noto, Palazzo San Michele è stato donato dal Comune di Bari alla Fondazione Petruzzelli che collocherà nella struttura i propri uffici.
Le visite Palazzo San Michele saranno a cura degli apprendisti ciceroni del Liceo Scientifico Fermi, del liceo linguistico Marco Polo, dell’IISS “Gorjux” – Tridente-Vivante, dell’ISS “De Nittis- Pascali”, del liceo Cartesio di Triggiano e dell’IISS “Alpi Montale di Rutigliano” e saranno disponibili anche in lingua inglese, francese, tedesco e albanese.
“Ringrazio il FAI, a nome del sindaco e dell’amministrazione – ha detto l’assessore Maselli – per lo splendido evento organizzato per il weekend. Dallo sguardo luminoso degli organizzatori, oggi percepisco tutto il loro amore e la passione per il nostro territorio, per la città e per l’ambiente. Voi siete i testimoni della ‘Bari per bene’ che cerchiamo di realizzare ogni giorno con le nostre buone pratiche amministrative e con la battaglia nei confronti di chi non ama la nostra città, e cioè di coloro che sporcano, inquinano, deturpano, dimenticano e non tutelano l’ambiente, il territorio, il patrimonio nel quale vivono. Siamo consapevoli del fatto che ciò che intendiamo portare avanti non si può realizzare senza un’alleanza strategica con le istituzioni che operano sul territorio, quali la Fondazione Petruzzelli, che è qui presente con il sovrintendente Biscardi, e che, con il loro impegno civile quotidiano, sotto l’egida del FAI dimostrano che una Bari migliore è possibile, solo se sono i cittadini a realizzarla. La nostra azione amministrativa, quindi, aderisce pienamente ai principi fondanti del FAI “curare, promuovere, vigilare”, pur nella consapevolezza di una missione davvero difficile contro incuria e degrado”.
“Sono ben cinque i luoghi che presentiamo al pubblico per questa edizione della Giornata FAI di primavera – ha detto Rossella Ressa -, situati in cinque luoghi diversi della città. Una città ormai metropolitana, che si è allargata tantissimo e che comprende anche Altamura, Gravina, Monopoli e Giovinazzo per questa grande festa dei beni culturali, animata, quest’anno, da oltre 500 ragazzi, giovanissimi ciceroni che guideranno il pubblico alla scoperta di questi luoghi da sogno. Importante ricordare è che cento di loro sono impegnati in percorsi di alternanza scuola-lavoro, il che significa che il progetto FAI è continuamente aperto a nuove prospettive. Palazzo San Michele è particolarmente interessante perché presenta varie stratificazioni storiche, architettoniche, di tempo e di spazio, e sarà sede degli uffici della Fondazione Petruzzelli. Una grande riscoperta, che ci rende orgogliosi del nostro territorio e delle bellezze che contiene, e che ci fa ben sperare in una massiccia affluenza di pubblico”.
Il sovrintendente Biscardi ha ricordato che “Palazzo S. Michele, perfettamente restaurato presto ospiterà al secondo piano gli uffici della Fondazione; mentre il piano terra sarà a disposizione della collettività per conferenze, esposizioni e incontri culturali”.
“La Giornata FAI di primavera – ha osservato Micaela Paparella – è diventata ormai un appuntamento molto atteso e partecipato dai residenti del Municipio I. La rinascita e l’apertura al pubblico di Palazzo S. Michele, luogo storico e straordinario attraversato nei secoli da personaggi illustri come l’abate Elia, il re Ferdinando di Borbone e Gioacchino Murat, e purtroppo rimasto inaccessibile per troppo tempo, ci rende oltremodo fieri. Dall’interno si può ammirare uno dei più bei chiostri medievali presenti in città. Riaprire un simile gioiello architettonico, sconosciuto persino agli abitanti del borgo antico, significa anche valorizzare un aspetto troppo spesso trascurato dalla città vecchia, quello che riguarda la parte nobile del quartiere, troppo spesso considerato solo come un borgo popolare. Quindi ringrazio il FAI che contribuisce a raccontare la storia della nostra città attraverso i monumenti e i beni architettonici e a salvaguardare quelli che necessitano di tutela”.
BARI – PALAZZO SAN MICHELE
Il complesso di San Michele costituisce un insieme monumentale stratificato di straordinario interesse per la presenza di strutture medievali e del rifacimento settecentesco.
Ubicato ai margini del nucleo antico di Bari, in strada degli Orefici, sorse nella prima metà del XVIII secolo sul luogo della chiesa e del monastero di San Benedetto, attestati nei documenti a partire dal 979.
Il cenobio benedettino rivestì grande importanza nel corso dell’ XI e XII secolo. Nel 1071 fu designato, alla guida del prestigioso monastero, Elia, proveniente da Cava dei Tirreni. Lo stesso abate ricevette in custodia, nel 1087, dai marinai baresi, le reliquie di S. Nicola.
Nel XVI secolo il monastero di S. Benedetto conobbe un periodo di decadenza: nel 1649 lo stesso cenobio fu soppresso da papa Innocenzo X e nel 1737, infine, la congregazione dei Celestini acquistò il complesso monastico benedettino per 3200 ducati. L’intervento dei Celestini (ordine pur sempre legato alla regola di S. Benedetto) sull’antico cenobio fu decisivo: si tradusse nell’abbattimento della struttura medievale e nella ricostruzione di un nuovo edificio, rispondente alla cultura architettonica e al gusto decorativo del tempo, consacrato nel 1745 a San Michele.
Furono costruiti tre livelli: il primo, costituito da un ambiente coperto da volta a botte lunettata; il secondo, costituito da un lungo corridoio su cui si aprono ambienti di servizio su un lato e le tre arcate di accesso al chiostro settecentesco sull’altro; il terzo livello, preceduto da un monumentale scalone a tre rampe, coperto da una volta a padiglione schifata. L’ultimo piano accoglieva, lungo il corridoio, le celle.
Nel 1797 si registra un avvenimento importante: nei locali del nuovo complesso furono ospitati re Ferdinando e il suo seguito come commemora la lapide marmorea in corrispondenza della seconda rampa dello scalone centrale del monastero.
In questa lapide si allude alla deposizione, nel 1087, delle reliquie di S. Nicola nell’antica chiesa benedettina.
Nei primi anni dell’Ottocento, in coincidenza dell’arrivo dei francesi a Bari, iniziò per il cenobio dei Celestini un periodo di progressiva decadenza. La soppressione dell’ordine giunse nel 1807. Le fabbriche monastiche furono requisite dalle truppe francesi con a capo Gioacchino Murat, generale francese che visse nel monastero e che pose la prima pietra dell’espansione cittadina al di fuori delle mura medievali (“borgo nuovo”, o “borgo murattiano”) caratterizzato dal tracciato ortogonale delle vie. In seguito l’edificio è stato adibito a caserme e poi a usi civili.
L’utilizzo del complesso come caserma portò nel XIX secolo a un ampliamento con la costruzione del corpo di fabbrica a tre piani su via San Benedetto, sorto su un’area resa libera dalle demolizioni e inizialmente destinata ad accogliere l’ala ovest del monastero dei Celestini.
Destinazione attuale dell’edificio sono gli uffici della Fondazione Petruzzelli; è possibile ammirare dall’interno il chiostro medievale, che rappresenta il resto di una struttura fortunatamente in parte risparmiata dall’incompiuto rinnovamento.