Già 12 famiglie affidatarie di adulti in difficoltà
BARI – Nel 2017 è stato attivato per la prima volta il servizio “Mai soli”, il progetto di affido degli adulti in difficoltà ”, promosso dall’assessorato al Welfare in rete con il Centro Salute Mentale Bari della Asl/Ba con il preciso intento di alleviare le condizioni di vita di persone in difficoltà, in particolar modo quelle che presentano disagi psico-sociali o prive di assistenza, che non possono essere adeguatamente assistite dalle famiglie di appartenenza.
Questa tipologia di intervento tende a garantire il soddisfacimento delle esigenze fondamentali delle persone disabili favorendone la permanenza in un ambiente affettivamente idoneo, grazie alla disponibilità di famiglie o singoli cittadini che accettano di assumere l’impegno di rispondere ai bisogni dei soggetti loro affidati, evitando l’istituzionalizzazione dei cittadini in difficoltà e favorendo il potenziamento dei legami di cura.
L’iniziativa è stata presentata questa mattina, a Palazzo di Città, dall’assessora al Welfare Francesca Bottalico, dal direttore del Centro di Salute Mentale Bari della Asl/Ba Maristella Buonsante e da un gruppo di cittadini che hanno voluto partecipare al progetto nel ruolo di affidatari. Proprio al fine di individuare i soggetti affidatari e di poter quindi disporre di una banca dati interna all’assessorato al Welfare, mesi fa è stato pubblicato un avviso per raccogliere manifestazioni d’interesse dai cittadini disponibili a mettersi in gioco e a prendersi cura di persone con disabilità, autosufficienti o meno, anche con disagio psico-sociale. Numerose sono state le candidature pervenute , e il processo di selezione e di valutazione degli aspetti motivazionali dei soggetti affidatari, realizzato attraverso dei colloqui personali e la valutazione di competenze, è stato curato da una equipe composta da figure professionali del Comune e del Centro Salute Mentale con esperienza pregressa nel campo della disabilità psichica, grazie alla preziosa collaborazione con Maristella Buonsante.
La maggior parte dei progetti individuali avviati ad oggi ha carattere diurno e prevede un affiancamento, sia domiciliare sia all’esterno della dimensione familiare, di un minimo di 3 giorni, per una media di 9 ore alla settimana, che viene definito in base al bisogno di ogni singolo caso.
“I risultati ottenuti in termini di autonomia e di entusiasmo dei protagonisti del progetto che presentiamo oggi – ha dichiarato Francesca Bottalico – ci dimostra come il lavoro di rete e la centralità delle persone siano fondamentali per ogni progetto sociale diretto all’autonomia. In particolare Mai soli, che in tal senso rientra in un programma più ampio dell’assessorato diretto a promuovere un ventaglio di azioni innovative e differenziate capaci di rispondere alle complessità dei bisogni in continuo cambiamento dei soggetti più fragili, implementa le attività di domiciliarità, di affido e di accompagnamento educativo, in particolare nei confronti delle persone con disagio psico-sociale. Particolare rilevanza viene data al legame di cura, alla storia dell’utente, ai suoi bisogni e al sistema sociale e familiare di provenienza con la costruzione di un progetto individualizzato. Il nostro obiettivo è quello di accompagnare la persona, sostenere la famiglia e prevenire l’istituzionalizzazione favorendo, inoltre, un approccio culturale nuovo a contrasto dei pregiudizi spesso legati al disagio psichiatrico”.
“Questa iniziativa da un lato è una goccia nel mare dei bisogni, dall’altro rappresenta certamente un interessante percorso alternativo ai centri diurni o alle residenze dedicate ad esempio, permettendo di alleggerire il peso delle famiglie. Nel segno, appunto, della rivoluzione dell’assistenza psichiatrica prevista dalla legge Basaglia – ha spiegato Maristella Buonsante -. I pazienti psichiatrici, infatti, necessitano di cure e percorsi differenti a seconda delle caratteristiche di ognuno di loro e del loro contesto di appartenenza. Da questo punto di vista, il progetto Mai soli è molto interessante, perché risponde a questa esigenza prendendo spunto dalla ricchezza italiana che ha permesso l’applicazione della legge 180, ovvero la capacità di sostegno delle famiglie. Nella città di Bari sono oltre 4.000 i pazienti seguiti dal nostro centro: per questo è necessario potenziare gli organici degli operatori, proprio per la grande crescita di richiesta di assistenza. L’affido, dunque, le pratiche di inclusione concreta della disabilità vanno in questa direzione. Occorre anche un potenziamento, per tutti i cittadini, di luoghi di aggregazione in cui si costruiscono piccole comunità, con riti che non siano le birre e gli spinelli, dove diventa più semplice resistere ai problemi scaturiti dalla solitudine”.
La definizione del rapporto affidato-affidatario si avvia attraverso un atto di impegno tra le parti nel quale, coerentemente con il Piano di assistenza individuale , sono stati disciplinati i diritti, i doveri, le modalità di realizzazione, la durata del progetto, l’ammontare del contributo da corrispondere agli affidatari e la tipologia di affido individuale. A fronte di questo impegno l’Amministrazione corrisponde un contributo mensile, dai 300 ai 600 euro mensili (rispettivamente per un impegno part-time e a tempo pieno), a titolo di rimborso spese (per i 12 casi del 2017 l’impegno dell’amministrazione comunale è stato di 40mila euro).
I risultati sinora ottenuti sono molto soddisfacenti e per il 2018 l’assessorato al Welfare attiverà una nuova campagna di sensibilizzazione sul tema dell’affido al fine di incrementare i percorsi educativi, anche allargando l’azione agli adulti senza dimora e ai minori stranieri non accompagnati.
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