Ecco le loro dichiarazioni
BARI – In merito alla nota pubblicata questo pomeriggio sul sito del Ministero della Giustizia sulla vicenda di via Nazariantz, il sindaco di Bari Antonio Decaro dichiara quanto segue:
“Sono sempre stato consapevole che la competenza esclusiva in ordine alla agibilità o meno di un edificio spetti al Comune. Tuttavia nell’edificio di via Nazariantz non si esercita un’attività qualunque, ma si svolge una funzione primaria per i cittadini, quella giudiziaria.
Per questo il Comune, con i suoi tecnici, ha definito un percorso teso a salvaguardare al contempo la sicurezza degli operatori e la prosecuzione delle funzioni attraverso una procedura di sgombero con misure cautelative articolata in un arco temporale di 90 giorni. Sin dal mese di maggio, il Comune però ha chiesto al Governo di riconoscere l’eccezionalità della situazione, dichiarando lo stato di emergenza proprio per utilizzare procedure di urgenza per evitare di ritrovarsi, alla fine di agosto, senza soluzioni definitive.
Tale richiesta è stata ignorata e oggi, alla scadenza dei 90 giorni, ci ritroviamo con i processi penali sospesi, le operazioni di trasloco non completate, senza una sede alternativa e con il rischio concreto di bloccare le attività della Procura ordinaria e di quella distrettuale.
Il Comune non vuole scaricare responsabilità su nessuno né io, che sono il sindaco, ho bisogno di alcuna copertura politica. Voglio solo capire dal Ministero, unico titolare delle competenze in materia di edilizia giudiziaria, se ci sia la necessità di una proroga dei termini già fissati per lo sgombero dell’immobile, così come evidenziato nella nota inviata ieri al Presidente della Repubblica dall’Assemblea dei magistrati baresi. A leggere il comunicato del Ministero sembrerebbe di no.
Per Roma tutto procede secondo il programma. A Bari, invece, la sensazione è completamente diversa.
Purtroppo si sta consumando l’ennesimo tentativo di scaricare tutti i problemi sulle spalle dei Sindaci e dei Comuni, anche quando non ne hanno alcuna competenza”.