Bari

Bari ricorda Aldo Moro

Celebrata la commemorazione al 30° anniversario dell’omicidio

BARI – Questa mattina il sindaco di Bari Antonio Decaro è intervenuto alla cerimonia in ricordo del 38° anniversario dell’omicidio di Aldo Moro, ucciso nel 1978 dalle Brigate rosse.

Nel corso della commemorazione presso il monumento dedicato allo statista in piazza Moro, il sindaco ha dichiarato:

La città di Bari, con la quale Aldo Moro ha sempre mantenuto un rapporto privilegiato e fecondo, gli deve molto. Il Mezzogiorno intero, di cui era un figlio orgoglioso, gli deve molto. Per tutti noi Aldo Moro rappresenta, ancora oggi, l’esempio della politica che ha come obiettivo, primo e ultimo, il bene comune ed è al servizio della comunità. Moro rappresenta quella generazione di uomini politici esemplari che ha custodito negli studi e nella militanza politica il seme dell’Italia civile e democratica che ha animato gli anni dell’Assemblea costituente e della nascita della Repubblica. È stato precursore dei tempi e della straordinaria lezione del senso collettivo del dovere che deve unire ogni comunità che voglia salvare il proprio presente e costruire il proprio futuro. “ La stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere ”, amava ripetere. Ed è proprio a quel senso del dovere che Moro ha reso il più alto sacrificio: la sua vita. A lui va il mio pensiero, di militante politico, di sindaco e di uomo. Nella giornata del suo martirio, in cui il Paese ricorda tutte le vittime del terrorismo, rivolgiamo ai familiari di tanti servitori dello Stato che hanno perso la vita per mano di brigatisti e terroristi il nostro pensiero grato e affettuoso. Per tutti voglio ricordare gli uomini della scorta del Presidente: Domenico Ricci era un appuntato dei carabinieri e aveva 42 anni, Giulio Rivera un agente di polizia di 25 anni, Francesco Zizzi, vice brigadiere di polizia, aveva 30 anni, Raffaele Iozzino era un agente di polizia di 25 anni, Oreste Leonardi un maresciallo dei carabinieri di 52 anni. Tanti terrorismi hanno insanguinato l’Italia per lunghi e dolorosi anni. La distanza temporale con quei tragici avvenimenti non deve attenuare il ricordo e la gratitudine nei confronti di tutti gli uomini e le donne che hanno perso la vita a causa di disegni perversi e folli, dettati dall’odio e dalla sopraffazione. Oggi ricorre anche l’anniversario della morte di Peppino Impastato, un altro uomo che non vogliamo e non possiamo dimenticare, ucciso dalla mafia a causa del suo impegno civile e politico in favore della legalità, principio fondante di una comunità e delle sue regole di convivenza. Era stato proprio Aldo Moro, durante i lavori della Costituente, ad esprimere una formula di convivenza, ricostruire il senso di appartenenza ad una comunità e, ovviamente, fissare i principi che avrebbero orientato la futura attività dello Stato italiano. Questo per me è in primo luogo il grande insegnamento di Moro, la cui attualità rimane esemplare. Questo è il testamento politico e morale di un grande statista che ha applicato la virtù della temperanza in politica, qualità di cui ci sarebbe ancora tanto bisogno. Questa la sua grande eredità morale, della quale noi tutti dovremmo essere custodi gelosi e attenti”.

Al termine della cerimonia in piazza Moro, promossa e organizzata dall’amministrazione comunale con la collaborazione della Federazione dei centro studi “Aldo Moro”, il sindaco ha deposto una corona di alloro presso la lapide dedicata allo statista e agli agenti della sua scorta sulla facciata di Palazzo di Città, in corso Vittorio Emanuele II.

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