L’atto è volto al reinserimento sociale di condannati e il supporto alle famiglie di provenienza
Si tratta di una collaborazione finalizzata, in particolare, ad istituire un Osservatorio cittadino per la legalità, i diritti e l’inclusione sociale con una funzione di ricognizione dei casi e di mappatura di servizi e progetti territoriali in modo da favorire una presa incarico coordinata del soggetto e dell’intero nucleo familiare e uno scambio di buone prassi in materia tra istituzioni, e una Cabina di Regia interistituzionale che abbia lo scopo di definire le linee programmatiche relative all’inclusione socio-formativa-lavorativa, alla sicurezza, alle politiche abitative, alle politiche sociali-psicologiche-affettivo-relazionali e di tutela della salute.
“Vogliamo rafforzare la collaborazione con l’U.E.P.E. – ha dichiarato Francesca Bottalico – avviata la scorsa estate con la sigla della convenzione per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità relativi al ripristino del decoro urbano. In questo modo cerchiamo di favorire un sistema di azioni capaci di promuovere e supportare il reinserimento socio-lavorativo di coloro che hanno compiuto dei reati, in particolar modo quando si tratta di genitori. L’intesa odierna, quindi, intende tutelare i nuclei familiari attraverso percorsi di sostegno psicologico e di inserimento educativo dei minori nell’ambito dei servizi del welfare proprio per limitare i traumi già subiti. Allo stesso tempo ci consentirà di intervenire, a seconda dei casi, con una serie di strumenti tra cui figurano la creazione di spazi neutri, dove i bambini potranno relazionarsi con i genitori in un ambiente protetto, e la costruzione di percorsi di educazione alla legalità per le persone condannate, che verranno poi coinvolte per portare la propria testimonianza agli adolescenti a rischio devianza. Entro i prossimi sessanta giorni costituiremo la cabina di regia al fine di pianificare quanto prima il programma complessivo degli interventi”.
“Si tratta di un fenomeno da esaminare con molta attenzione – ha sottolineato Paola Ruggeri – perché parliamo di 870 soggetti solo nella città di Bari. Partendo dal dato che l’esecuzione penale esterna sta prendendo sempre più piede, il nostro ufficio sta spingendo affinché si possa creare un circuito virtuoso tra le istituzioni. Vogliamo fare in modo che queste persone non si trovino in una condizione di abbandono da parte delle istituzioni e contestualmente diano qualcosa in cambio alla società per il danno causato”.
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