Scarsa possibilità di sopravvivenza dei pini ad un espianto
Ad accompagnare i tecnici dell’azienda milanese anche un agronomo.
“Abbiamo effettuato dei saggi che hanno confermato che le radici sono estremamente superficiali – dichiara Giuseppe Galasso – addirittura dopo pochi centimetri dal piano di campagna si sono trovate radici di grosso diametro. Il saggio è stato svolto con grande cura, esattamente in corrispondenza di quelli che potrebbero essere i punti in cui le radici vengono recise durante le operazioni di espianto per il successivo reimpianto. In particolare, poiché si tratterebbe di espiantare una zolla del diametro di tre metri, il saggio è stato effettuato a un metro e mezzo dal tronco; ebbene, già a quella distanza, sono state rilevate radici del diametro di oltre dodici centimetri, un valore doppio rispetto a quello tollerabile affinché ci siano buone possibilità di sopravvivenza di questo tipo di alberi all’espianto. Pere lunedì aspettiamo comunque la versione definitiva del documento agronomico redatto dall’azienda, completa dei dati fotografici e di misurazione raccolti stamattina, spiegherà nel dettaglio tutte quelle che sono le particolarità di questi specifici esemplari di pinus pinea oggetto dei rilievi”.
Nel frattempo è stato acquisito agli atti anche il parere della Consulta all’ambiente, che si è avvalsa della consulenza di Giovanni Sanesi, docente di “Selvicoltura generale, Selvicoltura speciale, Selvicoltura urbana, Selvicoltura industriale, Arboricoltura da legno e Prevenzione dagli incendi boschivi” all’Università di Bari, che ha espresso parere sfavorevole al trapianto dei pini in questione, in considerazione della situazione attuale. Il parere del prof Sanesi è di valutare attentamente la spesa da affrontare per l’espianto dei pini che pare essere eccessivamente onerosa rispetto alle probabilità di attecchimento che il pino possiede. Da cui il suggerimento di utilizzare il budget disponibile per l’acquisto di piante adeguate alle caratteristiche del manto stradale, piuttosto che investire tali somme in un’operazione ad alto tasso di insuccesso.
“Come promesso, stiamo facendo tutto il possibile per valutare, in aggiunta a quanto già rilevato dai nostri tecnici comunali, ogni possibile alternativa da mettere in campo nelle zone interessate dagli espianti in via Caldarola – conclude Galasso – ma al momento sembra che la strada da percorrere sia piuttosto quella di un’ampia compensazione ambientale, come già ipotizzato a seguito del primo sopralluogo. Contiamo comunque di avvalerci della possibilità di effettuare grandi trapianti di diversi esemplari di alberature in altre zone della città interessate da interventi programmati sulla viabilità urbana. Prendiamo inoltre atto delle richieste della Consulta dell’ambiente per una maggiore collaborazione e dialogo sui progetti che si stanno realizzando in città e, a dimostrazione di questa volontà comune, intendiamo coinvolgere da subito la Consulta nel percorso che ci porterà ad individuare le tipologie di piante e arbusti che arrederanno la nuova via Sparano”.
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