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Barletta, cerimonia ossario slavo e momento di incontro a palazzo di città

Ecco le sue dichiarazioni

BARLETTA – Il discorso dell’ambasciatore di Slovenia, Tomaz Kunstelj, tenuto a Barletta in occasione delle celebrazioni svoltesi ieri, giornata dedicata ai defunti, al Sacrario militare dei caduti italiani e nell’Ossario militare dei caduti slavi:

Egregio Signor Sindaco, rappresentanti di autorità, signore e signor-i, cari amici!

Ci siamo riuniti di nuovo vicino a questo monumento eretto da quella che una volta è stata la Patria comune dei popoli jugoslavi in memoria dei suoi figli che stremati persero la loro vita in seguito alle battaglie e alle malattie, trovando l’eterno riposo in questa bellissima parte dell’Italia. A nome della Repubblica di Slovenia e deÌl’Ambasciata di Slovenia in Italia oggi porto il mio saluto a tutti
, ,
voi che in occasione dell’odierna festività siete giunti qui, al Cimitero di Barletta,
e avete voluto rendere omaggio agli sloveni morti in questi luoghi e quisepolti. A nome della Repubblica di Slovenia esprimo la mia profonda gratitudine – ai miei defunti connazionali che all’alba ~ella libertà e della pace sacrificarono la cosa a loro più cara – la propria vita! Ed esprimo la mia profonda gratitudine a Lei, egregio Signor Sindaco, e a tutti i Suoi concittadini, per aver mantenuto,
tutti questi anni, vivo il ricordo delle vittime della Seconda Guerra Mondiale e di essersi presi cura di questo monumento.

È un onore speciale per me poter salutare tra di noi anche il Coro partigiano maschile Srecko Kosovel, fondato nel 1944 nella vicina Gravina. Nel campo di concentramento fascista erano stati deportati numerosi sloveni che fondarono il coro dandogli il nome del famoso poeta sloveno Sreèko Kosovel. Il coro ebbe da subito molto successo, esibendosi nelle varie basi e ospedali militari nella zona. Con il canto gli uomini di allora si sostennero nel desiderio e nella ricerca della libertà e della sicurezza, oggi invece il coro tramanda la tradizione del canto patriottico e con onore perpetua l’eredità dei ragazzi del 1944 di Gravina.

Nei 75 anni dalla sua fondazione il coro ha visto la partecipazione di diverse generazioni di cantanti amatori che con la loro devozione, ricca attività corale ma soprattutto con la loro presenza qui oggi, insieme ‘a noi, ricordano e rendono
onore a tutti quegli sloveni che non fecero mai ritorno in patria.

Anche allora, più di 75 anni fa, quando il mondo si trovò travolto dalla bufera della Seconda Guerra Mondiale, i giovani avevano i loro sogni,’ .i loro amori, i loro ideali e un futuro. Il poeta e partigiano sloveno Karel Destovnik Kajuh ha magistralmente espresso i sentimenti dei giovani uomini e donne del tempo della guerra nella sua poesia dedicata “Alla madre del partigiano caduto”, dove dice:

“Ora il vento porta la sua voce, Senti bene, ascolta le sue parole;
È bello, sai, mamma, vivere è bello,

Ma visto per cosa son’ morto, vorrei morire di nuovo!”

Mantenere vivo il ricordo dei connazionali caduti che misero la libertà e la pace in cima alla scala dei valori, anche a costo della loro propri vita, deve essere un monito per le generazioni a venire. Queste persone rappresentano un esempio di vita, ci insegnano quanto sia importante inseguire i propri ideali e che la libertà
e la pace sono dei valori inestimabili e non scontati.

Che tutte le vittime delle guerre riposino in pace eterna!“.

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