BARI – La prima edizione del BiArch, la biennale di architettura di Bari, è stata un successo in termini di pubblico, coinvolgimento della città ed engagement degli utenti sui canali di comunicazione online.
Venti giorni di Festival con oltre 200 ospiti, 20 istituzioni e 48 soggetti no profit coinvolti, per un totale di 1176 ore di attività e 64 eventi in programma con 6 mostre, 10 lectio magistralis, 28 conferenze, 4 workshop, 9 installazioni, 7 performances ed 4 eventi collaterali.
Un’organizzazione complessa che ha attraversato la città nella sua totalità, dalle aree centrali a quelle periferiche, animando 24 luoghi – scelti tra i principali contenitori culturali e altri spazi diffusi – per gli eventi del Festival e 28 luoghi per gli eventi del Fuorifestival.
Le mostre e gli eventi ospitati nel Teatro Margherita hanno accolto oltre 5mila visitatori, mentre il dato complessivo del pubblico si è attestato sui 10mila visitatori per tutti gli eventi in programma, che hanno fatto registrare il tutto esaurito ancor prima dell’inaugurazione del Bari International Archifestival (i dati non tengono conto degli eventi collaterali del Fuorifestival e di chi ha scelto di seguire il BiArch in streaming).
Ai workshop «Margini», «Omnia sunt communia», «Sui margini» e «Ti porto a Bari» hanno partecipato complessivamente 147 iscritti che hanno scelto di partecipare a un percorso di formazione sul campo, confrontandosi con esperti del settore nazionali e internazionali con la possibilità di presentare gli esiti del lavoro prodotto al pubblico attraverso mostre ed eventi dedicati.
Grande successo anche per i «Walking tour» nella Bari Murattiana e per la visita al Kursaal Santalucia: un’esperienza unica per scoprire i segreti e la storia architettonica dei palazzi storici della città.
L’attenzione riservata al BiArch, però, non ha coinvolto solo chi ha scelto di seguirlo dal vivo, ma anche chi ha interagito con i profili ufficiali Facebook, Instagram e Youtube. Sono stati oltre 4mila i follower complessivi, più di 65mila le persone raggiunte e circa 40mila le visualizzazioni totali dei contributi video: numeri di rilievo, se si considera la breve vita dei canali, messi online meno di tre mesi fa.
“Siamo molto soddisfatti della prima edizione del BiArch che ha dato alla città la possibilità di ospitare relatori di rilevanza nazionale e internazionale, professionisti e studiosi della materia, ma allo stesso tempo questa è stata un opportunità per interrogarci sullo stato attuale delle cose e sulla pianificazione del futuro coinvolgendo professionisti locali, cittadini e associazioni – commenta il sindaco Decaro –. Questa è la prima volta che la nostra città si cimenta con un evento del genere ma eravamo consapevoli che la città era matura per accogliere questa occasione e farla propria. Ora dobbiamo fare tesoro degli scambi di idee, suggestioni, proposte e progetti che sono emersi in questi giorni e provare a tradurli in azioni che possano integrarsi con gli strumenti di pianificazione a cui l’amministrazione sta lavorando. Se c’è un insegnamento importante che abbiamo tratto da questa esperienza è che non esistono materie, anche tecniche come l’urbanistica, che possano escludere la cittadinanza e la partecipazione perché tutto ciò che riguarda il territorio riguarda la vita dei cittadini e come tali devono e possono contribuire con il loro punto di vista. Il Biarch è certamente stata una scommessa per l’amministrazione comunale e per la città che credo abbiano risposto più che positivamente“.
“Questa prima edizione del BiArch ci ha consentito di sperimentare un’azione corale di tutta la città che si è coalizzata per sostenere una sfida importante: fare di Bari un epicentro culturale che per venti giorni ha portato al centro del dibattito i temi dei cambiamenti urbani, alla scala locale e soprattutto con tematiche di rilievo globale – sottolinea Alessandro Cariello, coordinatore tecnico scientifico del festival –. Questo è stato possibile grazie alla grande sinergia tra le principali istituzioni presenti sul territorio, assieme agli enti, università, ordini professionali e soprattutto alle tante associazioni che dal basso hanno contribuito con forza, mettendo in campo competenze organizzative e culturali. La risposta chiara della città in termini di partecipazione ha confermato l’esistenza del bisogno, latente nel territorio e intercettato dal festival, di aprire un confronto trasversale aperto a tutti e non solo agli addetti ai lavori sui temi della trasformazione della città. Ci auguriamo tutti per il futuro si possa pensare ad un evento a cadenza biennale – un “Autunno dell’Architettura” – che costituisca un appuntamento capace di ampliare ulteriormente l’offerta culturale di Bari attraverso eventi specifici che possano contribuire alla destagionalizzazione dell’offerta turistica“.
“Come in tutte le nuove avventure, ne usciamo arricchiti di nuove riflessioni, la principale delle quali ha riguardato il futuro della città intesa come casa comune – evidenzia l’assessora alle Culture Ines Pierucci –, La bellezza della città non è un atto di vanità ma di necessità: è un atto politico e di riscatto sociale ed è per questo che abbiamo raccontato, tra le difficoltà dei confini e i limiti delle frontiere, il valore del margine se osservato dal punto di vista duale dello spazio una sfida importante che la città ha saputo raccogliere al meglio. Bari è un capolavoro architettonico mai concluso, con un margine che evapora, ha detto Franco Purini, ma per capire il margine dobbiamo interrogarci su cos’è lo spazio. Il nostro spazio non finisce dove finisce il volume del corpo ma irradia la sua energia entro una certa distanza. Quando le energie di tutti gli spazi fisici e umani si incrociano, accade qualcosa di straordinario, ed è proprio lì che si sviluppano diverse gradazioni di margine“.
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