All’inaugurazione prevista per le ore 19.00 interverranno: il presidente della Pro Loco Juvenilia Vitetum, Michele Mitarotonda, il direttore artistco Prof. Gianni de serio, il curatore Franco Taldone e il protagonista della mostra Vito Cotugno.
La mostra si terrà presso la Casa dei Cavalieri di Malta, nel centro storico di Bitetto, un ambiente che saprà accogliere e valorizzare ogni singola opera in una cornice di grande impatto culturale e visivo.
La Torre dei Cavalieri di Malta, luogo intriso di storia e cultura, si prepara ad accogliere una serie di mostre d’arte che promettono di essere un vero e proprio omaggio alla diversità dei linguaggi artistici contemporanei. Sotto il titolo evocativo di “Omnia Munda in Artibus”, questi eventi intendono celebrare non solo la bellezza estetica delle opere, ma anche la ricchezza delle esperienze umane che esse racchiudono.
In questo contesto, la Torre diventa non solo un luogo espositivo, ma un punto d’incontro per menti creative e appassionati d’arte. Ogni mostra è pensata per stimolare il dialogo, spaziando dalla pittura alla scultura, dall’installazione alla performance. L’obiettivo è quello di mettere in luce la ricchezza della contemporaneità artistica, creando occasioni di riflessione e scambio.
Il motto “Omnia Munda” invita a considerare l’arte come un’esperienza purificatrice, capace di trascendere le barriere e le convenzioni. Gli artisti coinvolti, scelti fra le eccellenze della contemporaneità, ci condurranno in un viaggio visivo che celebra la bellezza della diversità e l’universalità dell’espressione creativa, rendendo la Torre un vero e proprio tempio della cultura.
“L’arte odierna soffre di una duplice semplificazione, che è una conseguenza del generale processo di demitizzazione e di secolarizzazione che coinvolge tutte le attività simboliche: da un lato essa viene schiacciata sulle opere, prescindendo da tutto ciò che è condizione dell’esistenza di un’opera d’arte; dall’altro, viene schiacciata sulla realtà, prescindendo dallo spessore e dalla complessità del reale. In un’epoca multiforme come la nostra, il mondo dell’arte sembra fatto per lo più da semplicioni per i quali essa si esaurisce nel prezzo e nell’interpretazione delle opere, oppure nell’efficacia e nella comunicabilità del messaggio”.
Difficile resistere alla tentazione di aderire toto corde a questo resoconto del nostro “stato dell’arte” – vuoi per la lucidità nel suo effetto sintetico, vuoi per l’autorevolezza di chi lo ha redatto, l’acuto studioso di estetica Mario Perniola, scomparso qualche anno fa. Che cosa accomuna le due semplificazioni apparentemente in contraddizione tra loro? Secondo Perniola, entrambe sono caratterizzate da una stessa ingenuità: “la comune pretesa di cogliere l’arte nella sua piena luce, come entità ben determinata o come immediatezza comunicativa, ignorando l’ombra che inseparabilmente accompagna tanto l’opera quanto l’operazione artistica. In altre parole, l’arte, oggi più che mai, lascia dietro di sé un’ombra, una sagoma meno luminosa in cui si ritrae quanto di inquietante e di enigmatico le appartiene”.
Di questa ineludibilità dell’ombra si è sempre fatta carico l’arte. Anche oggi. Anche in quest’epoca di illusoria trasparenza da saturazione o totalizzazione, di illusoria abolizione della linea virtuale che deve restare virtuale, per dirla con Baudrillard, il quale, in proposito, cita la barzelletta dell’uomo che passeggia sotto la pioggia con l’ombrello sottobraccio, e quando gli chiedono perché non lo apre, lui risponde: “Non mi piace sentirmi al limite delle mie possibilità”.
Vito Cotugno è un po’ quell’uomo sotto la pioggia. Delle sue opere ammiri, certo, la densità tecnica. Ne ammiri, certo, la valentia: notevole, espressa, esplicita, ma, quanto più evidente tanto più segno di impotenza. Impotenza? Non certo nel senso di assenza di potenza, ma di potenza di non potere. Concetto, quest’ultimo, su cui si è soffermato in diversi luoghi dei suoi lavori il nostro Giorgio Agamben: “Vi è, in ogni atto di creazione, qualcosa che resiste e si oppone all’espressione.
La potenza è un essere ambiguo, che non solo può tanto una cosa che il suo contrario, ma contiene in se stessa un’ intima e irriducibile resistenza”. Di questa strana forma di potenza partecipa l’artista ma anche il mondo com’è per l’artista. Il mondo nell’esempio della mela di Prévert, che, dinanzi ad “un pittore della realtà che cerca di dipingerla com’è… non ci sta – la mela ha qualcosa da dire”. E Vito Cotugno non è, in questo senso, “un pittore della realtà”.
Cotugno ha preso atto che il sistema tolemaico della logica rappresentazionale è superatissimo. Che l’arte, su questa base, è veramente morta. Che c’è arte solamente quando corpo vedente e corpo visibile sono co-originari (“l’avvolgimento del visibile sul corpo vedente” secondo Merlau-Ponty nella pittura di Cézanne).
La pittura di Cotugno è dalla parte della rivoluzione copernicana della “logica della sensazione, del fatto intensivo del corpo, delle figure che si ergono, si piegano o si contorcono liberate dalla figurazione, strappate alla figurazione non come ha fatto la straordinaria opera della pittura astratta, ma attraverso un’altra via, più diretta e più sensibile” (Deleuze). Per Deleuze, inoltre, non è vero che “se Dio non c’è, tutto è permesso”. È vero l’opposto: se Dio non c’è, se è lontano, trascendente, poco o niente è permesso; oggi, epoca della preannunciata (già all’inizio del Moderno) immanenza deli ‘Impossibile, alle tante operazioni assedianti di esaurimento di tutto il possibile per negare al mondo la sua ombra, resiste l’arte di un Vito Cotugno che quell’ombra sa restituirla.
La mostra sarà aperta al pubblico fino all’ 8 Gennaio 2025, con ingresso libero.
Orari di apertura: Tutti i giorni esclusi i festivi dalle 19 alle 21, mercoledì e venerdì anche la mattina dalle 10 alle 13.
Centro storico di Bitetto, presso la casa dei Cavalieri di Malta, Via Leonese 33.
Per ulteriori informazioni o per organizzare visite guidate, è possibile contattare la Pro Loco di Bitetto via email all’indirizzo prolocobitetto@gmail.com o hubitaps@gmail.com
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