In questo testo dalla trama paradossale e beckettiana, con il quale in passato si sono confrontati anche Patrice Chereau in Francia e Klaus Michael Grüber in Germania, i personaggi sono destinati a precipitare nella spirale dell’assurdo. La vicenda si svolge a Parigi, nel 1857, anno della prima rappresentazione della commedia al Palais Royal, quando un uomo, Oscar Lenglumé, si sveglia a casa ancora ubriaco per le bisbocce della notte prima. Il suo unico ricordo rimane la perdita di un ombrello verde. Pensando di essere solo nella sua stanza, viene improvvisamente sorpreso da uno sconosciuto di nome Léopold Mistingue che emerge dal suo letto.
Entrambi sono sporchi di carbone, e non ne comprendono il perché. Non ricordano cosa sia successo la notte prima. Tuttavia, i due uomini finiscono per rendersi conto di essersi incontrati al pranzo organizzato il giorno prima dall’istituto Labadens, del quale sono entrambi membri. I due stanno cercando di rimettere insieme i pezzi della loro serata, quando la moglie di Lenglumè, Norine, si imbatte in un articolo di giornale nel quale viene data notizia del terrificante omicidio di una carbonaia trovata atrocemente mutilata in rue de Lourcine.
Sulla scena sono stati ritrovati un fazzoletto con le stesse iniziali di Mistingue e un ombrello identico a quello perso da Lenglumé, che l’aveva preso in prestito il giorno prima da suo cugino Potard. La notizia induce i due protagonisti a ipotizzare di essere gli autori del delitto tra equivoci e situazioni grottesche tipiche del teatro di Labiche, nel quale trova spazio una sorta di umorismo nero che provoca il riso ma al tempo stesso fa pensare.
Nell’immensa produzione del drammaturgo francese (173 opere teatrali, delle quali solo 7 firmate da solo), si possono trovare lavori anche molto diversi, ma soprattutto commedie farsesche come «Il caso di via Lourcine», nella quale l’inconscio borghese viene messo alle strette attraverso il tema dell’omicidio, un impulso sempre in agguato fatto emergere dall’autore attraverso un dispositivo comico e satirico, ma anche moralistico, e con una lettura del male finalizzata a mettere in discussione la funzione catartica del teatro.
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