MARTINA FRANCA (TA) – Ci è ben chiaro che, nel caso in cui lo scenario della pandemia non dovesse sensibilmente migliorare, dal prossimo 20 novembre il Plesso Ospedaliero Valle d’Itria di Martina Franca sarà riconvertito parzialmente in struttura atta ad accogliere pazienti affetti da Covid.
È prevista dapprima la riconversione dei reparti di Medicina, Cardiologia e Terapia Intensiva e successivamente anche di Pediatria. Questa posizione, illustrata dai vertici dell’ASL di Taranto e sollecitata dalla Regione Puglia, ha suscitato una pronta reazione da parte dell’amministrazione comunale di Martina Franca che ha dimostrato la propria contrarietà in una delibera di giunta.
Noi di Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato, da “cittadini attivi”, non possiamo non intervenire in questa diatriba in cui si parla della SALUTE dei cittadini. Da quarant’anni lottiamo a tutela dei diritti dei cittadini in generale, a supporto delle fasce più svantaggiate in particolare. Ma in questa situazione pandemica straordinaria, l’occhio del Tribunale per i Diritti del Malato deve essere ancora più arguto. Adesso ci si deve rendere conto che per assicurare i DIRITTI DEL MALATO si devono necessariamente tenere presenti anche la realtà e gli spazi in cui agiscono gli operatori sociosanitari. Adesso, in maniera trasversalmente indiscriminata, la minaccia più grave è quella inerente alla sfera della SICUREZZA di tutti.
In riferimento a quanto prospettato in caso di peggioramento dello scenario pandemico, da monitori civici ci facciamo portavoce di alcune importanti e concrete questioni da considerare e su cui riflettere inerenti alle peculiarità della struttura del P.O. Valle d’Itria:
➢ I 12 posti letto, individuati nel reparto di cardiologia da destinare ai malati covid, sarebbero in realtà in numero nettamente inferiore dal momento che, ormai da mesi, il reparto di cardiologia sacrifica i propri spazi per accogliere i malati oncologici;
➢ Esiste un solo ascensore di servizio che da piano terra condurrebbe i pazienti covid-positivi al primo piano per ricoverarli nell’attuale cardiologia; sullo stesso ascensore, già di per sé posto chiuso e potenzialmente pericoloso, transiterebbero pertanto malati e operatori di altri reparti;
➢ Una soluzione di promiscuità non è assolutamente idonea per la conformazione architettonica del P.O. Valle d’Itria in cui già in tempi ordinari gli operatori devono fare i conti tutti i giorni con la limitatezza di spazi essenziali. L’assoluta mancanza di garanzia di accessi e percorsi differenziati comporterebbe una continua esposizione a rischi di contagio difficilmente controllabili. Per di più una tale situazione procurerebbe uno stato di costante e legittima tensione negli operatori sociosanitari e nei pazienti stessi. A proposito della limitatezza degli spazi, noi di Cittadinanzattiva, in quanto monitori civici della sicurezza, vogliamo ricordare che tempi addietro ci siamo già spesi riguardo a situazioni di rischio e a perplessità alimentate dal percorso sporco-pulito. L’incontro con il buon senso e lo spirito collaborativo ha in seguito avuto la meglio nel cercare di attuare possibili soluzioni a tale criticità causata, ancora una volta, dalla esiguità degli spazi;
➢ Infine, si deve tenere presente che tuttora è aperto un cantiere con lavori in corso per l’ampliamento dei reparti, per la realizzazione dell’area rianimazione e per il miglioramento della struttura ospedaliera in generale.
Con tali premesse vogliamo ora appellarci a un buon senso che le prenda in debita considerazione, ma senza azzardi e seriamente. Un buon senso che, anche in questa situazione straordinaria, sia motivato a prendere decisioni tenendo incondizionatamente conto della salute dei cittadini.
Vogliamo essere fiduciosi, seppur sempre animati a presentare attivamente le nostre osservazioni dal basso.
Nell’esprimere con fermezza la nostra perplessità sulla soluzione prospettata dai quadri dirigenziali, un’ultima rilevante precisazione si fa d’obbligo. Nel corso della prima ondata pandemica il “P.O. Valle d’Itria” di Martina Franca, da struttura no-covid, ha continuato ad essere fondamentale per un ampio bacino d’utenza accogliendo pazienti non solo afferenti a comuni della provincia di Taranto, ma anche di Brindisi e di Bari e assicurando loro il DIRITTO ALLA SALUTE, cure e ricovero, dall’ operatività in Pronto Soccorso agli interventi di chirurgia e medicina generale. Ebbene, questo è quanto ci auguriamo che possa continuare a fare, dacché in un’ottica incentrata primariamente sull’emergenza covid, la domanda che ne segue e che turba gli animi è la seguente: “Dove andrebbero a finire i pazienti che necessitano di ricovero, di interventi e di cure assistenziali?”.