Ecco le sue dichiarazioni
BARI – “L’agricoltura pugliese nel 2019 ha avuto risultati tutto sommato positivi. Per noi di Confagricoltura Puglia la notizia è motivo di contentezza e orgoglio. Ma, nello stesso tempo, la lettura del rapporto ci induce a non abbassare la guardia, soprattutto in questi tempi afflitti dal coronavirus, e a proseguire nel processo di ammodernamento e di incisiva rappresentanza del comparto agricoltura“. È quanto sostiene il presidente Luca Lazzàro alla luce del rapporto Istat pubblicato questa mattina, 20 maggio.
Il comparto nel 2019 secondo l’Istat conferma il suo peso nell’economia nazionale: l’agroalimentare influisce per il 4,1% nel valore aggiunto dell’intera economia (3,9% nel 2018), il 2,2% nel settore primario (era il 2,1% nel 2018) e l’1,9% nell’industria alimentare (1,8% nel 2018).
L’aumento dei prezzi dell’agroalimentare in Puglia si attesta sulla media del +2,1% rispetto al 2018, poco rispetto ai costi di produzione: i rincari subiti dalle sementi sono del 3,8%, l’energia motrice (+2,9%), i fitosanitari (+2,8%), il credito e le assicurazioni (+2,6%), le acque irrigue (+2,2%), i trasporti (+2,2%) e i concimi (+2%). Solo per i mangimi il prezzo è sceso (-1%).
Le regioni che hanno avuto risultati positivi sia in termini di volume della produzione che di valore aggiunto sono state la Calabria (+10,6% e +17% rispettivamente), la Campania (+2,8% e +6,5%), l’Umbria (+2,5% e +4,3%) e la Liguria (+1,6% e +1,5%). Positivo l’andamento del solo valore aggiunto in Puglia (+1,7%) e Abruzzo (+1,3%).
Per la Puglia sono andati bene, in particolare, i prodotti dell’olivicoltura, gli agrumi e i cereali.
“Facendo una rapida carrellata sui prodotti più rappresentativi del territorio – dice Lazzàro – emerge che per la produzione di frumento duro la provincia più produttiva è Foggia. Il Foggiano è il più grande bacino di Europa per la produzione di grano duro anche se le previsioni di quest’anno (2020) stimano una riduzione della produzione del 30%“.
Se il 2019 si è rivelato un anno decisamente in frenata per la produzione di vino, il prodotto agricolo con la migliore performance dello stesso anno è stato l’olio d’oliva, la cui produzione è cresciuta del 27,6% in volume e del 29,6% in valore, con un aumento dei prezzi alla produzione dell’1,6%. Il settore, che nel 2018 – rileva il rapporto Istat – aveva subito un crollo produttivo di oltre il 25%, ha beneficiato dei primi effetti delle misure intraprese per il contrasto alla diffusione della Xylella Fastidiosa e della mosca olearia oltre che della congiuntura favorevole nell’alternanza tra annate di carica e scarica. Nel caso dell’olio i fattori climatici hanno inciso in modo diversificato nelle varie aree del Paese, risultando più favorevoli nelle regioni del Sud, meno esposte alle piogge e al freddo dei primi mesi dell’anno. A guidare la ripresa sono state infatti soprattutto Campania (+50,3%), Calabria (+48,9%) e Puglia (+36,6%).
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