Azione Studentesca: “Girarsi dall’altra parte è criminale”
LECCE – Il cybershaming, la nuova tendenza negli ambienti composti da menti mediocri e malate, è sbarcato a Lecce.
Cos’è e come funziona il cybershaming.
Ci sono arrivate, nelle ultime ore, centinaia di segnalazioni di gruppi, canali, bot di Telegram (una applicazione di messaggistica istantanea) in cui vengono pubblicate foto di nostre coetanee e di minorenni (anche di 12/13 anni) senza il loro consenso, reperite dai propri profili Instagram, anche privati.
Addirittura, nei gruppi viene specificato il nome dell’utente in foto.
Ognuna di queste foto è commentata con offese squallide, degne di menti perverse, in cui si istiga alla violenza ed all’omicidio, giochi e classifiche per individuare “la più stuprabile”.
I committenti sono pedofili che si nutrono della noi e della depravazione di ragazzini per arricchire i loro archivi ed esporre queste ragazze al pubblico ludibrio.
Fermare quest’attività è molto difficile poiché, appena si riesce a segnalare e quindi fare chiudere un canale ne spunta subito un altro a cui si iscrivono migliaia di utenti.
Frasi come “ti penetro a coltellate”, “ti punto una pistola in faccia”, “ti prendo a sberle fino a decapitarti” sono la norma.
Far finta di niente e girarsi dall’altra parte è criminale.
Tutte le ragazze, anche le nostre sorelle, amiche, cugine potrebbero essere potenzialmente bersaglio di cybershaming.
Fra le vittime, ragazze coraggiose hanno denunciato pubblicamente la vicenda e molte hanno passato una giornata al telefono con noi. Abbiamo parlato con tantissime persone e raccolto, grazie a loro, una grande quantità di materiale che metteremo a disposizione delle autorità competenti. Ma sono ugualmente tante quelle che invece non hanno la forza e non sanno reagire a questa violenza gratuita.
Per questo, chiediamo ad ogni studente di unirsi alla nostra indignazione e fare propria la nostra battaglia: i responsabili devono essere puniti in maniera esemplare.
Noi di Azione Studentesca siamo schifati da ciò che sta accadendo, ci facciamo portavoce dell’indignazione dei tantissimi coetanei che abbiamo ascoltato in questi giorni e che ci hanno chiesto di non fermarci. Non ci fermeremo.
Denunceremo queste vicende abominevoli a tutti i livelli. Nei prossimi giorni chiameremo associazioni e rappresentanti degli studenti di tutta la Provincia affinché si possa creare una rete capace di contare su decine di migliaia di persone.
Alle ragazze che si sono trovate in questo inferno vogliamo assicurare che non sono sole, che nessuna di loro deve avere vergogna e imbarazzo perché quello che è successo non è una colpa imputabile a loro in alcun modo ma è piuttosto un atto di una gravità inaudita.
Alle loro famiglie consigliamo di aiutarle a denunciare e chiediamo l’immediato intervento delle scuole e delle Istituzioni.