“Città luogo di radici e speranze”
“La città è la casa di tutti i cittadini. È il luogo dove ognuno prova a custodire radici e a coltivare speranze – ha detto Decaro dinanzi al Papa -. Per noi sindaci la città è un luogo sacro, in cui portiamo avanti il compito, arduo e ambizioso, di determinare quel cambiamento di rotta necessario al bene comune attraverso piccole “azioni quotidiane”, le sole che possono fare davvero la differenza nelle grandi sfide mondiali. Tra queste sicuramente c’è il fenomeno migratorio, su cui tanti sindaci stanno dando un esempio straordinario, mettendo in campo politiche di accoglienza, nel difficoltoso compito di costruire ponti e non muri, nel tendere mani e superare diffidenze.“
Nel suo intervento Decaro ha richiamato alcuni passi dell’enciclica *”Laudato sì”- “sulla cura della casa comune”* – che rendono efficacemente l’idea del lavoro che i sindaci svolgono nelle loro comunità e sui loro territori: “Noi sindaci siamo chiamati ad essere i nuovi artigiani della civiltà e dell’umanità, uomini e donne che costruiscono, con impegno civile e passione, parole nuove, nuove relazioni, storie di convivenza, di rispetto e di regole condivise. Mediatori, ci ha definiti il Papa – ha proseguito Decaro- perché quotidianamente impegnati a fare sintesi tra le diverse istanze, a trovare le risposte giuste su temi cruciali per la tenuta sociale, l’inclusione, il futuro stesso delle comunità. Infatti, I sindaci sono lì, ogni giorno, in mezzo alla gente, a cercare le soluzioni per tutti i problemi che gli vengono sottoposti. Un lavoro, ma anche una condizione spirituale“.
Sui temi della accoglienza e dell’integrazione Decaro, da sindaco di Bari, ha ricordato l’arrivo della Vlora nel porto di Bari 26 anni fa. “Un Paese che accoglie, che non chiude le proprie porte alla speranza, è un Paese che genera vita e che guarda ed educa a guardare con speranza al futuro. Perché se l’egoismo, anche solo per calcolo elettoralistico, prevarrà sulla coesione, allora sì che dovremo temere per la tenuta morale e sociale del Paese. Le fragilità sociali non hanno colore, i sindaci lo sanno bene, non fanno differenze di cittadinanza, sesso o etnia, ma possono coinvolgere tutti noi, in qualsiasi fase della nostra vita. Per questi nostri figli, che arrivano da terra e da mare, e per tutti gli altri, noi sindaci abbiamo il dovere di guidare e sostenere quei piccoli passi del grande viaggio verso il cambiamento – conclude Decaro -. Spesso ci capita di avere paura. Spesso vorremmo tornare indietro. Soprattutto quando ci sentiamo soli.“
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