Modifica della legge sul caporalato, nuovo regime sui contratti in agricoltura. “Favorire il lavoro e nuove assunzioni, alleggerendo i carichi sulle aziende”. Più presenza dello Stato nelle campagne per la lotta a criminalità e agromafie
BARI – Un documento di proposte per fare dell’agricoltura e dei settori ad essa connessi la prima leva di rilancio del Prodotto Interno Lordo, della nuova e buona occupazione. Lunedì 3 settembre, nell’incontro a Foggia con il ministro del Lavoro Luigi Di Maio convocato in Prefettura sul tema del contrasto al caporalato, CIA Agricoltori Italiani della Puglia darà il proprio contributo, come sempre, a difesa del comparto primario e degli agricoltori che, è bene ricordarlo, sono i primi lavoratori in agricoltura. “Serve una maggiore presenza dello Stato nelle campagne, per la lotta alla criminalità e alle agromafie. L’agricoltura, che attraverso i valori dell’agroalimentare e l’innovazione della multifunzionalità sta trainando anche turismo e rinascita delle zone rurali, è ormai la prima industria italiana, l’unico comparto capace di fare vera integrazione con una quota crescente di immigrati impiegati nelle aziende”, ha spiegato Raffaele Carrabba, presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia.
CAPORALATO E LAVORO VERO. “Contro il caporalato dobbiamo lavorare tutti insieme. Le azioni di intelligence e di repressione messe in campo sono incoraggianti”. CIA Agricoltori Italiani della Puglia, tuttavia, crede si possa e si debba fare ancora di più. “Al ministro Di Maio chiediamo di rivedere insieme le forme e la struttura complessiva dei contratti di lavoro in agricoltura, incentivando le assunzioni attraverso un alleggerimento degli oneri contributivi (adeguandoli almeno alla media europea) e della tassazione, così da favorire nuova occupazione e non fornire più alibi a chi vuole fare il furbo. Occorre, inoltre, rendere più funzionale ed efficiente l’impianto normativo sugli ammortizzatori sociali in agricoltura”, ha aggiunto Carrabba.
MODIFICARE LA LEGGE. L’agricoltura è la più grande ed efficiente agenzia di integrazione per ciò che attiene al lavoro regolare degli immigrati. “Occorre un maggiore sostegno alle aziende virtuose, vessate ogni giorno da una serie di ripetuti e reiterati controlli non coordinati. Sosteniamo la necessità di apportare alcune modifiche alla legge sul caporalato, in modo da renderla più efficace contro i criminali e più equa per chi rispetta i lavoratori. Va cambiata anche la norma relativa alle visite mediche alle quali un lavoratore deve sottoporsi ogni volta che viene assunto da un’azienda agricola, anche nello stesso periodo: serve attivare una sorta di libretto medico del lavoratore che l’operaio porti con sé e che attesti, per un periodo prestabilito di tempo, il suo stato di salute, indipendentemente dalla azienda presso la quale lavora. La norma va cambiata, così che sia il medico curante, che conosce le reali condizioni di salute del soggetto, a effettuare una valutazione preventiva dello stato di salute del lavoratore, a garanzia anche delle dichiarazioni che il lavoratore rilascia in sede di visita dal medico del lavoro”.
LA REINTRODUZIONE DEI VOUCHER. Cia ha da sempre, coerentemente, sostenuto i voucher, nonché contribuito alla loro introduzione, poiché sono uno strumento di regolamentazione semplificata e quindi di emersione di tipologie di attività occasionali e marginali svolte in agricoltura da figure non professionalizzate. Per questa ragione che CIA, nell’ambito degli emendamenti al decreto dignità, ha presentato specifiche proposte per la reintroduzione dei voucher. “Purtroppo, come sapete, i voucher non sono stati reintrodotti. Si è scelto di operare modifiche minimali al regime vigente del contratto a prestazioni occasionali. I lavoratori in agricoltura sono condizionati anche dalle condizioni meteo, anche per questo servono strumenti più snelli di assunzione e regolarizzazione”. Se da una parte CIA ha sostenuto l’utilità dei voucher per un segmento residuale delle attività agricole, dall’altra l’organizzazione ha da sempre portato avanti un’istanza ben più significativa in termini di incidenza sul lavoro agricolo, ovvero la necessità di trovare soluzioni adeguate per il lavoro stagionale in agricoltura. Qui si tratta di lavoro agricolo professionale vero e proprio che, seppure connotato dalla stagionalità , richiede di essere svolto da figure in possesso di adeguate competenze e requisiti e per il quale vige il medesimo regime amministrativo previsto per il lavoro agricolo in generale.
UN REGIME AD HOC. “Su questo aspetto di primaria importanza, Cia sostiene da sempre la necessità di individuare un regime ad hoc, come già esiste in altre paesi europei, che preveda semplificazioni soprattutto in ordine alla programmazione pluriaziendale della presenza dei lavoratori, nonché agli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro Abbiamo ottenuto, nel tempo, le semplificazione per i lavoratori che non svolgono più di 50 giornate nella stessa azienda, ma si tratta di un risultato non sufficiente. Questi sono tra i principali temi che riguardano il lavoro agricolo e ai quali guardiamo con la massima attenzione. Queste sono le nostre battaglie. Bisogna sostenere e tutelare gli sforzi delle imprese agricole che occupano manodopera, in un orizzonte di miglioramento continuo della qualità del lavoro, sia delle imprese che dei lavoratori”.
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