IL DIRITTO DI VOTO. Il 1° febbraio 1945, a guerra ancora in corso, viene adottata la prima norma che estende il diritto di voto alle donne: si tratta di un primo passo che riconosce alle italiane il “diritto di eleggere”. Al conseguimento di questo storico risultato concorre la coralità dell’impegno delle donne italiane nelle città occupate e devastate dalla guerra, nei campi di prigionia e negli insediamenti produttivi ed il ruolo da loro svolto nella Resistenza. L’ulteriore passo verso la conquista del “diritto ad essere elette” verrà riconosciuto dal decreto del gennaio del 1946 in vista delle elezioni amministrative che si tengono nella primavera e poi nell’autunno dello stesso anno. Per quanto riguarda invece le elezioni per l’Assemblea costituente, un decreto del marzo 1946 completa e integra la normativa precedente riconoscendo l’elettorato passivo a 25 anni. È un primo segnale importante. Il 2 giugno 1946 gli italiani sono chiamati a scegliere tra Monarchia e Repubblica e a eleggere i loro rappresentanti all’Assemblea costituente. Le candidature femminili complessive sono 226: 68 nelle liste del Partito Comunista; 29 in quelle della Democrazia Cristiana; 16 in quelle del Partito Socialista; 14 in quelle del Partito d’Azione; 8 in quelle dell’Unione Democratica Nazionale; 7 in quelle del Fronte per l’Uomo Qualunque e 84 in altre liste.
LE 21 MADRI COSTITUENTI. Su 556 deputati eletti le donne sono 21: 9 comuniste (Adele Bei, Nadia Gallico Spano, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angiola Minelli, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini e Maria Maddalena Rossi), 9 democristiane (Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Maria Nicotra e Vittoria Titomanlio), 2 socialiste (Bianca Bianchi e Lina Merlin) e 1 del Fronte dell’Uomo Qualunque (Ottavia Penna). Molto diverse tra loro per età, cultura ed esperienze politiche, le prime donne elette seppero dare voce comune nell’ambito dell’elaborazione della Carta costituzionale alle legittime aspirazioni di emancipazione delle donne italiane.
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