FOGGIA – Torna sul palco del Piccolo Teatro Impertinente “Frichigno!”, lo spettacolo di grande successo che parla di Foggia e della mafia foggiana mediante il linguaggio dello sport nazionale, il calcio, e quello della musica rock, attraverso l’epopea dei Nirvana.
Andrà in scena il 27 gennaio, alle 21, e il giorno 28, alle 19, ed è il quarto appuntamento del calendario della fortunata “Stagione impertinente” che si tiene al civico 49 di Via Castiglione.
“Frichigno!”, scritto da Enrico Cibelli, con musiche di Valerio De Santis, avrà per protagonista Pierluigi Bevilacqua, interprete e regista del fiore all’occhiello delle produzioni della Piccola Compagnia Impertinente.
«Solo perché all’epoca non ebbi la forza di gridarlo dovrei stare zitto adesso? Seh, Frichigno! Sono tornato. Ho ricominciato dai gradoni perché il risultato è casuale, ma la prestazione no».
“Frichigno!” è un monologo a più voci, ad alta voce su Foggia, la città abituata a indossare la maglia nera del Sole 24 Ore; uno spettacolo che per raccontare Foggia si affida a due icone degli anni Novanta: Zdeněk Zeman e Kurt Cobain. Zemanlandia e Nirvana. È una pastiche teatrale che prende il nome dalla parola in codice usata dai bambini foggiani quando, durante una qualsiasi partita di calcio di strada, il portiere tocca la palla con le mani, fuori dalla propria area. Cercando di non farsi vedere dagli altri. Per la prima volta si porta in teatro la storia de “La Società”, la mafia foggiana. E dunque “Frichigno!” è il grido di gente innamorata della propria città.
Lo spettacolo è vincitore Premio Palco Off Catania e della IV edizione del Milano Off Fringe Festival, la più grande rassegna del teatro indipendente milanese. Inoltre, vanta la segnalazione speciale alla XVI edizione del Concorso europeo per il teatro e la drammaturgia Tragos ed è stato finalista del DOIT Festival L’Artigogolo – scrittori per il teatro di Roma.
“Frichigno! è un manifesto della Piccola Compagnia Impertinente – spiega Bevilacqua -, una delle ragioni per cui abbiamo deciso di investire in questa città nonostante tutti ce lo sconsigliassero. Resta, tuttavia, un punto di partenza, per ricordarci come la compagnia ha costruito la sua poetica. È un racconto generazionale che continua a vivere in chi ascolta l’intreccio narrativo, con il desiderio di spingere chi è partecipe a incidere sul futuro”.